Gli Stati Uniti sono il più grande esportatore di GNL al mondo e hanno rivoluzionato il mercato globale del gas, potenziandone la liberalizzazione e introducendo una grande flessibilità commerciale negli scambi e nei contratti. Il funzionamento di un mercato globale flessibile del gas ha reso possibile mantenere in equilibrio il sistema energetico mondiale durante la peggiore crisi energetica che si ricordi.
Subito dopo che l’amministrazione Biden ha annunciato una pausa temporanea in materia di approvazione di nuovi terminali di esportazione di gas naturale liquefatto (GNL), il 26 gennaio scorso, il mercato energetico europeo si è interrogato sui potenziali impatti negativi di questa scelta per la sicurezza energetica del continente.
Come era prevedibile, la moratoria introdotta dall’amministrazione Biden sui progetti per l’export dell’LNG statunitense ha sollevato reazioni accese e contrastanti. La Casa Bianca e la variegata galassia ambientalista hanno salutato il provvedimento come il primo passo concreto sulla strada della decarbonizzazione annunciata con grandi fanfare alla COP28 dello scorso dicembre. Egualmente positiva è stata l’accoglienza da parte del Partito democratico e delle comunità interessate dai progetti messi in stand by.
Come noto, il mondo dell’energia e della sua trasformazione risponde alla termodinamica classica con i suoi 4 principi che rimandano al concetto di Entropia. In questa sede ovviamente non possiamo e non vogliamo entrare nel dettaglio, ma crediamo opportuno solo ricordare che l’Entropia è una grandezza (più precisamente una funzione di stato) che corrisponde alla misura del disordine presente in un sistema fisico.
Quello della distribuzione del gas naturale è un mestiere difficile e assai complesso, che in questi ultimi anni, in particolare, vede molti operatori, generalmente di dimensioni medie e piccole, sempre più in difficoltà.
La complessità a cui facciamo riferimento però, non è quella tecnico-operativa, perché in Italia da questo punto di vista siamo ben attrezzati, con vasta esperienza e disponibilità di professionalità di assoluto livello.
The times they are a-changin’, anche nella distribuzione gas. Quando, nel 2000, il Decreto Letta diede inizio alla riforma del settore e all’apertura alla concorrenza, la prospettiva era di un fabbisogno sempre crescente. Pochi anni dopo, nel 2011, l’Agenzia internazionale dell’energia preconizzava una “golden age of gas”. Di conseguenza, le gare per l’assegnazione a nuovi operatori della gestione delle reti gas vennero concepite con l’obiettivo principale di promuovere la metanizzazione del paese e adeguare le infrastrutture a un consumo maggiore.
Dalle grandi speranze nella concorrenza a una tela di Penelope, voltasi infine in una stasi segnata da conflittualità latente. Per chi nell'ultimo ventennio abbia seguito da osservatore la parabola della liberalizzazione della distribuzione gas, come chi scrive, è forte la tentazione di riassumerla così.
Dopo diversi anni di euforia (immotivata e non sufficientemente studiata) da elettrificazione, possiamo dire che nel 2023 è emersa, sia a livello nazionale che europeo, una consapevolezza pragmatica relativa alla necessità del gas naturale, come abilitatore imprescindibile della transizione energetica: la garanzia di energia su base continua nella generazione elettrica e la progressiva complementarietà con i gas rinnovabili sono due dei principali esempi a supporto.
2023 was going to be the year in which OPEC+ producers’ persistence paid off. The group had implemented large production cuts for all of 2023, which would significantly tighten the market (as long as the global economy avoided a recession and oil demand growth remained solid).
Il 2023 avrebbe dovuto essere l’anno in cui la determinazione dei produttori petroliferi appartenenti all’Alleanza OPEC+ avrebbe dovuto ripagare gli stessi. Il gruppo ha, infatti, deciso di imporre ampi tagli alla produzione per tutto l’anno, il che avrebbero dovuto rendere tirato il mercato sulla base di uno scenario in cui l’economia globale avrebbe evitato la recessione e la domanda petrolifera avrebbe dato segnali di stabilità.