Nell’ultimo anno la guerra in Ucraina ha messo in evidenza quanto critica possa essere la dipendenza dell’Italia da materie prime ed energia. Per questo promuovere e incentivare la diffusione di un gas rinnovabile e a basse emissioni di carbonio, oltre che con elevata disponibilità, come il biometano è diventato quanto mai necessario. 

Il biometano è un biocarburante avanzato con qualità del tutto simili a quelle del gas naturale che può essere immesso in rete ed utilizzato per il riscaldamento, la cottura dei cibi e l’autotrazione. Esso si ottiene dalla raffinazione (upgrading) del biogas, ovvero da una miscela di gas (prevalentemente metano, poi anidride carbonica e azoto) prodotti dalla digestione anaerobica di biomasse – quali scarti agro-forestali, colture dedicate, liquami zootecnici, scarti della lavorazione agroindustriale, rifiuti organici urbani – ad opera di batteri detti metanigeni.

Le prospettive di produzione del biometano da rifiuti organici in Italia sono molte ampie, così illustrato lo scorso marzo all’evento “Biometano da Rifiuti Organici: una filiera innovativa per l’economia circolare” promosso dal Consorzio Italiano Compostatori, un’organizzazione senza fini di lucro che si occupa di promuovere e valorizzare le attività di riciclo di rifiuti e sottoprodotti a matrice organica e ha come finalità la produzione di compost, fertilizzanti organici e biometano.

Il nostro paese, infatti, potrebbe traguardare la soglia di 1 mld di mc di biometano da rifiuti organici entro il 2030, passando per un obiettivo intermedio di 300 milioni di mc di biometano al 2025, grazie agli incentivi e all’implementazione delle misure del PNRR dedicate al settore. Incentivi che consentiranno di procedere e finalizzare la realizzazione ex novo o l’ammodernamento di oltre 50 impianti di produzione di compost e biometano da frazione organica proveniente dalle raccolte differenziate.

 Il miliardo di mc di biometano e biogas ottenuto da FORSU andrebbe a contribuire - insieme al biometano e biogas ottenuto in agricoltura che al 2030 potrebbe toccare i 6,5 miliardi di mc - al piano REPowerEU, che ha come obiettivo proprio aumentare la produzione e l’uso annuale di biometano sostenibile fino a 35 miliardi di m3 entro il 2030. Per aumentare la capacità di produzione di biogas nell'UE e promuovere la conversione in biometano, si stima che in questo arco temporale serviranno investimenti dell'ordine di 37 miliardi di euro.

Si tratta di un obiettivo molto ambizioso da raggiungere con un percorso graduale e con una crescita progressiva, e con una mole di impegno significativa. I dati forniti dal CIC danno contezza del percorso da intraprendere.

 Nel 2021, sono state 8,3 milioni le tonnellate di rifiuti organici (umido, verde, fanghi e altro) trattati in Italia, di cui 7,3 milioni di tonnellate provenienti dalla raccolta differenziata (125,2 Kg/ab/anno). In particolare, in Emilia Romagna sono stati raccolti in modo differenziato circa 180 kg/abitante di rifiuto organico.

Nonostante la regione con valori più bassi sia la Liguria, le analisi del CIC mostrano come sia necessario  continuare a lavorare soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud, considerando che Lazio, Sicilia, Calabria, Molise e Basilicata mostrano una RD media pro capite tra gli 80 e i 100 kg. Ad ogni modo, è notevole il salto fatto negli ultimi 10 anni: tali regioni infatti mostravano una RD media pro capite di massimo 25 kg/ab/anno.

 In Italia il riciclo dei rifiuti organici è affidato a 356 impianti di trattamento biologico. 293 sono impianti di compostaggio che producono Compost utilizzato in agricoltura e nel florovivaismo: a fronte di una capacità autorizzata di 6.198.000 tonnellate l’anno, registrano un trattamento di 4.008.000 t/anno. Gli impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio, che producono Compost e Biogas, sono invece 63: si stima una capacità autorizzata di 5.109.000 t/anno, mentre il rifiuto trattato nel 2021 è stato di 4.299.000 t/anno.

 Dalla trasformazione dei rifiuti a matrice organica, sono state ottenuti circa 2,1 milioni di tonnellate di compost, fertilizzante organico che, restituito alla terra, nutre il suolo e aiuta a contrastare il cambiamento climatico: ha infatti contribuito a stoccare nel terreno circa 600.000 t di sostanza organica, risparmiando 3,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno rispetto all’avvio in discarica.

 Inoltre, sono stati ottenuti 406 milioni di mc di biogas, valorizzati mediante la produzione di circa 440 GWh di energia elettrica, 125 GWh di energia termica, e 136 milioni di metri cubi di biometano, utilizzabile sia per l’immissione in rete che per l’autotrazione, con l’obiettivo di ridurre il ricorso alle fonti fossili.

 Guardando al breve-medio periodo (2023-2025), si prevede un completamento delle necessità territoriali in gran parte delle regioni italiane e  un’ulteriore crescita delle raccolte differenziate del rifiuto organico e per fare questo serve un ulteriore sforzo in alcune aree del Paese. L’impiantistica dedicata al trattamento è in gran parte già realizzata o di imminente completamento, non solo al Nord ma anche nel Centro e Sud ItaliaNel dettaglio, con una raccolta differenziata a regime in tutta Italia e considerando l’andamento complessivo della popolazione residente, secondo le stime del CIC, il Paese nel 2025 potrebbe arrivare a raccogliere 9 milioni di tonnellate di rifiuto organico l’anno, ovvero 153 kg/ab/anno. Ad oggi l’autosufficienza impiantistica è garantita, ma per traguardare i nuovi obiettivi sarà necessario incrementare gli impianti.

In uno scenario di questo tipo, il settore del biowaste toccherà quota 13.000 addetti, generando circa 2,5 mld € di indotto. Il CIC supporta l’incremento degli impianti integrati, ovvero di quelli che contemplano la produzione di biometano e compost, energia e materia. Serve poi porre sempre l’attenzione non tanto alle quantità ma anche alla qualità del rifiuto organico raccolto in modo differenziato. Solo un ingrediente di elevata qualità (per esempio un umido con poche impurità) può garantire un sistema efficiente e sostenibile e soprattutto rese energetiche elevate, nonché generare prodotti di qualità.

L'introduzione di nuove forme di incentivazione per il biometano, come le Procedure Applicative approvate dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e pubblicate dal GSE che dettagliano le modalità per il rilascio della qualifica e per la determinazione e il riconoscimento degli incentivi ai produttori di biometano e di altri biocarburanti avanzati diversi dal biometano, accompagnato da misure per incrementare la raccolta e la qualità del rifiuto raccolto, è senza dubbio un’opportunità per far accrescere la competitività delle aziende associate al CIC e per poter offrire il proprio contributo alla conservazione delle risorse naturali, per perseguire la sicurezza energetica nazionale e per promuovere uno sviluppo sostenibile a livello ambientale, sociale ed economico.