ACQUA & AMBIENTE | 150 ARTICOLI
Il “grand bargain” è ciò che in Italia chiameremmo compromesso storico, ossia un accordo di portata storica che mette insieme i due poli politici opposti in virtù di una o più tematiche di interesse strettamente generale. Destra e sinistra in Italia, repubblicani e democratici negli USA. L’opportunità di un grand bargain sul clima è quella che la nuova amministrazione Biden potrebbe cogliere dopo pochi giorni dal suo insediamento. Vediamo perchè.
Il 20 settembre 2020 il presidente Xi Jinping ha annunciato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite l’impegno unilaterale e senza condizioni della “decarbonizzazione” dell’economia della Cina entro il 2060, ovvero l’azzeramento delle emissioni di carbonio dopo che avranno raggiunto il loro picco entro il 2030.
L’impegno della Cina è una sfida tecnologica ed economica molto complessa.
Novembre 2018: la Commissione europea presenta la visione strategica per un’economia competitiva e climaticamente neutra al 2050. Questa decisa presa di posizione, accompagnata dalla pressione dal basso dei giovani, ha portato ad una accelerazione globale, tanto che sono ormai oltre cento i paesi che intendono diventare “carbon neutral”. La vera svolta si è però avuta con la decisione della Cina di voler raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060, annunciata dal premier Xi Jinping il 22 settembre 2020 alle Nazioni Unite.
Le previsioni del PNIEC (Piano Nazionale Italiano Energia Clima) assumono un aumento della potenza fotovoltaica dai circa 21 GW del 2019 ai 52 GW fissati fra 10 anni. Il che significherebbe dover installare mediamente 3 GW l’anno di nuova potenza FV, rispettoai circa 740 MW del 2019: più o meno “quadruplicare” gli sforzi dell’anno scorso.
C’è un grafico che con icastica semplicità racconta dove siamo, dove stiamo andando, dove dovremmo andare e cosa ha rappresentato la pandemia per il clima. Del grafico non c’è traccia all’interno del WEO 2020, ma l’AIE lo propone nelle slide della launch presentation.
Il tema delle emissioni di metano lungo la filiera del gas naturale è oggi estremamente importante, sia per l’industria del settore che per il sistema energetico nel suo complesso, rappresentando un ambito di intervento che può contribuire in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal e alla neutralità climatica al 2050.
Fin dalla presentazione del Green Deal europeo, avvenuta nel dicembre 2019 da parte della presidente Ursula Von der Leyen, è parso chiaro a tutti il percorso di decarbonizzazione che l’Unione europea intende intraprendere. Pensato per rispondere alle pressioni dell’opinione pubblica che chiedeva azioni più coraggiose per contrastare il cambiamento climatico, il nuovo piano pone l’attenzione sulla necessità di ridurre le emissioni dei gas a effetto serra nei vari settori economici.
Il metano rilasciato in atmosfera è un gas serra molto potente, con oltre 80 volte il potenziale di riscaldamento globale rispetto all'anidride carbonica sul breve periodo. Scienziati, governi e la stessa industria energetica hanno convenuto sempre di più sul fatto che la riduzione di queste emissioni debba essere un pilastro cruciale di qualsivoglia strategia climatica. Proprio in ragione del fatto che la durata di vita del metano è relativamente breve – va dai 10 ai 12 anni – un’azione volta alla riduzione di questo gas potrebbe tradursi positivamente e in maniera più immediata sul livello di riscaldamento, con un vantaggio anche in termini di qualità dell'aria.
Gli Amici della Terra hanno realizzato il primo studio italiano sull'introduzione di strumenti di mercato finalizzati a ridurre le emissioni dirette di metano lungo la filiera del gas naturale: dalla produzione alla distribuzione. Il metano è - in termini di impatto sul clima- il secondo gas oggetto delle politiche di riduzione delle emissioni climalteranti. La prima parte dello studio è focalizzata sull’Italia in relazione al contesto dell’Unione Europea. In particolare, viene analizzato il ruolo del gas naturale nell’ambito dei consumi di energia e le specificità della filiera di questa fonte energetica dal punto di vista delle modalità di produzione interna, di importazione, trasporto e distribuzione verso i centri di consumo.
Per promuovere la crescita sostenibile occorre avviare una corretta integrazione tra diversi processi industriali al fine di minimizzare le emissioni di CO2 in atmosfera e nello stesso tempo garantire un’effettiva crescita economica. Le tecnologie di cattura, stoccaggio e riuso del carbonio (Carbon Capture Use and Storage, CCUS) offrono un’opzione per una chiusura efficiente del ciclo del carbonio emesso non solo dal settore industriale ma anche dal trasporto di lunga distanza marittimo, aereo e terrestre.