On 7 October 2023, the EE-S1 submarine communications cable between Estonia and Sweden was damaged, with four of the six fiberoptic cable pairs destroyed. A couple of hours later on the same day, the natural gas pipeline Balticconnector between Estonia and Finland was cut and put out of use for six months, probably by the same ship.
I droni, tecnicamente noti come UAS (Unmanned Aerial Systems), sviluppati originariamente per scopi militari quali la sorveglianza, la prevenzione e la protezione di aree sensibili, hanno conosciuto nell’ultimo decennio una rapida espansione delle loro potenzialità anche in ambito civile.
Il 7 ottobre 2023, il cavo sottomarino EE-S1 che collega l’Estonia e la Svezia è stato danneggiato provocando la distruzione di quattro delle sei coppie di cavi in fibra ottica. Un paio di ore dopo, il gasdotto Balticconnector tra l’Estonia e la Finlandia è stato danneggiato e messo fuori uso per sei mesi, probabilmente dalla stessa nave.
Il 21 agosto scorso a Rimini è stato arrestato uno dei sabotatori ucraini coinvolti nell’esplosione del gasdotto Nord Stream nelle acque internazionali tra Svezia e Danimarca nel settembre 2022. Nei quasi tre anni trascorsi dal sabotaggio, il clima di insicurezza attorno alle infrastrutture critiche subacquee non ha accennato a diminuire, ma anzi ha visto un aggravamento progressivo.
L’arresto, avvenuto circa due settimane fa in provincia di Rimini, del cittadino ucraino Serhii Kuznietsov, accusato di essere l’organizzatore dell’operazione di sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nell’autunno 2022, ha riportato l’attenzione su un’infrastruttura energetica particolarmente controversa che, nel corso degli anni passati, non ha mancato di creare tensioni tra i principali paesi europei.
La disponibilità di regolari e sufficienti approvvigionamenti energetici rappresenta un fattore chiave nel garantire la condizione di sicurezza energetica delle nazioni, considerata la rilevanza economico-strategica che l’energia riveste per lo sviluppo e la crescita economica degli stati.
We all know the story: coal is dying, clean energy is thriving, and the future is wind turbines and solar panels as far as the eye can see. But someone forgot to send China the memo. In 2024, China consumed over 58% of the world’s coal— almost 40% more than the rest of the planet combined. That same year, its coal-fired power plants generated a staggering 5.828 TWh of electricity—far exceeded the entire electricity generation of the EU‑27, estimated at around 2,770 TWh from all sources.
Global coal demand and production hit record highs in 2024. Demand is expected to plateau through 2026, while production is projected to set another record in 2025 before declining in 2026. Coal trade volumes also reached new highs in 2024 and are forecast to fall in both 2025 and 2026. This is reflected in prices, which have eased to near marginal supply costs after the 2021–2022 spike.
Così come promesso durante la campagna elettorale, il Presidente Trump vuole ridare slancio a un comparto in passato colonna portante del sistema energetico nazionale, ma da anni ormai alle prese con una crisi strutturale e profonda: l’industria del carbone.
Quel che è storia è noto a tutti: il carbone va a dismettersi, l’energia pulita continua la sua corsa e il futuro è fatto di turbine eoliche e pannelli solari. Ma qualcuno ha dimenticato di notificare ciò alla Cina. Nel 2024, il Dragone Rosso ha consumato oltre il 58% del carbone mondiale, quasi il 40% in più rispetto al resto del pianeta messo insieme. Nello stesso anno, le sue centrali a carbone hanno generato l’incredibile quantità di 5.828 TWh di elettricità, superando di gran lunga l’intera produzione di elettricità dei 27 Paesi UE, stimata in circa 2.770 TWh.