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MONDO ENERGIA | 5 ARTICOLI

La transizione fragile e il futuro dei combustibili fossili nel World Energy Outlook 2021

Nella percezione comune, il Covid-19 ha scavato un abisso tra il 2020 e il 2019, come se i mesi precedenti alla pandemia appartenessero ad un’epoca diversa. Il 2021 dei mercati energetici è figlio delle necessarie decisioni prese nel 2020, nonostante appaia così difforme. PUN ai massimi storici (oggi, baseload a 237,31 €/MWh) a causa dell’impennata nei prezzi del gas; una spesa annuale in crescita del 30% per l’elettricità e del 15% per il gas rispetto al 2020 per la famiglia tipo (stime ARERA); un incremento di 1 milione di tonnellate nell’estrazione di carbone in Cina tra settembre e ottobre 2021, con l’aggravio di ulteriori scoperte di petrolio da scisti; costi crescenti per materie prime essenziali nella filiera delle rinnovabili.

Se le politiche climatiche non fanno i conti con l’aumento dei prezzi dell’energia

Dal 31 ottobre al 12 novembre, si è tenuta nella città di Glasgow, in Scozia, la conferenza ONU sui cambiamenti climatici, descritta come l'ultima possibilità per salvare il pianeta. Ciò che muove queste conferenze è la consapevolezza che il riscaldamento climatico abbia origine antropica e che urge un’azione decisa per contrastarlo.

COP: inutili e fallimentari

Prima di esprimere una qualsiasi valutazione sugli esiti della Conferenza delle Parti (COP), la numero 25, tenutasi a Madrid dal 2 al 13 dicembre (ed oltre) con la partecipazione ufficiale di 197 delegazioni ed oltre 26.000 persone (quelle effettive erano molte di più), è opportuno tener conto del ruolo che a questo organismo le fu assegnato.

Le COP vengono istituite con l’United Nations Conference on Environment and Development (UNCED), l’Earth Summit tenutosi a Rio de Janeiro dal 2 al 14 giugno 1992 che porterà alla firma da parte di 154 Stati poi saliti a 197 del Trattato denominato “Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici” (UNFCCC) entrato in vigore il 21 marzo 1994. 

Il WEO 2019 e le difficoltà per arrivare a un sistema energetico “neutrale per il clima”

Anche quest’anno il ponderoso volume del World Energy Outlook (WEO) dell’AIE (810 pagine) è arrivato puntuale con il suo carico di numeri, analisi, proiezioni, considerazioni. Per chi si occupa di energia il WEO è sicuramente una preziosa miniera di informazioni, ma al di sopra di tutto nell’edizione di quest’anno troneggia in modo sempre più chiaro un messaggio: vorremmo, si potrebbe, non ci stiamo riuscendo. Forse sarebbe più onesto dire: non ci riusciremo. Stiamo parlando ovviamente della lotta ai cambiamenti climatici in quanto da tempo ormai la politica energetica è sottoposta all’imperativo di riuscire a soddisfare la domanda di energia riducendo le emissioni di gas serra di cui la produzione e l’impiego delle fonti energetiche sono di gran lunga i principali responsabili.

A quando una carbon tax europea?

Se si chiede a un economista quale sia il miglior modo per combattere i cambiamenti climatici quasi certamente risponderà: introducendo una tassa sulle emissioni di anidride carbonica (la cosiddetta “carbon tax”). E se gli si chiede il perché, risponderà: perché questo è il modo più efficiente per ridurre le emissioni in quanto non si sceglie né chi né come ridurle, ma tutti gli “inquinatori”, dovendo pagare una imposta, ridurranno le loro emissioni fino a quando il costo per abbattere l’emissione dell’ultima tonnellata di CO2 uguaglia il valore della tassa unitaria da pagare.

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