La strategia di decarbonizzazione dell’UE si regge su tre pilastri fondamentali: la riduzione dei consumi energetici; l’elettrificazione dei consumi “efficienti” con elettricità rinnovabile; l’impiego di molecole a bassa intensità carbonica in quei settori, cosiddetti hard-to-abate, ovvero alcuni comparti dell’industria pesante e trasporto pesante su strada a cui è imputabile il 25% circa delle emissioni complessive dell’Unione, in cui ad oggi l’elettrificazione non è possibile per motivi tecnici e/o economici.
Il gas naturale riveste un ruolo fondamentale nel bilancio energetico europeo: nel 2020 esso rappresentava il 25% dei consumi energetici primari e il 21% degli impieghi finali di energia nell’UE 27. Si tratta dell’unica fonte fossile la cui domanda è aumentata dal 1990, segnando un incremento del 31%, a fronte della generalizzata diminuzione dei consumi di petrolio (-21%) e di carbone (-63%) sostituiti da quelli di fonti rinnovabili e biocombustibili (+237%).
Sino ad oggi il gas naturale ha rappresentato l’input energetico primario nel settore residenziale in Europa con una quota del 32% sui consumi finali di energia seguito dall’elettricità (25%), dalle fonti rinnovabili (20%), dai prodotti petroliferi (12%), dal calore derivato (8%) e dai combustibili solidi (3%). Più in particolare, nell’UE 27, il gas naturale costituisce il 69% dei consumi energetici del settore residenziale in Olanda, il 52% di quelli italiani, il 49% di quelli ungheresi, il 42% di quelli imputabili al settore residenziale in Belgio e il 39% di quelli tedeschi.