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Il reale impatto sul commercio della rischiosità nel Mar Rosso

Nel sentito comune esiste un inossidabile sillogismo: se il Medio Oriente va in ebollizione, le quotazioni dell’oro nero e dei noli esplodono. Invece, da oltre 100 giorni la Striscia di Gaza è un fuoco scoppiettante, ma il Brent nel corso dell’autunno è andato in discesa e dopo l’attacco di Gran Bretagna e Stati Uniti agli Houthi ha registrato solo un leggero, inevitabile, recupero.

L’impatto delle sanzioni su noli, rotte e navi cisterne

L’impatto che le sanzioni ai prodotti petroliferi avranno sui noli dipende da tantissimi fattori, molti dei quali pressoché imponderabili. Ecco perché, le previsioni su come andrà il mercato cisterniero relativo al naviglio atto al trasporto di oil product dopo il prossimo 5 febbraio vanno valutate tenendo a mente la conclusione alla quale giungeva Doris Day cantando la celebre “Whatever will be, will be”. Ossia, the future is not ours to see. Però, se la sorte non provocherà eccessivi imprevisti e ci s’accontenta di ragionare in termini di trend, non è proprio vero che the future is not ours to see.

Cosa grava sullo shipping di risorse energetiche?

Il legame tra le navi e il traffico di materiale energetico è strettissimo, giacché per mare viaggia una quantità impressionante di questo genere di cargo. È molto il gas naturale quotidianamente imbarcato sulle cosiddette LNG carriers, sebbene i metri cubi che finiscono a bordo di queste navi siano una frazione contenuta del metano, propano, ecc. internazionalmente commerciato, trattandosi d’idrocarburi principalmente trasferiti via condotta. Come pure è moltissimo il carbon fossile spedito via mare. Siamo, infatti, in questo caso di fronte a un bene fondamentale per il funzionamento tanto del settore siderurgico, quanto degli impianti alimentati a vapore. E quest’ultimi sono tuttora parecchio diffusi. Particolarmente, in Asia, la quale è un’area largamente dipendente dalla lignite, dalla litantrace, ecc. recuperabile in Australia, in Sud Africa e in Russia.

L’intreccio tra il canale di Suez e il petrolio

Il Canale di Suez ha un secolo e mezzo di vita. Quindi, come tutte le opere dell’uomo, ha mutato nel tempo tanto la sua funzione, quanto la sua collocazione nell’immaginario collettivo. Del resto, un vecchio proverbio francese non ammonisce forse: tout casse, tout passe, tout lasse…? Così, solo il pandemonio generato dal recente incaglio della mastodontica “Ever Given”, avvenuto a circa un miglio dopo l’accesso attraverso la Bocca Sud, ha reso di dominio pubblico che questa via d’acqua artificiale è ormai un’arteria fondamentale per il traffico svolto a mezzo di navi portacontenitori ancor più che per quello coinvolgente le petroliere.

Esportazioni di gas: dove guardano gli USA?

America first” significa anche lasciar la mano libera ai produttori americani di materie prime. Per quanto riguarda gli idrocarburi, è però difficile immaginare che la cresciuta produzione petrolifera statunitense giunga a dar corso a significative esportazioni via mare di crude oil, anche se il fracking ha in pratica già consentito allo zio Sam di rinvenire un Kuwait in casa.

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