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FONTI FOSSILI | 141 ARTICOLI

La raffinazione europea tra concorrenza (esterna) e target climatici (interni)

Di fronte a un mercato interno in declino e all'aumento delle importazioni di prodotti provenienti da raffinerie di ultima generazione, il settore della raffinazione europea potrebbe correre un rischio concreto sul medio termine. E se il nemico per le raffinerie dell'UE è costituito dalla concorrenza (specie extra-UE), vale rilevare come alcune di esse si sono adattate al contesto internazionale, mentre altre sono rimaste in gran parte legate all’ambiente locale.

Per svecchiare il parco auto non basta schioccare le dita

La situazione italiana è paradossale: le amministrazioni locali e lo stesso governo sanno bene (o almeno si spera) che il parco veicoli del Paese è giunto da anni al capolinea. Per tutta risposta, invece di pensare a provvedimenti capaci di favorire nel più breve tempo possibile la sostituzione delle autovetture più datate, quindi maggiormente inquinanti e per nulla sicure, le istituzioni ricorrono a iniziative dettate dalla pura ideologia, senza tenere conto delle reali esigenze del mercato ma, soprattutto, della salute pubblica.

Verso i biocarburanti avanzati: il punto di vista di un operatore

Il futuro dell’energia è nei biocarburanti avanzati. Ma la transizione è un cammino complesso, che ha preso avvio grazie ai biocarburanti convenzionali e promette di dare un valore importante anche alle rinnovabili di prima generazione. Il motivo è semplice: per garantire la tenuta economica del sistema ed il passaggio a prodotti energetici più evoluti, abbiamo bisogno di tutelare l’impegno delle aziende italiane del biodiesel, che ci ha consentito di aprire le finestre verso l’innovazione e di raggiungere risultati che, vent’anni fa, sembravano impensabili. 

Gas in the draft Integrated National Energy and Climate plans: examples from The Netherlands, Romania and Denmark

This article analyses the role of gas in the energy transition in Romania, the Netherlands and Denmark as set out in their draft National Energy and Climate Plans (NECPs). Each of the three countries takes a very different approach to the energy transition and the role of gas within it. It remains to be seen how these different pathways add up to the clear trend set out in the European Commission’s proposed EU long-term vision, in the context of increasingly connected European markets and infrastructures. 

In the Commission’s strategic vision for a climate neutral Europe by 2050, all the scenarios expects gas consumption to stall or significantly reduce by 2030, reaching a share of 3-4% in 2050 – driven by climate policy, cuts in energy demand and increasingly competitive renewable energy.  While national pathways will differ, this highlights the risk of investing in a new gas infrastructure which, due to lifetimes of often over 60 years, could soon lose its value if a 2030-only perspective is taken.

Il ruolo del gas nei piani nazionali per energia e clima: esempi dall’Olanda, Romania e Danimarca

Nei piani nazionali per l’energia (PNEC) e il clima i paesi europei assegnano al gas un ruolo diverso: si passa da casi in cui questa fonte è l’attore protagonista ad altri in cui la sua presenza è più marginale.

Questo articolo si propone di analizzare nello specifico tre paesi: Olanda, Romania e Danimarca, ognuno dei quali presenta un approccio molto diverso alla transizione energetica e al ruolo conferito al gas in tale processo.  Interessante sarà vedere in che modo questi diversi percorsi si allineino o meno con la visione climatica a lungo termine proposta dalla Commissione europea, nel contesto di mercati e infrastrutture energetiche sempre più connesse in Europa.

Il PNIEC e il gas, attore presente …a malincuore!

La quasi totalità degli scenari energetici predisposti da organismi internazionali e centri di ricerca prevedono al 2040 un ruolo crescente del gas naturale nel mix del fabbisogno: all’interno di questo dato si confrontano dinamiche assai diverse che, in particolare, vedono la Cina come consumatore con un sensibile tasso di crescita e l’Unione Europea con una diminuzione moderata, ad eccezione di scenari di rapida transizione verso la decarbonizzazione, dove la riduzione dei consumi di gas naturale appare più pronunciata.

