Nonostante la gravissima crisi iniziata il 7 ottobre 2023, che ha investito l’intera regione mediorientale, per tutto il 2024 il prezzo del petrolio ha seguito una tendenza al ribasso, con una volatilità relativamente contenuta. Dopo aver toccato una punta massima sopra i 90 dollari al barile in aprile, la quotazione del Brent è scesa gradualmente fino alla fine dell’anno, come mostra il grafico.
Il 2024 è stato un anno relativamente tranquillo per il mercato del petrolio, con il prezzo dei principali greggi di riferimento che si è mosso in un intervallo compreso tra i 70 e i 90 dollari al barile, nonostante la perdurante instabilità geopolitica e la polarizzazione della globalizzazione in regionalismi sempre più definiti e contrapposti.
L’attuale scenario geopolitico, segnato dai conflitti in Ucraina ed in Palestina, oltre che dalla tensione nel Mar Rosso, sta influenzando le decisioni dei principali produttori di petrolio dell’OPEC+, provocando instabilità nei prezzi del mercato internazionale.
L’industria energetica della Libia è nuovamente ostaggio dei conflitti politici tra le due coalizioni rivali che da anni si contendono il controllo del paese e delle sue risorse. Da una parte, si trova il Governo di unità nazionale (GNU), con sede a Tripoli e guidato da Abdulhamid Dbeibah
Per il settore petrolifero statunitense, il 2024 si annuncia un altro anno favorevole, destinato – secondo le ultime stime dall’Energy Information Agency (EIA) - a infrangere anche i record toccati nel 2023. Secondo i dati forniti dall’EIA, nei primi sei mesi dell’anno, la produzione è oscillata fra il 12.554 bbl/g di gennaio e i 13.249 di aprile
Doveva essere l’estate dei prezzi superspike del petrolio e invece è stata l’estate del tonfo del Nikkei e dello scoppio della bolla sul carry trade dello yen. Prima di agosto erano in molti a prevedere che il prezzo del petrolio sarebbe salito oltre quota 90, spinto al rialzo dal consueto aumento della domanda estiva, dalla volontà dei paesi OpecPlus di tenere a freno la produzione e dai tamburi di guerra in Medio Oriente e Ucraina.
Se si esclude l’ultimo brusco calo della scorsa settimana, quando nel giro di poche ore il Brent ha perso circa 5 dollari al barile, il prezzo del petrolio da inizio anno è risultato piuttosto stabile, muovendosi in un corridoio compreso tra gli 80 e i 90 dollari, con oscillazioni perlopiù emotive, influenzate a volte dagli sviluppi della crisi in Medio Oriente, a volte dalla guerra in Ucraina.
2023 was going to be the year in which OPEC+ producers’ persistence paid off. The group had implemented large production cuts for all of 2023, which would significantly tighten the market (as long as the global economy avoided a recession and oil demand growth remained solid).
Il 2023 avrebbe dovuto essere l’anno in cui la determinazione dei produttori petroliferi appartenenti all’Alleanza OPEC+ avrebbe dovuto ripagare gli stessi. Il gruppo ha, infatti, deciso di imporre ampi tagli alla produzione per tutto l’anno, il che avrebbero dovuto rendere tirato il mercato sulla base di uno scenario in cui l’economia globale avrebbe evitato la recessione e la domanda petrolifera avrebbe dato segnali di stabilità.
Il mestiere del banchiere centrale è inerentemente complesso. Lo diventa ancor più sotto l’effetto della spettacolarizzazione mediatica cui – nostro malgrado – risponde oggi quell’attività che, un tempo, un certo A. Greenspan definì come quella di cui chi la esercita dovrebbe non parlarne od al massimo farlo tra le righe e con un “farfugliare incoerente”.Ed invece siamo qui – e chi vi scrive fa esercizio di astinenza al riguardo – a sondare ogni pixel delle inesauste attività comunicative multimodali delle schiere di banchieri centrali nostrani, transatlantici e del quadrante oceanico.