ACQUA & AMBIENTE | 124 ARTICOLI
I roghi di questa estate 2019, che stanno distruggendo le grandi foreste del Pianeta, derivano spesso da scelte criminali che amplificano gli effetti di una crisi climatica che a lungo abbiamo voluto ignorare. Bruciando, le foreste rilasciano carbonio in atmosfera e noi tutti perdiamo un irripetibile patrimonio di diversità biologica.
Con le sue attività l’uomo ha alterato gli equilibri climatici, portando le concentrazioni di gas serra in atmosfera a livelli mai registrati nell’ultimo milione di anni.
Le emissioni antropiche in atmosfera hanno raggiunto i 52 milioni di tonnellate di gas serra all’anno (in CO2 equivalenti, media 2007-2016) con un tasso di crescita che non ha mai rallentato dal 1960.
Il fuoco è un fattore naturale che ha modellato la vegetazione terrestre di molti biomi. Il suo controllo da parte dell'uomo ne ha esteso l’influenza oltre i suoi limiti ecologici, offrendo agli esseri umani un potente strumento non solo per il riscaldamento e la cottura dei cibi, ma anche per la protezione, la bonifica e la fertilizzazione del suolo.
Nelle ultime settimane, il mondo ha assistito attonito e impotente alle immagini dei vasti incendi nella Foresta Amazzonica e nella zona centrale del continente africano, che si sono aggiunti a quelli che hanno devastato nei mesi scorsi i boschi della Siberia: emergenze che hanno riacceso il dibattito pubblico sulla deforestazione e sull’importanza dei “polmoni verdi” del mondo. Si tratta quindi, pur nella tragedia, di una buona occasione per chiederci quale sia lo stato di salute dei “polmoni verdi” europei e in particolare italiani, e per vedere se i governi UE, che giustamente hanno criticato le scelte del Brasile sull’Amazzonia, stiano dando il buon esempio in termini di gestione forestale.
“Sostenibile” è un termine che nelle varie lingue ha il significato di persistente, durevole, duraturo. Coerentemente con la sua radice letterale, la sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente; tale concetto può essere applicato in diversi ambiti, tra cui quello ambientale, economico e sociale.
Partiamo dal principio: quando nasce Rilegno e con che scopo?
Rilegno nasce in seguito al cosiddetto decreto Ronchi del 1997 di attuazione delle direttive europee sui rifiuti e gli imballaggi, fa parte del sistema Conai, il consorzio privato senza fini di lucro costituito da circa 850.000 aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi che persegue gli obiettivi di legge di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio. Rilegno ha la sua sede operativa a Cesenatico fin dalla nascita nel 1997.
L’acqua ricopre oltre il 70% della superficie terrestre, ma solo lo 0,027% dell’intera torta è acqua dolce disponibile all’uso umano: una piccola fetta, che diventa ogni anno più sottile e contesa mentre la popolazione globale cresce e i cambiamenti climatici avanzano. Ma se l’umanità può rinunciare al petrolio di certo non può fare a meno dell’acqua, la cui scarsità ci pone già oggi di fronte a sfide ciclopiche. Non si tratta più di previsioni futuribili, ma di cronaca.
Nonostante i picchi record raggiunti dal termometro, l’estate 2019 è trascorsa senza particolari fenomeni di crisi idrica (almeno in Italia). Il che non vuol dire che non sia il caso di occuparsene: l’occasione è anzi propizia per poterne ragionare senza l’assillo dell’emergenza e il rumore mediatico che ha accompagnato l’annus horribilis 2017, nel quale perfino Roma ha corso seriamente il rischio di sospendere l’erogazione.
Di certo, qualora vi fosse un'area di leadership che l'Unione Europea, tra le mille astenie e divisioni interne, può vantare, essa è rappresenta dalle policy a favore dell'ambiente e della sostenibilità. Da Kyoto in poi la sua azione a favore di vincoli stringenti alla riduzione delle emissioni è stata continua. Lo stesso target dei 2° C, fulcro dell'Accordo di Parigi, è stato proposto dall'Unione Europea nel lontano 1996. In altri termini, ci sono voluti 20 anni prima che gli altri paesi si allineassero all'Europa. Ciò che si evince studiando target, strategie e documenti della UE è che essa crede con fermezza nell'eden della sostenibilità.
Per chi si occupa di clima la pubblicazione annuale del World Energy Outlook, ormai una ricorrenza mondiale, avviene all'insegna di una domanda implicita: lo scenario energetico più importante del mondo conterrà qualche segnale di riduzione delle emissioni? Come un eterno ritorno dell'identico la domanda si ripropone immutata ogni anno, sotto la spinta di dati e segnali che si raccolgono durante i mesi che precedono il WEO, che segnalano espansioni delle rinnovabili o avanzamenti nell'ambito della decarbonizzazione.