Il futuro dell’energia è nei biocarburanti avanzati. Ma la transizione è un cammino complesso, che ha preso avvio grazie ai biocarburanti convenzionali e promette di dare un valore importante anche alle rinnovabili di prima generazione. Il motivo è semplice: per garantire la tenuta economica del sistema ed il passaggio a prodotti energetici più evoluti, abbiamo bisogno di tutelare l’impegno delle aziende italiane del biodiesel, che ci ha consentito di aprire le finestre verso l’innovazione e di raggiungere risultati che, vent’anni fa, sembravano impensabili. Basti pensare che, nel 2017, la quota complessiva di consumi finali lordi da fonti alternative si è attestata sul 18,3%, superando con largo anticipo l’obiettivo già previsto per il 2020 dalla RED (17%). Un dato molto positivo, conquistato in buona parte grazie agli operatori del biodiesel.

I maggiori produttori di biodiesel, in termini assoluti, sono gli Stati Uniti ed il Brasile, mentre i maggiori consumatori sono il Brasile e l’Europa. Va poi ricordato che il comparto economico più energivoro in assoluto, quello dei trasporti, attualmente sfrutta nella quasi totalità dei casi combustibili liquidi e vede il continuo sviluppo della mobilità elettrica. In questa “guerra” tra colossi energetici, il mercato italiano appare più consistente di quanto si possa pensare: l’intero comparto può contare su una capacità produttiva di 1,6 milioni di tonnellate e occupa quasi duemila addetti. Nel complesso, la domanda italiana di biodiesel è pari a oltre 2 milioni di tonnellate.

Vale la pena sottolineare che, proprio nel biodiesel, l’Italia ha avuto un ruolo pionieristico in Europa, ponendo sempre grande attenzione alle energie rinnovabili ed al loro sviluppo.

Lato produzione spicca il Gruppo Musim Mas, leader mondiale nella produzione dell’olio di palma, per uso alimentare ed energetico. Il Gruppo è presente sul territorio italiano da oltre dieci anni, inizialmente in modo indiretto attraverso la commercializzazione di materia prima e prodotti finiti; successivamente in modo diretto grazie all’acquisto di un impianto di biodiesel nell’area di Livorno avvenuto nel 2012, poi successivamente oggetto di revamping per renderlo adeguato a produrre biodiesel avanzato e permettergli di essere sempre più in linea con le nuove esigenze del mercato italiano ed europeo. Musim Mas è inoltre presente con altri impianti di biodiesel in Spagna ed è il primo produttore europeo di biocarburanti, capace di processare diverse tipologie di materie prime avanzate e double counting. Il Gruppo ha fatto della sostenibilità il suo punto di forza, ottenendo certificazioni in tutta la filiera di produzione.

Con la Direttiva Iluc e la nuova RED II (Direttiva 2018/2001/UE), l’Unione Europea favorisce i biocarburanti avanzati, emarginando progressivamente quelli di prima generazione, come i prodotti di origine agricola. A livello internazionale, la tendenza è analoga.

Il Gruppo Musim Mas, nell’intero ciclo produttivo dell’olio di palma, dà nuova vita agli scarti/residui; alcuni di questi fanno parte dell’allegato IX della direttiva ILUC e vengono lavorati nello stabilimento di Livorno. In un’ottica di produzione sostenibile però, tutti i processi sono efficientati ed ottimizzati per recuperare fin da subito gli scarti/sottoprodotti. Il nostro obiettivo è quello di creare un ciclo di produzione che preveda il riutilizzo e la valorizzazione di tutti gli scarti, in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2.

Tuttavia, secondo stime di vari osservatori, occorreranno altri 20 anni per garantire il definitivo passaggio verso gli advanced biofuels. Ecco perché, sia in ambito aziendale che attraverso il Gruppo Biodiesel di ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, il settore ritiene necessario puntare ancora sul biodiesel, tutelando gli investimenti realizzati dalle aziende.

La scelta a favore dei biocarburanti avanzati, infatti, implica ingenti risorse per il loro sviluppo ed implementazione: molti sono ancora in una fase di studio ed il rapporto costi-benefici è ben lungi dall’essere ottimale. In un quadro ancora in via di definizione, è fondamentale che il sistema economico, non soltanto italiano, ma europeo ed internazionale, possa contare su un’effettiva diversificazione dell’approvvigionamento energetico. Il biodiesel, e più in generale i biocarburanti, rivestiranno un ruolo chiave.

Il contributo di queste fonti può inoltre essere importante anche in termini di contenimento delle emissioni di CO2 se solo venisse riconosciuto a livello europeo anche il risparmio di anidride carbonica associato all’utilizzo di materia prima rinnovabile.

Ben due studi condotti da società specializzate - Ricardo ed Aeris Europe - dimostrano la valenza ecologica dei veicoli diesel di ultima generazione, con emissioni prossime allo zero sia di PM che di NOx. Inoltre, se si considera l’intero ciclo di vita, le vetture diesel Euro 6 presentano un bilancio emissivo equivalente a quello delle vetture elettriche.  

In questo quadro, anche se gli obiettivi sono ampiamente condivisibili, il Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC) desta numerose perplessità nell’intero comparto. I biocarburanti potrebbero infatti conquistarsi nuovi spazi di sviluppo e consumo; ma se davvero si intende decarbonizzare il settore trasporti, è necessario tener conto del contributo di tutti i biofuel, proprio come stabilito nella RED II, senza limitazioni connesse alle materie prime. In sintesi, in un'ottica di neutralità tecnologica.

Discorso a parte merita il biometano, oggetto di uno specifico decreto che ne incentiva l’utilizzo e che può rappresentare un valido complemento per il raggiungimento degli obiettivi ambientali.

Dato il contesto e gli obiettivi verso cui si tende è di fondamentale importanza che il settore dei biocarburanti venga messo nelle condizioni di voler e poter investire, in primis potendo contare su un quadro normativo chiaro e certo. È questa la strada maestra per riuscire ad approdare, dopo un’attenta navigazione, all’impiego efficiente di biocarburanti avanzati.