Una panoramica globale sulle principali aree di sviluppo o crisi inerenti il comparto dell’upstream O&G non può tralasciare la trattazione delle dinamiche che interessano i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. È noto il ruolo pivotale che l’Algeria ha avuto lo scorso anno, e continua ad avere, nell’affrontare la crisi di offerta scaturente dall’ammanco del gas russo, così come le potenzialità dell’Egitto, attore strategico oltre che per le sue risorse anche per la vicinanza a Israele e Cipro, ricchi di gas. Di questi paesi, ma anche degli sviluppi che riguardano i produttori di gas dell’Africa Subsahariana, new player del mercato, ne abbiamo parlato con Carole Nakhle, Chief Executive Officer at Crystol Energy.
La guerra russo-ucraina ha ridefinito le priorità, ponendo la sicurezza energetica in cima all'agenda degli Stati. Dovendo fare a meno del gas russo, i paesi europei, in particolare, si sono attivati per cercare risorse alternative. Sono stati fatti nuovi investimenti nell'upstream O&G, nuovi giacimenti sono stati scoperti. Tuttavia, questa politica di sviluppo dei combustibili fossili si scontra sempre più con rigide politiche climatiche, tanto che nelle supermajor petrolifere occidentali si contrappongono due correnti differenti. Alcuni azionisti, e politici, spingono per una maggiore produzione di fonti fossili, mentre altri, insieme agli attivisti per il clima, vogliono che si acceleri il passaggio all'energia pulita. Cosa pensa a riguardo?
La sicurezza energetica - ovvero la disponibilità di forniture di energia a prezzi accessibili, affidabili e sostenibili - ha sempre avuto un'importanza strategica, in particolare nei paesi che dipendono dalle importazioni per soddisfare il fabbisogno interno. In parole povere, senza energia, le economie non funzionano.
Tuttavia, la priorità che viene data alla sicurezza energetica varia con la percezione di abbondanza o scarsità di approvvigionamenti e quindi in base all’andamento di prezzi. In periodi di abbondanti forniture energetiche e prezzi dell'energia più bassi, la sicurezza energetica è oscurata da altre priorità; negli ultimi anni, per esempio, la priorità principale è stata il cambiamento climatico. Tuttavia, durante i periodi in cui l’offerta di energia è percepita come scarsa e/o la sua continuità viene messa in discussione, il che in genere si traduce in prezzi più elevati, questo concetto riguadagna il primo posto tra le priorità del governo. Quel che è successo con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia: guerra che si è inserita in un contesto di forte ripresa economica, dopo la fine della pandemia, e che ha amplificato un aumento dei prezzi, iniziato prima, con una notevole pressione inflazionistica nelle principali economie di tutto il mondo. Ciò ha spinto molti governi a porre maggiore enfasi alla dimensione dell’"accessibilità" della sicurezza energetica, poiché temevano il malcontento pubblico e proteste dei redditi più bassi. In tali circostanze, in Europa in particolare, i governi hanno spinto per una maggiore produzione di petrolio e gas, alternativi a quello russo, e il forte sentimento "anti" idrocarburi, che era sempre più popolare prima della crisi, si è notevolmente attenuato.
Tuttavia un cambio di paradigma e di percezione da solo non basta a stimolare gli investimenti in un settore dove i progetti sono per loro natura a lunghissimo termine. Proprio come i consumatori vogliono la sicurezza dell'approvvigionamento, anche i produttori vogliono la sicurezza della domanda. Pertanto se non hanno certezze sui futuri consumi di queste commodities, l'investimento semplicemente non ha senso per loro. Quindi chiedere alle aziende di investire un capitale significativo per aumentare le forniture, ma allo stesso tempo implementare politiche volte a ridurre drasticamente la domanda di combustibili fossili, ad esempio vietando l’acquisto di auto diesel/benzina, è un controsenso. Eppure, l’anno scorso non sono mancati esempi in tal senso. Si faccia riferimento, alla cooperazione energetica UE-Norvegia annunciata nel giugno 2022, in cui, taciuta qualsiasi velleità ambientalista, si dava enfasi a un mercato a lungo termine del petrolio e del gas. L'accordo, infatti, "riconosce che la Norvegia dispone di significative risorse di petrolio e gas e può, attraverso la continua esplorazione, nuove scoperte e sviluppi sul campo, continuare a essere un grande fornitore dell'Europa anche a lungo termine oltre il 2030... L'UE sostiene le attività esplorative della Norvegia nonché gli investimenti per garantire che nuovi volumi di petrolio e gas giungano sul mercato europeo”.
La recente crisi energetica è stata quindi un campanello d'allarme e ha costituito un game changer: ha aggiunto una maggiore dose di realismo, polarizzando sempre di più il dibattito. Di fatto, non stiamo assistendo ad un abbandono delle politiche verdi, che al contrario hanno ricevuto un’ulteriore spinta, ma semplicemente a un procrastinamento nel tempo dell’utilizzo delle fonti fossili.
