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ACQUA & AMBIENTE | 128 ARTICOLI

Verso COP 28: l’approccio degli Emirati Arabi Uniti alla transizione energetica

Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) si apprestano ad ospitare la ventottesima Conferenza delle Parti (COP 28) della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Il Summit si svolgerà in un momento d’importanza critica per la transizione energetica verso un futuro ad emissioni zero e, per la prima volta, si terrà in un paese del Golfo Persico principalmente noto per essere un grande esportatore di energie fossili.

Mining's role in the African energy transition and what's at stake for Sub-Saharan Africa in COP28?

In a bid to align with the obligation of the 2015 Paris Agreement to limit global warming to well below 2 Degrees Celsius, ideally 1.5 Degrees compared to pre-industrialised levels, more and more countries are introducing strategies to reduce their national emissions of greenhouse gases (GHGs) over the coming decades. Moreover, the findings from the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change published in 2023, show that serious commitments in the reduction of GHGs need to be made as a matter of urgency to keep with the temperature limit.  In the wake of the United Nations Framework Convention on Climate Change Conference of the Parties (COP28) that will take place in the United Arab Emirates in November 2023, several countries have enacted laws and policies that evidence their commitment to becoming carbon neutral.

Miniere e transizione nell'Africa subsahariana: aspettando la COP28

Nel tentativo di allineare le politiche per limitare il riscaldamento climatico con gli Accordi di Parigi del 2015, contenendo così l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2° e, idealmente, a 1,5° se comparato con i livelli pre-industriali, sempre più paesi stanno introducendo strategie per ridurre le emissioni di gas serra nei prossimi decenni. Un’azione che, come emerge dai risultati del sesto Assessment Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), pubblicato nel 2023, non è più procrastinabile.  In previsione di COP28, evento che si terrà negli Emirati Arabi Uniti a novembre 2023, diversi paesi hanno promulgato leggi e politiche che evidenziano il loro impegno a traguardare un’economia net zero carbon nel lungo periodo.

Esiste un diritto al clima?

Nonostante clima e ambiente siano nell’immaginario collettivo concetti contermini, le radici del diritto al clima hanno assunto una dimensione sempre più autonoma da quella del diritto all’ambiente. Ceppo comune di queste due nozioni è, senza dubbio, il dibattito sulla giuridicità dell’interesse individuale, polarizzato dai due estremi del diritto soggettivo assoluto e dell’interesse diffuso: il primo costruito sul teorema dell’ambiente come bene collettivo «divisibile» e sulla premessa che chiunque disponga di un potere di fruizione individuale della natura che lo circonda, quasi come se ogni persona avesse nella propria sfera giuridica una porzione infinitesimale di ambiente acquisita al modo dei diritti di proprietà o di personalità.

Norway: it´s time for a more ethical exploitation of O&G resources

“It is typically Norwegian to be good,” said Prime Minister Gro Harlem Brundland in her New Year’s address to the Norwegian nation 1 January 1992, uncharacteristically flirting with self-righteousness.  Let us revisit the idea that that future rents from Norway’s oil and gas – that is, excess profits converted to public revenue – could be devoted to combating climate change in countries that are unable on their own to attain the goals of the Paris Agreement of 2015.

Norvegia: è tempo per uno sfruttamento più etico delle risorse O&G

"É una cosa tipicamente norvegese essere buoni", disse il Primo Ministro Gro Harlem Brundland nel suo discorso alla nazione del 1° gennaio 1992, flirtando insolitamente con il moralismo. Da allora questa frase è stata utilizzata più volte per sottolineare le qualità di questo popolo. Oggi, rivisitiamo l'idea che le future rendite del petrolio e del gas norvegesi, ovvero i profitti in eccesso convertiti in entrate pubbliche, potrebbero essere destinate alla lotta al cambiamento climatico in quei paesi che non sono in grado di raggiungere da soli gli obiettivi fissati dall'accordo di Parigi del 2015.

New Hubs of Gas Extraction in Africa

A seismic shift is on the horizon for gas extraction in Africa, with many of the new pre-production fields proposed in countries that historically have not exploited fossil fuels, a trend that would run counter to the global scientific consensus calling for a halt to the construction of new fossil fuel infrastructure.  Global Energy Monitor’s (GEM) Global Oil and Gas Extraction Tracker (GOGET) includes data on 421 extraction projects, with 79 fields in the pre-production stages. While historically Nigeria, Egypt, Libya, and Algeria have had the most proven gas reserves and production, data in GOGET show that 84 percent of new reserves in pre-production are located in recent entrants to Africa’s gas market—Mozambique, Senegal, Tanzania, Mauritania, South Africa, Ethiopia, and Morocco.

Africa: la nuova frontiera per l’estrazione del gas?

Importanti novità all'orizzonte per l'estrazione di gas in Africa, con molti dei nuovi giacimenti in pre-produzione ubicati in paesi che storicamente non hanno mai sfruttato i combustibili fossili. Si tratta, tuttavia, di una tendenza che andrebbe contro il consenso scientifico globale che, al contrario, chiede lo stop alla costruzione di nuove infrastrutture per lo sviluppo di queste fonti.

Il Global Oil and Gas Extraction Tracker (GOGET) di Global Energy Monitor (GEM) include 421 progetti di estrazione, di cui 79 giacimenti nella fase di pre-produzione. I dati di GOGET mostrano che l'84% delle nuove riserve in pre-produzione si trova in paesi che sono new player del mercato del gas africano: Mozambico, Senegal, Tanzania, Mauritania, Sudafrica, Etiopia e Marocco. Paesi, questi ultimi che si aggiungerebbero a Nigeria, Egitto, Libia e Algeria, che storicamente vantano riserve e produzioni di gas più comprovate e strutturate.

Ricerca scientifica e sviluppo tecnologico: critici per una decarbonizzazione economicamente sostenibile

Il primo elemento che occorre constatare è come non si disponga di soluzioni uniche, capaci di rispondere alle esigenze della domanda di energia in Europa. Il mondo della ricerca, ben rappresentato nel nostro convegno svoltosi all’interno della manifestazione K.EY Energy, ci dice che vi è molta incertezza su quale sia il percorso migliore per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Dall’altra, le scelte politiche – soprattutto a livello europeo – sembrano non avere dubbi su quale sia questo percorso, rendendo assai difficile trovare un compromesso condiviso tra la politica, che regola, e l’industria, che agisce sul campo.

La “rivoluzione industriale” del ciclo idrico integrato

Il servizio idrico ha cambiato marcia negli ultimi dieci anni. La regolazione ARERA, l’avvio e l’operatività degli enti di governo d’ambito e l’affermarsi della gestione industriale disegnano quella che, in più occasioni, abbiamo chiamato “rivoluzione industriale” delle regole. Un percorso nato per affrancare la gestione dell’acqua dall’ingerenza e dai bilanci dei Comuni per restituire al Paese operatori in grado di esprimere economie di scala e competenze, chiudere le distanze nella qualità del servizio e negli investimenti che ancora ci separano dall’Europa che conta.

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