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ACQUA & AMBIENTE | 150 ARTICOLI

Lo stop alle auto a benzina e diesel e le perplessità delle fonderie

Dopo l’approvazione definitiva, da parte del Parlamento europeo, dell'accordo raggiunto con il Consiglio sugli obblighi di azzeramento delle emissioni di CO2 per nuove auto e nuovi furgoni immatricolati a partire dal 2035, il voto finale previsto in Consiglio è stato rinviato a causa delle posizioni contrarie di alcuni Paesi, fra cui l’Italia. Le perplessità espresse dal governo italiano, e da quelli di altri paesi, nei confronti della normativa sono principalmente legate alla scelta di indirizzare la transizione, di fatto, verso la sola mobilità elettrica, con la conseguente messa al bando di motori endotermici

Implicazioni e costi dello stop alla vendita di auto a motore endotermico

La decisione, a livello comunitario, di sospendere a partire dal 2035 la vendita di auto a diesel e benzina ha sollevato un acceso dibattito sulla sua convenienza tanto per l’ambiente quanto per l’economia europea, e italiana. Delle implicazioni e dei costi di questa scelta ne abbiamo parlato con il Prof. Romano Prodi.

Professore, prima di parlare della decisione della Commissione e del Parlamento europeo, di bloccare la vendita di motori endotermici dal 2035, merita fare un cenno agli strumenti necessari per contrastare il cambiamento climatico. Cosa pensa in merito?

La custodia del pianeta è compito e dovere primario di tutta la società umana, così come unanime è la paura per le conseguenze del riscaldamento globale. Di fatto, i mezzi per combatterlo sono largamente condivisi, ma sui relativi modi di implementazione le divergenze sono state e continuano ad essere profonde. Infatti, le risorse finanziarie necessarie a combattere i cambiamenti climatici sono assai superiori a quelle che si pensava. Detto ciò, i risultati positivi possono essere raggiunti, come dimostrato dall’accordo siglato all’ultimo minuto durante l’ultima COP27 in Egitto. Occorre però una maggiore concretezza e capacità di sintesi diplomatica. Basterebbe osservare e confrontare la propensione dell’UE ad agire sul tema e confrontarla con quella di altri paesi come gli Stati Uniti e la Cina.


CCS for Energy Security and Net Zero: allowing effective use of fossil fuels and biomass

Carbon capture and storage (CCS) deployment plans need to be developed with a greater emphasis on CCS’s essential role in allowing effective use of gas, coal, and other fuels such as biomass and waste in delivering energy security.  ‘Effective’ can be summarised as getting the maximum value out of the minimum fossil fuel use and also progressively expanding the amount of CCS applied to that fossil fuel use to 100%, via direct capture at source or recapture from the atmosphere, in order to get net zero GHG emissions by 2050.

The Inflation Reduction Act and US CCS Projects and Development

Carbon capture and storage (CCS) deployment continues to grow worldwide. There is international agreement that CCS (an integrated suite of proven technologies that can prevent large quantities of CO2 from being released into the atmosphere) is vital for meeting global climate and energy goals. CCS is a crucial climate mitigation tool for hard-to-decarbonize sectors such as cement, steel, and fertilizer. International policies are providing incentives for spurring CCS deployment. Nowhere is this more evident than in the United States (U.S.) In August 2022 U.S. enacted the  Inflation Reduction Act of 2022 (IRA or Act). The IRA includes a historic investment of $369 billion in climate and energy funding and enhancements to the Internal Revenue Service (IRS) § 45Q tax credit for CCS.

CCS: un imprescindibile tassello della decarbonizzazione

37,5 miliardi di tonnellate. Basterebbe la cifra delle emissioni di CO2 nel 2022, record storico, per capire che le tecnologie di rimozione del carbonio non rappresentano solo una delle opzioni da considerare, ma costituiscono un imprescindibile tassello della decarbonizzazione. Siamo decisamente fuori rotta rispetto agli obiettivi di neutralità carbonica di metà secolo. Questo nonostante nelle economie avanzate, in particolare l’Europa, la quale contribuisce con circa 8% al bilancio mondiale delle emissioni, i decisori politici come i ludopatici spinti a fare puntate sempre più alte, alzano il livello degli obiettivi di decarbonizzazione contestualmente al mancato raggiungimento di quelli fissati in precedenza.

CCS: cosa, dove e come

È ormai accettato che le attività umane abbiano alterato il ciclo del carbonio del nostro pianeta, che prima della rivoluzione industriale coinvolgeva lo scambio naturale di carbonio tra la geosfera, la biosfera, gli oceani e l'atmosfera, e si traduceva in un basso intervallo di concentrazioni di CO2 nell'atmosfera (circa 280 ppm, ovvero 0,028%) (IPCC, 2013-2014). Tuttavia, negli ultimi 250 anni, la combustione di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) per la produzione di energia, per il riscaldamento, i processi industriali e i trasporti, ha aumentato la quantità di CO2 emessa nell'atmosfera fino all'odierna concentrazione atmosferica di 409,9 ppm (già un aumento del +46,4% rispetto ai livelli preindustriali).

Il CCS per decarbonizzare l‘industria europea

L’intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) non ha dubbi a riguardo: la tecnologia di cattura, utilizzo, trasporto e stoccaggio di CO2 (Carbon Capture, Use and Storage, CCUS) è imprescindibile per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dagli Accordi di Parigi*. Una tecnologia necessaria. A livello operativo, per le industrie ad alta intensità di emissione (la cosiddetta industria pesante) catturare la CO2 rappresenta la sola opzione possibile per mitigare le emissioni delle attività industriali in cui le emissioni di CO2 sono inevitabili, poiché necessarie per la trasformazione della materia prima come nel caso di cemento, acciaio, produzione chimica, ecc.

Northern Lights il primo esempio in Europa di commercializzazione delle attività di CCS

Northern Lights costituisce il segmento di trasporto e stoccaggio dell’anidride carbonica in seno al progetto Longship, primo al mondo ad integrare tutta la catena del valore della CCS (cattura, trasporto e stoccaggio della CO2) su scala industriale, nonché il culmine degli sforzi del governo norvegese nel campo del contrasto ai cambiamenti climatici e nel raggiungimento degli obiettivi degli accordi di Parigi.

L’Inflaction Reduction Act e i progetti CCS negli USA

La tecnologia di  cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) continua a crescere in tutto il mondo. Ormai è unanime la posizione secondo cui la CCS (intesa come un insieme di tecnologie collaudate in grado di impedire il rilascio di grandi quantità di CO2 nell'atmosfera) sia prioritaria per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici globali oltre che uno strumento fondamentale per la riduzione delle emissioni di quei settori difficili da decarbonizzare come cemento, acciaio e fertilizzanti.

Sicurezza energetica e il net zero: la CCS e un utilizzo efficace di combustibili fossili e biomasse

Sviluppare la tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) significa consentire l’impiego di gas, carbone e altri combustibili - come la biomassa e i rifiuti- così da garantire una maggiore sicurezza energetica. Il principio che sta alla base di una misura efficace è quello di ottenere il massimo dall’utilizzo dei combustibili fossili, il cui uso, in un’ottica di net zero, deve essere comunque ridotto al minimo, e per farlo occorre ricorrere anche alla tecnologia CCS che consente di catturare direttamente alla fonte la CO2 o di ricatturarla dall’aria al fine di azzerarne le emissioni entro il 2050.

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