The world is edging towards a slow-paced energy transition, with fossil fuels remaining cheaper and more accessible than many lower-carbon alternatives. In Wood Mackenzie's base case, the world is on a 2.5°C pathway, with liquids demand slowly peaking early next decade around 106 million barrels per day (b/d) and gas a decade later at over 440 billion cubic feet per day (bcfd).
Il mondo si sta avviando verso una transizione energetica rallentata, caratterizzata da fonti fossili ancora a buon mercato e maggiormente accessibili rispetto ad altre alternative low-carbon. Nello scenario base di Wood Mackenzie, il mondo si trova su un percorso che porta ad un incremento delle temperature di 2,5°C, con una domanda di greggio e prodotti petroliferi che arriverà lentamente a toccare il picco di 106 mil bbl/g già all’inizio del prossimo decennio. Per il gas, invece, il picco di oltre 440 mld pc/g dovrebbe essere raggiunto nel corso del decennio 2030-2040.
Mentre in Europa si organizza il funerale del petrolio, il resto del mondo pensa ad investire per garantire i rifornimenti di petrolio per i prossimi decenni. La crescita della domanda di petrolio nel mondo sta avvenendo a ritmi elevati ed impensabili. Ha ormai superato il tetto dei 100 milioni di barili al giorno, assestandosi per il 2025 sui 105 milioni di barili al giorno. Riuscire a coprire questo livello di domanda richiederà investimenti finanziari enormi, sfide tecnologiche gigantesche, una ristrutturazione del settore della raffinazione, un ripensamento del mercato petrolifero internazionale.
Quando il Presidente Xi Jinping, dinanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2020, annunciò i dual carbon goals della Cina (picco di emissioni intorno al 2030 e neutralità climatica entro il 2060), ben pochi sembravano pronti a scommettere sulla fattibilità dei target della transizione energetica cinese.
Nonostante la gravissima crisi iniziata il 7 ottobre 2023, che ha investito l’intera regione mediorientale, per tutto il 2024 il prezzo del petrolio ha seguito una tendenza al ribasso, con una volatilità relativamente contenuta. Dopo aver toccato una punta massima sopra i 90 dollari al barile in aprile, la quotazione del Brent è scesa gradualmente fino alla fine dell’anno, come mostra il grafico.
Il 2024 è stato un anno relativamente tranquillo per il mercato del petrolio, con il prezzo dei principali greggi di riferimento che si è mosso in un intervallo compreso tra i 70 e i 90 dollari al barile, nonostante la perdurante instabilità geopolitica e la polarizzazione della globalizzazione in regionalismi sempre più definiti e contrapposti.
L’attuale scenario geopolitico, segnato dai conflitti in Ucraina ed in Palestina, oltre che dalla tensione nel Mar Rosso, sta influenzando le decisioni dei principali produttori di petrolio dell’OPEC+, provocando instabilità nei prezzi del mercato internazionale.
L’industria energetica della Libia è nuovamente ostaggio dei conflitti politici tra le due coalizioni rivali che da anni si contendono il controllo del paese e delle sue risorse. Da una parte, si trova il Governo di unità nazionale (GNU), con sede a Tripoli e guidato da Abdulhamid Dbeibah
Per il settore petrolifero statunitense, il 2024 si annuncia un altro anno favorevole, destinato – secondo le ultime stime dall’Energy Information Agency (EIA) - a infrangere anche i record toccati nel 2023. Secondo i dati forniti dall’EIA, nei primi sei mesi dell’anno, la produzione è oscillata fra il 12.554 bbl/g di gennaio e i 13.249 di aprile
Doveva essere l’estate dei prezzi superspike del petrolio e invece è stata l’estate del tonfo del Nikkei e dello scoppio della bolla sul carry trade dello yen. Prima di agosto erano in molti a prevedere che il prezzo del petrolio sarebbe salito oltre quota 90, spinto al rialzo dal consueto aumento della domanda estiva, dalla volontà dei paesi OpecPlus di tenere a freno la produzione e dai tamburi di guerra in Medio Oriente e Ucraina.