On 2–3 September 2025 Russian and Chinese leaders announced a legally binding memorandum of understanding (MoU) to construct the Power of Siberia 2 pipeline (PoS2) — a proposed 50 bcm/year route from Russia to China via Mongolia — and agreed modest increases to flows on the existing Power of Siberia (PoS1) and Far East routes. While the ceremony is politically significant, key commercial terms — notably price formula, offtake final investment decisions (FIDs) and SPA— remain unresolved.
The signing of the MOU between China and Russia for the construction of a new gas pipeline, the Power of Siberia 2, connecting the two countries has sparked widespread international debate on the political, commercial, and economic implications of this megaproject, which extend far beyond the gas pipeline project itself.
La firma del MOU fra Cina e Russia per la realizzazione di un nuovo gasdotto di collegamento fra i due paesi ha suscitato un ampio dibattito internazionale sulle implicazioni politiche, commerciali ed economiche di questo mega progetto che vanno ben oltre la singola iniziativa. RiEnergia dedica a questi aspetti una lunga intervista fatta a Morten Frisch, esperto dalla cinquantennale esperienza in materia gas, GNL e infrastrutture ad esso associate.
Lo scorso novembre, Brasile e Argentina hanno firmato un Memorandum d'Intesa che prevede l'esportazione di gas naturale argentino al suo vicino fino a 30 mil. di mc/g. L’accordo, firmato nell'ambito del vertice del G20 a Rio de Janeiro, durante un incontro bilaterale tra il Ministro dell'Economia argentino Luis Caputo e il Ministro delle Miniere e dell'Energia brasiliano Alexandre Silveira, assume una valenza importante da un punto di vista energetico-commerciale non solo per i paesi interessati ma per tutta l’area sudamericana, perché getta le basi per lo sviluppo di infrastrutture per il trasporto del gas naturale estratto nella formazione di idrocarburi non convenzionali di Vaca Muerta.
Qualche settimana fa, José Raúl Mulino, Presidente della Repubblica di Panama, ha annunciato l'avvio dei lavori del gasdotto interoceanico. Si tratta di un progetto presentato lo scorso aprile con l'intenzione di creare un condotto per il passaggio del gas dall'oceano Pacifico all'Atlantico (e viceversa) che corre in parallelo con il Canale interoceanico. Proprio per questo l'amministrazione del Canale è intervenuta sin dalla pianificazione del gasdotto.
Se l’Europa volta la schiena al gas russo, ecco che in Asia si torna a parlare di opportunità alternative. Martedì 2 settembre il leader cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin hanno annunciato una nuova ondata di accordi energetici, tra cui l’attesa firma di un memorandum “legalmente vincolante” per avviare il progetto Power of Siberia 2, gasdotto di quasi 3.000 km che dovrebbe trasportare fino a 50 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno verso la Cina attraverso la Mongolia.
Il 2 e 3 settembre 2025 i leader russi e cinesi hanno annunciato un memorandum d’intesa (MoU) legalmente vincolante per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2 (PoS2) – un progetto che prevede il transito di 50 mld di mc/a di gas dalla Russia alla Cina attraverso la Mongolia. In quell’occasione hanno anche concordato modesti aumenti dei flussi attraverso i tubi già esistenti, ovvero il Power of Siberia (PoS1) e Far East.
L’arresto, avvenuto circa due settimane fa in provincia di Rimini, del cittadino ucraino Serhii Kuznietsov, accusato di essere l’organizzatore dell’operazione di sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nell’autunno 2022, ha riportato l’attenzione su un’infrastruttura energetica particolarmente controversa che, nel corso degli anni passati, non ha mancato di creare tensioni tra i principali paesi europei.
Nel 2020 il mix energetico dell’Ue era composto per il 35% da petrolio e prodotti petroliferi, per il 24% da gas naturale, per il 17% da fonti rinnovabili, per il 13% da energia nucleare e per l’11% da combustibili fossili solidi.
Fare una valutazione dell’inquinamento ambientale prodotto dalle emissioni di metano associate all’incidente ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 non è facile, anche perché la situazione è ancora poco definita, ma è chiaro che si tratta di un incidente molto grave. Domenica 2 ottobre il portavoce della società di gestione dei gasdotti, U. Lissek, riferiva che la pressione dell’acqua aveva più o meno chiuso le falle in modo che il gas nei tubi non potesse più fuoriuscire. Fino al primo pomeriggio di lunedì 3 ottobre, il flusso in uscita dalle tubazioni sembrava essersi interrotto. Invece, nelle ore successive, la Guardia Costiera svedese dichiarava che la perdita dal Nord Stream 2 non solo non si era fermata, ma era addirittura cresciuta di dimensioni (circa 30 metri di diametro).