Sono quasi due mesi che le importazioni di greggio via mare dalla Russia verso l’Unione Europea si sono ufficialmente interrotte (con l'eccezione della Bulgaria), mentre mancano pochi giorni all'entrata in vigore dell’embargo sulle importazioni di prodotti petroliferi. Il sistema di sanzioni limita anche l'uso di navi, assicurazioni e altri servizi dell'UE legati alle esportazioni di petrolio russo a terzi. I paesi del G-7 e altri partner stanno implementando simili misure.
L’impatto che le sanzioni ai prodotti petroliferi avranno sui noli dipende da tantissimi fattori, molti dei quali pressoché imponderabili. Ecco perché, le previsioni su come andrà il mercato cisterniero relativo al naviglio atto al trasporto di oil product dopo il prossimo 5 febbraio vanno valutate tenendo a mente la conclusione alla quale giungeva Doris Day cantando la celebre “Whatever will be, will be”. Ossia, the future is not ours to see. Però, se la sorte non provocherà eccessivi imprevisti e ci s’accontenta di ragionare in termini di trend, non è proprio vero che the future is not ours to see.
L’embargo petrolifero alla Russia si pone il duplice obiettivo di ridurre i ricavi petroliferi della Russia senza fermarne però le esportazioni, evenienza quest’ultima che avrebbe impatti di mercato indesiderati. Si tratta di due obiettivi difficili da conciliare, perché presuppongono la creazione di una situazione di mercato in cui la stessa commodity viene venduta a prezzi diversi in due segmenti distinti. I due segmenti verranno creati negando ai prodotti russi l’accesso al mercato dei paesi sanzionanti, nei quali continuerà ad essere praticato un prezzo di mercato.
È stato convertito in legge il decreto firmato dal governo – il cosiddetto Dl Priolo – che garantisce alla raffineria Isab di Priolo, in Sicilia, una rete di sicurezza (commissariamento e “continuità del lavoro” per stare alle parole della presidente del Consiglio Meloni nell’annunciare la misura) nel caso in cui le cose si mettessero troppo male. Il provvedimento, dopo l’ok del Senato, è stato approvato alla Camera.
“Il capo dello stato russo ci ha incaricati di adottare misure per soddisfare le esigenze delle nostre forze armate”. Esordiva così lo scorso settembre il Primo ministro russo Michail Vladimirovič Mišustin durante una riunione governativa sulle priorità del bilancio federale per il 2023. L’incontro, tenutosi come di consueto nella Casa Bianca di Mosca, aveva in realtà l’obiettivo non solo di definire una politica monetaria per l’anno a venire, ma anche di guardare alle misure necessarie allo sviluppo socioeconomico del Paese.
Confindustria Energia con il contributo delle Associazioni rappresentate (Assogasliquidi, Assorisorse, Elettricità Futura, Proxigas, unem), H2IT, Snam e Terna e con il supporto analitico di PwC Strategy&, ha elaborato la terza edizione dello Studio sulle Infrastrutture energetiche le cui analisi, avviate lo scorso anno nella cornice della ripresa post-Covid e della pubblicazione del Fit for 55, hanno avuto come priorità la ricerca di una convergenza tra obiettivi ambientali e di crescita economica, in un quadro di sostenibilità sociale.
La “Energy Technology Perspectives” è una serie di rapporti pubblicati dall’Agenzia Internazionale dell’Energia dedicata al tema della tecnologia nell’ambito della transizione energetica. In questa edizione, il rapporto propone un’analisi approfondita sul tema delle catene di approvvigionamento di sei tecnologie chiave per la decarbonizzazione del sistema energetico: (i) le tecnologie rinnovabili (solare fotovoltaico ed eolico), (ii) la produzione di idrogeno (elettrolizzatori e cattura di CO2), (iii) i veicoli elettrici, (iv) i veicoli pesanti ad idrogeno, (v) le pompe di calore e (vi) la produzione di idrocarburi sintetici. Per ogni tecnologia vengono identificate tre fasi distinte: (i) l’estrazione delle materie prime, (ii) la loro lavorazione e (iii) la produzione delle tecnologie.
La dimensione industriale del processo di decarbonizzazione viene sempre più narrata in termini strategici. Negli ultimi anni i maggiori attori statuali hanno iniziato a interpretare il controllo su filiere e tecnologie verdi come fattore di potenza e riduzione della vulnerabilità in un contesto geopolitico volatile. Se USA ed Europa mostrano in questo contesto importanti interessi comuni, permangono divergenze che riflettono interessi, principi e capacità.
In USA viene varato l’Inflation Reduction Act (IRA), un piano di 369 miliardi di dollari, che finanzia gli investimenti industriali nei settori dell'energia pulita (in particolare produzione di veicoli elettrici, batterie, pannelli solari, turbine eoliche) e riserva i crediti d’imposta a chi acquista prodotti green realizzati negli Stati Uniti.
La Commissione Europea risponde con Il Green Deal Industrial Plan, presentato al forum economico di Davos dalla Presidente von der Leyen. Il Piano sarà articolato in due provvedimenti: il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act. In entrambi i casi sono previste misure finalizzate a rendere competitivi gli investimenti industriali in produzioni coerenti con gli obiettivi europei di decarbonizzazione.
Due anni fa (11 gennaio 2021) ICE/TTF quotava il gas a poco più di 17 €/MWh. Il 22 dicembre dello stesso anno ha superato i 130. Una settimana prima dell’invasione dell’Ucraina (17 febbraio 2022) era tornato poco sopra i 64 Euro. L’invasione all’inizio lo fa salire ma non troppo. Poi il 3 Marzo schizza a quasi 133; si prende un breve riposo e poi (7 luglio) rischizza oltre i 180. Ad agosto più che schizzare esplode. Il 26 del mese segna 342,864. Poi comincia a scendere, con un piccolo rimbalzino (ma proprio piccolo) in coincidenza con l’esplosione di Nord Stream 1 e 2.