Il primo elemento che occorre constatare è come non si disponga di soluzioni uniche, capaci di rispondere alle esigenze della domanda di energia in Europa. Il mondo della ricerca, ben rappresentato nel nostro convegno svoltosi all’interno della manifestazione K.EY Energy, ci dice che vi è molta incertezza su quale sia il percorso migliore per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Dall’altra, le scelte politiche – soprattutto a livello europeo – sembrano non avere dubbi su quale sia questo percorso, rendendo assai difficile trovare un compromesso condiviso tra la politica, che regola, e l’industria, che agisce sul campo.
Da parte nostra, il settori rappresentati da Federchimica-Assogasliquidi – e cioè quelli dei gas liquefatti GPL e GNL - vorremmo proporci come parte della soluzione del problema di riduzione delle emissioni sia di CO2 ma anche degli altri inquinanti. È per questo che abbiamo, prima di tutto, orientato la nostra visione verso il lungo termine e la ricerca scientifica. Abbiamo proprio oggi in discussione con ENEA un progetto di collaborazione per arrivare a sostituire i nostri prodotti derivati dall’industria fossile con derivati da materia organica o da processi di carbon-recycling, valorizzando così l’industria dei rifiuti.
La nostra organizzazione si vuole dedicare, in maniera completa, alla ricerca scientifica. Un’azione necessaria, anche in vista dell’obiettivo sfidante che ci siamo dati al 2030 di introdurre sul mercato italiano una miscela GPL composta da 60% fossile, 20% di molecole di origine bio e 20% di prodotto di origine sintetica derivante dal trattamento di residui plastici. Una risposta, quindi, concreta alla sfida della transizione, fatta di apprendimento, di ricerca, ma anche di tutela dei valori sociali e dell’economia.
Una delle ragioni che ci ha spinto ad agire in tal senso è anche la salvaguardia delle infrastrutture già esistenti. Si pensi che quando parliamo del settore dell’automotive, per il GPL in Italia ci si riferisce a oltre 4.500 stazioni di servizio. Il nostro obiettivo consiste, pertanto, nel non volerci focalizzare unicamente su tecnologie che oggi non danno alcuna certezza circa la loro capacità di rappresentare una risposta univoca e sostenibile alle sfide che abbiamo davanti. Assogasliquidi - Federchimica vuole sì produrre molecole nuove, ma anche valorizzare l’intera capacità logistica che già esiste sul territorio italiano e che costituisce un’eccellenza non solo nazionale, ma anche europea e mondiale. Solo così si potranno valorizzare appieno tutte le alternative che abbiamo a disposizione.
Il nostro primo obiettivo è quindi rendere consapevole la politica, le istituzioni, i gruppi di opinione e i cittadini di quanto valore esprima l’industria del gas a livello di innovazione, proprio nel percorso di transizione verso un mondo decarbonizzato.
Il convegno di Rimini del 22 marzo è stata un’occasione per approfondire la riflessione sui metodi con cui affrontare questi temi. La transizione e il progresso non possono essere altro che la risultante dei processi di ricerca che necessitano di tempi, anche lunghi, per compiere salti di qualità oggi necessari alla nostra industria. Il framework regolatorio che si sta delineando sulla base di scelte politiche soprattutto a livello comunitario che non condividiamo, in questo momento, sta cercando di imporre una visione altamente ideologizzata, sacrificando però l’importante relazione esistente tra tempistiche della ricerca e aumento della conoscenza necessario per traguardare la decarbonizzazione. Senza avere a disposizione maggiori conoscenze, non sarà possibile ottenere i risultati sperati.
Del resto, l’approccio che ha avuto la Commissione Europea nei confronti dell’energia dimostra come non si sia tenuto conto della capacità di spesa e della crescita di conoscenze tecniche necessarie per un’ottimizzazione delle risorse a disposizione. Sono infatti a rischio molti dei processi industriali che sarebbero necessari per realizzate il modello basato solo sull’elettrificazione. Qui, la disponibilità dei materiali necessari alla transizione è molto più a rischio che lo stesso approvvigionamento delle risorse energetiche per i mercati di cui ci occupiamo direttamente. Ecco, quindi, che quando si ideologizzano le scelte industriali di lungo periodo, si rischia di andare in contraddizione con sé stessi. Risulta importante delineare un processo di decarbonizzare che tenga in considerazione tutte le soluzioni energetiche che la ricerca scientifica ci offre attraverso anche una maggiore consapevolezza dei costi sociali, ambientali ed economici che le diverse scelte comportano e con un’attenzione particolare alle fonti di energia che possono garantire un processo di decarbonizzare (come ad esempio il gas) che possono già contare, nei settori del riscaldamento e automotive, di una rete infrastrutturale già pronta e disponibile per accogliere e veicolari le soluzioni bio e rinnovabili, abbattendo così i costi della decarbonizzazione.