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MONDO ENERGIA | 150 ARTICOLI

L’industria delle risorse è una questione di futuro

Decarbonizzazione e circolarità sono due termini da tempo integrati nell’operatività e negli obiettivi di Assorisorse che, già con il cambio di denominazione nel 2020, ha inteso sottolineare il ruolo centrale che le risorse naturali – energetiche e non – giocano nella progressiva transizione verso modelli economici e sociali sempre più sostenibili.

Quali aree di business per la filiera italiana dell'idrogeno?

L'attuale contesto in cui operiamo ci chiede di guardare al sistema energetico nella sua complessità e di adottare soluzioni tecnologiche diversificate, al fine di garantire la sicurezza energetica, accelerando nel contempo la transizione energetica. L'idrogeno fa parte di queste soluzioni e può essere una tecnologia complementare, soprattutto per la decarbonizzazione dei settori hard-to-abate e della mobilità.

Minerali Critici: serve una strategia industriale di lungo termine

In un mercato globale l’approvvigionamento commerciale di minerali, dipendendo da numerosi fattori economici, logistici, competitivi, geopolitici, dovrebbe essere sempre accompagnato da soluzioni locali più sicure che possono garantire una certa serenità per permettere di giustificare investimenti di lungo termine.

Cina: stabilire il nuovo prima di distruggere il vecchio

La Cina non si tira indietro rispetto alle promesse fatte nel 2020: picco di emissioni e neutralità carbonica sono ancora rispettivamente gli obiettivi per il 2030 e il 2060. Ma la salita sembra più ripida di quanto immaginato e Xi chiarisce che si procederà con cautela, o meglio, in tandem: fin quando le fonti di energia rinnovabili non saranno in grado di garantire sicurezza e approvvigionamento stabile, Pechino non abbandonerà i combustibili fossili.

La Germania e il suo approccio alla crisi energetica

Nella lotta alla pandemia e nella risposta all’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione Europea ha mostrato una certa solidità e una capacità di risposta comune. Ora, però, la risposta alla crisi energetica sembra porre una sfida molto più divisiva e fa emergere una serie di tensioni e crepe, soprattutto nei rapporti tra i paesi fondatori maggiori.  A dinamizzare il quadro ha contribuito sicuramente la decisione tedesca di varare un poderoso piano nazionale di sostegno alla sua economia. I 200 miliardi di euro stanziati rappresentano, infatti, un bazooka che la Germania utilizzerà non solo per evitare che le famiglie e le imprese tedesche vengano gelate dalla stretta energetica, ma anche per far sì che il complesso dell’economia tedesca rimanga competitivo nonostante la crisi.

Prezzi energetici al centro di un periodo tumultuoso per il Regno Unito

Quel che sta succedendo in UK ha molte analogie con quanto tipicamente succede alla politica italiana. Il 20 ottobre 2022 un altro Primo Ministro britannico si è dimesso dopo soli 45 giorni al potere. A sostituirlo sarà Rishi Sunak, il quinto Primo Ministro conservatore dal 2016. Al centro della scena di questi tempi politici tumultuosi c'è la politica energetica e, più specificamente, il tetto ai prezzi dell’energia. Gli ultimi mesi hanno visto l’implementazione di una serie di misure che si sono sostituite a vicenda, nonostante tutte avessero un comune obiettivo: mitigare gli impatti dell'aumento dei costi energetici per i consumatori. Prima si è parlato di price cap, poi di una garanzia di prezzo della durata di due anni, ora ridottasi a 6 mesi.

Francia: il malcontento è figlio di scelte politiche sbagliate

Un malcontento generale sta pervadendo la Francia da alcune settimane. La mobilitazione inizia nelle raffinerie: gli scioperi nel comparto mettono in ginocchio il paese a corto di carburante e con file chilometriche in tutti i distributori di benzina. Ma quel che è peggio è che il malcontento si sta estendendo ad altri settori professionali (centrali nucleari, trasporti) facendo tremare il governo Macron. Quale è la ragione alla base delle proteste? La risposta è chiara: molti francesi vedono il proprio potere d’acquisto ridursi a causa di un aumento generalizzato dei costi a cui non si riesce a far fronte, soprattutto nell’energia.

Gasdotti sottomarini: dalla progettazione e alla messa in esercizio

Nel 2020 il mix energetico dell’Ue era composto per il 35% da petrolio e prodotti petroliferi, per il 24% da gas naturale, per il 17% da fonti rinnovabili, per il 13% da energia nucleare e per l’11% da combustibili fossili solidi.

Nord Stream – un “momento Chernobyl’” per le mega-pipelines?

Nell’ultima settimana di settembre, le due linee del gasdotto Nord Stream 1 e una linea del gasdotto Nord Stream 2 sono state colpite da atti di sabotaggio nelle zone economiche esclusive di Danimarca e Svezia. Tali atti hanno provocato massicce fughe di metano e la possibile compromissione permanente delle linee colpite. L’evento segna la potenziale emersione di una nuova fase della partita energetica che sta accompagnando il conflitto in Ucraina.

La NATO e la protezione delle infrastrutture energetiche critiche

La reazione della NATO, a seguito delle esplosioni che hanno danneggiato i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 e provocato la conseguente fuoriuscita di gas naturale con un impatto ambientale significativo per l’ecosistema del Mar Baltico, è stata immediata e perentoria, espressione di una volontà comune di garantire e tutelare la sicurezza delle infrastrutture energetiche critiche (gasdotti, oleodotti, elettrodotti, rigassificatori, raffinerie, centrali nucleari, ai quali si aggiungono centrali idroelettriche, parchi eolici ed impianti solari).

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