Il conflitto russo-ucraino ha radicalmente cambiato il panorama degli scambi internazionali di combustibili fossili. L’Unione Europea ha improvvisamente realizzato che il suo livello di dipendenza dal gas, dal petrolio e dal carbone proveniente dalla Russia è politicamente insostenibile, e incompatibile con la piena sovranità della sua politica estera. Sebbene la Russia non abbia inizialmente affatto minacciato l’interruzione delle forniture, è l’Unione Europea che si sta muovendo, seppure a fatica, nella direzione di ridurre drasticamente le importazioni di petrolio e gas russo, mentre le importazioni di carbone verranno interrotte a partire da agosto.
Da circa 160 anni il petrolio è protagonista della scena energetica mondiale: dalla fase pionieristica della seconda metà dell’ottocento, a tutto il XX secolo che ha segnato l’apogeo del suo sviluppo, agli anni 2000 caratterizzati dalla specializzazione nei settori chiave dei trasporti e della petrolchimica, alla prospettiva odierna di un lento declino a favore delle rinnovabili, i prezzi del petrolio sono sempre stati espressi in dollari USA.
Le risorse di idrocarburi (petrolio, gas naturale e carbone) hanno due caratteristiche chiave correlate. Innanzitutto, non sono equamente distribuite a livello globale. Ad esempio, le riserve provate di petrolio sono localizzate per il 13,3% in Nord America, per il 19,5% in Centro America, per lo 0,5% in Europa, per l’8,5% nella Comunità degli Stati Indipendenti, per il 47,6% in Medio Oriente, per il 7,5% in Africa e per il 2,3% in Asia e nel Pacifico.
Le immagini delle donne arabe al volante hanno fatto il giro del mondo. Come qualche mese prima quelle dei principi accusati di corruzione e poi rinchiusi nella “prigione” Ritz-Carlton di Riad. Questi tra gli avvenimenti mediaticamente più simbolici di un Paese che vuole rinnovarsi, diversificare e liberalizzare la sua economia, riducendo la dipendenza dal petrolio. Il settore petrolifero, infatti, copre circa l’87% delle entrate statali e circa il 40% del PIL.
Il World Energy Outlook (WEO) dell’Agenzia Internazionale dell’Energia di Parigi (AIE), appena pubblicato, segna, prima di tutto, un record di durata: dal 1977 questo documento testimonia lo spessore dei cambiamenti intervenuti nell'arco di quarant’anni. La prima edizione fu presentata nel periodo a cavallo tra la prima e la seconda crisi energetica ed era in gran parte dedicata ad illustrare gli sforzi intrapresi dai paesi membri dell'AIE per ridurre la dipendenza dal petrolio, in particolare di quella dai paesi OPEC, arrivata a dimensioni tali da minacciare la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti.