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L’impatto della crisi bancaria sui mercati energetici

Il fallimento di Silicon Valley Bank negli USA ha generato diverse ripercussioni all’interno dei mercati finanziari, coinvolgendo anche alcuni segmenti del mercato energetico. La banca, caratterizzata da un elevato grado di concentrazione dei depositi da parte di venture capitalists,  ha investito le risorse finanziarie comprando titoli obbligazionari (treasuries) e mortgage backed securities a medio-lungo termine in un momento in cui i tassi di interesse ed i rendimenti erano molto bassi.

Come la crisi delle banche può favorire l’avvento del “Petroyuan”

Ha qualcosa a che fare con la crisi bancaria in Europa e negli Stati Uniti la decisione di tagliare la produzione petrolifera di 1,16 milioni di barili a partire da maggio, presa a sorpresa dai paesi produttori dell’OpecPlus domenica scorsa? Sembrerebbe proprio di no. Ma allargando la visuale possono intravedersi connessioni dai tratti inquietanti tra i due fatti apparentemente estranei uno all’altro.

CCS for Energy Security and Net Zero: allowing effective use of fossil fuels and biomass

Carbon capture and storage (CCS) deployment plans need to be developed with a greater emphasis on CCS’s essential role in allowing effective use of gas, coal, and other fuels such as biomass and waste in delivering energy security.  ‘Effective’ can be summarised as getting the maximum value out of the minimum fossil fuel use and also progressively expanding the amount of CCS applied to that fossil fuel use to 100%, via direct capture at source or recapture from the atmosphere, in order to get net zero GHG emissions by 2050.

The Inflation Reduction Act and US CCS Projects and Development

Carbon capture and storage (CCS) deployment continues to grow worldwide. There is international agreement that CCS (an integrated suite of proven technologies that can prevent large quantities of CO2 from being released into the atmosphere) is vital for meeting global climate and energy goals. CCS is a crucial climate mitigation tool for hard-to-decarbonize sectors such as cement, steel, and fertilizer. International policies are providing incentives for spurring CCS deployment. Nowhere is this more evident than in the United States (U.S.) In August 2022 U.S. enacted the  Inflation Reduction Act of 2022 (IRA or Act). The IRA includes a historic investment of $369 billion in climate and energy funding and enhancements to the Internal Revenue Service (IRS) § 45Q tax credit for CCS.

Northern Lights il primo esempio in Europa di commercializzazione delle attività di CCS

Northern Lights costituisce il segmento di trasporto e stoccaggio dell’anidride carbonica in seno al progetto Longship, primo al mondo ad integrare tutta la catena del valore della CCS (cattura, trasporto e stoccaggio della CO2) su scala industriale, nonché il culmine degli sforzi del governo norvegese nel campo del contrasto ai cambiamenti climatici e nel raggiungimento degli obiettivi degli accordi di Parigi.

L’Inflaction Reduction Act e i progetti CCS negli USA

La tecnologia di  cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) continua a crescere in tutto il mondo. Ormai è unanime la posizione secondo cui la CCS (intesa come un insieme di tecnologie collaudate in grado di impedire il rilascio di grandi quantità di CO2 nell'atmosfera) sia prioritaria per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici globali oltre che uno strumento fondamentale per la riduzione delle emissioni di quei settori difficili da decarbonizzare come cemento, acciaio e fertilizzanti.

Sicurezza energetica e il net zero: la CCS e un utilizzo efficace di combustibili fossili e biomasse

Sviluppare la tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) significa consentire l’impiego di gas, carbone e altri combustibili - come la biomassa e i rifiuti- così da garantire una maggiore sicurezza energetica. Il principio che sta alla base di una misura efficace è quello di ottenere il massimo dall’utilizzo dei combustibili fossili, il cui uso, in un’ottica di net zero, deve essere comunque ridotto al minimo, e per farlo occorre ricorrere anche alla tecnologia CCS che consente di catturare direttamente alla fonte la CO2 o di ricatturarla dall’aria al fine di azzerarne le emissioni entro il 2050.

Minerali critici in Italia e in Europa: bisogna pur partire

Che l’Europa e l’Italia possiedano sul loro territorio minerali critici è noto. Non altrettanto scontato è che tali prodotti possano essere utilizzabili con facilità. Richiedono infatti un processo di lavorazione ad elevato impatto ambientale, difficilmente compatibile con le normative ambientali del Vecchio Continente. Questo però non vuol dire che di queste risorse si debba fare a meno. Bisogna sfruttarle sì, ma  secondo un nuovo approccio che coniughi attività estrattiva e recupero ambientale. Per farlo serve acquisire expertise e know how che ci consentano di competere veramente con gli altri player internazionali. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Corrado Baccani Esperto di Attività Minerarie, Past board member di Assorisorse

Per Geijer: tra realtà e prospettive

L’annuncio della scoperta del giacimento di Per Geijer nel mese di gennaio è stata connotata, a nostro avviso, da un eccesso di comunicazione mediatica che ha confuso realtà scientifiche e prospettive concrete sulle potenzialità di sviluppo di una supply chain europea delle terre rare. Probabilmente l’opportunità di avere l’attenzione mediatica concentrata sul lancio inaugurale di un satellite dal Centro spaziale di Esrange, a soli 40 km da Kiruna, ha fatto pensare ai dirigenti di LKAB che questa era un'opportunità unica per mettere Kiruna sulla mappa globale delle terre rare.

Le mosse della Germania nella corsa globale all’oro bianco: il litio

Per decenni, due mondi separati sono sembrati coesistere pacificamente: quello delle commodities, dai metalli di base al grano passando per il gas naturale, e la politica internazionale. Per esempio – come ha mostrato nel suo fondamentale libro The World for Sale, Javier Blas – l’Unione Sovietica rappresentava un importante partner commerciale per l’Occidente anche durante i giorni più difficili della Guerra fredda. Con il crollo del Muro e la fine della rigida contrapposizione bipolare, le grandi multinazionali come Glencore, Vitol, Cargill si sono affermate come i principali trader globali delle materie prime, facendo immensi profitti in un mondo in rapida industrializzazione (pensiamo al super-ciclo inaugurato con l’ascesa della Cina) e in cui la collocazione geopolitica, per il mercato, sembrava ormai un fattore superfluo e lo Stato relegato ad un attore di secondo piano. 

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