L'Algeria ha rafforzato la sua posizione di secondo fornitore di gas in Europa superando la Russia, le cui importazioni sono diminuite notevolmente negli ultimi mesi. Secondo Sonatrach, il paese investirà 30 miliardi di dollari per migliorare la produzione di gas naturale. Cosa ne pensa del ruolo dell'Algeria nei mercati globali dell'energia? Riuscirà il paese a mantenere l'attuale ritmo di produzione nei prossimi anni o addirittura ad aumentare le proprie esportazioni, come più volte affermato dall'amministratore delegato di Sonatrach Toufik Hakkar?
Quasi tutti gli esportatori di gas hanno "beneficiato" della crisi energetica in Europa, in parte grazie ai prezzi record di questa commodity e in parte perché hanno guadagnato quote di mercato a spese della Russia in un grande mercato che è l'Europa. L'Algeria è uno di quei beneficiari, soprattutto perché è un affermato fornitore di gas del continente. A tale riguardo, il paese nord africano è stato uno dei primi che l'UE ha preso in considerazione nella sua ricerca di fornitori alternativi al gas russo. L'Algeria dispone di infrastrutture per l'esportazione, sia sotto forma di gasdotti che di GNL.
Pur non essendoci carenza di risorse di gas nel paese (sia convenzionale che non convenzionale), l'Algeria deve affrontare una serie di sfide che possono limitare la notevole espansione delle sue esportazioni. Per aumentare quest'ultime, deve prime aumentare la produzione, e per aumentare la produzione sono necessari maggiori investimenti. Ma gli investimenti non arriveranno semplicemente perché il paese ha importanti risorse, serviranno politiche governative e un regime fiscale incentivanti, entrambi poco attraenti negli ultimi anni. Inoltre, anche ipotizzando che la produzione aumenti, se la domanda interna continuerà a seguire l’attuale pattern di crescita, rischia di assorbire buona parte dell’aumento dell’output, riducendo il margine per un aumento delle esportazioni. La crescita della domanda interna è un'altra sfida che l'Algeria deve affrontare per capitalizzare le proprie riserve di gas sui mercati internazionali.
La stessa tendenza visibile in Algeria vale anche per l'Egitto. Nel 2022, le esportazioni di petrolio e gas del paese hanno registrato significativi progressi: il gas esportato valeva 8,4 miliardi di dollari, rispetto ai 3,5 miliardi di dollari del 2021. Quali sono le prospettive per il settore energetico egiziano?
Per certi aspetti, l'Egitto si trova in una situazione simile a quella dell'Algeria, ma il suo mercato di esportazione è più diversificato. Come l'Algeria, anche l'Egitto vuole espandere la propria presenza sui mercati internazionali del gas, in particolare in Europa, ma affinché ciò accada è necessario incrementare la produzione e nel contempo soddisfare una domanda interna di energia in crescita.
Le riserve di gas dell'Egitto sono inferiori a quelle dell'Algeria, tuttavia il paese beneficia di un panorama aziendale più variegato e, in una certa misura, di migliori relazioni tra il governo e gli investitori internazionali (nonché condizioni fiscali più indulgenti). Inoltre, anche nel caso in cui la produzione interna non si espandesse in modo significativo, l'Egitto è in una posizione geografica migliore per poter beneficiare delle scoperte nei paesi vicini che ancora non dispongono di strutture per l'esportazione. Per anni, l'Egitto ha perseguito la sua ambizione di diventare un hub regionale del gas, ma tale ambizione richiede tempo per concretizzarsi visto che l’area del Mediterraneo è politicamente frammentata.
ENI ha recentemente completato la costruzione di un liquefattore flottante (FLNG) in Mozambico e dato il via al progetto di FLNG in Congo. La società sta portando avanti altre iniziative simili nell'Africa sub-sahariana, mentre concorrenti come Total hanno difficoltà a riprendere progetti onshore a causa di vari problemi, che vanno dall'aumento dell'inflazione e dall'instabilità politica cronica. Quali sono le prospettive per i grandi progetti O&G?
L'opzione flottante ha funzionato meglio in Mozambico a differenza dei terminal onshore che sono più vulnerabili a insurrezioni e attacchi terroristici. Una criticità, quest’ultima, che ha costretto Total Energies, ad esempio, a dichiarare forza maggiore e sospendere le operazioni. Una FLNG consente anche l'accesso a giacimenti di gas offshore che altrimenti sarebbero rimasti bloccati a causa della mancanza di infrastrutture. Ecco perché questa tecnologia ha molte caratteristiche che la rendono attraente per i paesi ricchi di gas dell'Africa sub-sahariana, dove l'esplorazione e lo sfruttamento del gas non sono così sviluppati come quelli del petrolio.
Tuttavia, sia le FLNG che i terminali sulla terra ferma sono infrastrutture ad alta intensità di capitale e richiedono lunghi tempi di realizzazione. Inoltre, se la struttura flottante è un'opzione più flessibile, i terminal onshore di solito hanno una capacità maggiore (il terminal onshore di Total in Mozambico ha quasi quattro volte la capacità del FLNG) e beneficiano quindi di maggiori economie di scala. Le due tecnologie non devono essere viste come concorrenti, ma ognuna è più adatta a condizioni specifiche. La via da seguire potrebbe essere una combinazione di entrambe.
La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questa intervista è disponibile qui