Il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima), con un orizzonte temporale al 2030, riconosce un ruolo rilevante al gas, pur con una contrazione dei consumi di circa il 20% rispetto al 2017. Contrazione innestata con una previsione, assai ottimistica, di compensazione della quota di generazione elettrica a carbone (32 TWh nel 2017) interamente con quella rinnovabile (prevalentemente solare ed eolica).

Gas liquefatti: piena legalità e rispetto dell’ambiente

I dati di mercato. Il fabbisogno di GPL nel 2018 è stato stimato dal Ministero per lo Sviluppo Economico in 3.267.000 ton. (dati ancora provvisori), equamente distribuiti tra uso combustione e uso autotrazione. Rispetto ai consumi registrati nel 2017 si è rilevata una lieve flessione (-2,8%) nell’impiego del GPL che ha coinvolto entrambi gli ambiti di utilizzo. Anche per quanto riguarda l’immatricolazione di nuovi veicoli si registra una leggera diminuzione delle auto dotate già in fase di realizzazione del doppio sistema di alimentazione (- 3,5%), in linea con l’andamento del mercato dell’auto, mentre per i veicoli convertiti  si conferma il trend negativo caratterizzante gli ultimi anni (-18,9% rispetto al 2017), fenomeno che risulta incoerente con la necessità di ridurre l’inquinamento  dell’aria del nostro Paese considerati i benefici ambientali che si avrebbero dotando un parco auto più “datato” con un sistema di propulsione a GPL.

I rischi della stretta sugli investimenti upstream

L’attività di ricerca di idrocarburi può essere molto remunerativa quando ha successo e può colpirti rovinosamente quando fallisce. Per quanto banale, questa frase va tenuta presente prima di fare qualche considerazione su come siano cambiati gli investimenti upstream negli ultimi anni. Dopo la consistente frenata dei due anni precedenti, -24% nel 2015 e -28% nel 2016, nel 2017 gli investimenti mondiali nel settore Oil&Gas sono cresciuti di un timido 4% a 390 miliardi di dollari, secondo IFP Energies Nouvelles, a 450 miliardi di dollari, secondo l’AIE. Quest’ultima si spinge a stimare che nel 2018 gli investimenti upstream siano saliti un altro pò: +5% a 472 miliardi di dollari in termini nominali.

La dimensione sociale dell’Oil&Gas in Italia

Leggendo i dati forniti da Assomineraria riguardanti il quadro nazionale del settore Oil&Gas è chiaro quanto sia determinante il suo impatto sull’economia italiana e, di conseguenza, sul benessere dei territori e dei cittadini. Queste le cifre, che non hanno bisogno di interpretazioni per dimostrare un fatto evidente: è un’attività che nel 2017 ha messo in archivio 3,3 miliardi di fatturato ‘diretto’ a cui si aggiungono 20 miliardi del ‘parapetrolifero’ italiano nel mondo.

Petrolio e gas made in Italy: identikit di un settore ancora fondamentale

Presidente, il nuovo World Energy Outlook 2018 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia continua ad assegnare un posto rilevante a petrolio e gas nel mix energetico mondiale al 2040, rispettivamente del 28% e del 25% contro il 32% e il 22% di oggi.  Quali sono a suo avviso le ragioni che rendono difficile scalzare il ruolo dominante di petrolio e gas?

Per rispondere a questa domanda occorre innanzitutto identificare in maniera chiara gli obiettivi in campo energetico. La lotta al cambiamento climatico e l’accesso alle risorse energetiche in maniera efficiente e sostenibile da parte di tutti rappresentano i due target più importanti, strettamente legati tra loro. La riduzione delle emissioni di gas serra, in particolare della CO2, richiede azioni urgenti al fine di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C come declinato nell’Accordo di Parigi (COP21).

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