Right on time before the Winter season break, the European institutions just finalized what in Brussels is called the institutional transition, meant as the renewal of the European Parliament, the leadership of the European Commission and the presidency of the European Council.
Il treno della transizione viaggia (ben) più lentamente del previsto e il percorso per arrivare alla neutralità climatica appare più tortuoso e in salita, con gli affollati vagoni di coda – quelli del trasporto stradale – che sembrano rallentare l’intero convoglio.
L'Unione Europea si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Un contribuito importante al raggiungimento di questo obiettivo viene dalla riduzione delle emissioni di gas serra prodotte dal trasporto stradale. A partire dal 2035, per esempio, è stato statuito che solo le autovetture e i veicoli commerciali leggeri che non producono emissioni di gas serra potranno essere registrati come veicoli nuovi.
Come ogni cinque anni dal 1979, l'agenda dell'Unione Europea (UE) è stata segnata nel 2024 da un cambio politico, iniziato a giugno con le elezioni europee e concluso a novembre con il voto del Parlamento Europeo e la decisione del Consiglio Europeo di approvare la nuova Commissione Europea.
Poco prima della pausa invernale, le istituzioni europee hanno finalizzato quella che a Bruxelles viene chiamata la transizione istituzionale, che riguarda il rinnovo del Parlamento Europeo, la leadership della Commissione Europea e la presidenza del Consiglio Europeo.
Non senza difficoltà, il secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea è ufficialmente iniziato. Ora, le aspettative sono alte per l'adozione di provvedimenti chiave, tra cui il tanto atteso Clean Industrial Act.
Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, si incoraggiano i paesi in via di sviluppo ad abbandonare i combustibili fossili, a evitare l'ulteriore sviluppo degli idrocarburi e a implementare soluzioni energetiche pulite per le loro economie.
Dall’11 al 22 novembre, l’Azerbaigian ha ospitato la COP29, il più importante summit climatico annuale organizzato dalle Nazioni Unite. In questo frangente, l'attenzione globale si è rivolta a Baku, capitale di un Paese tradizionalmente noto per le sue ricche riserve di petrolio e gas e che, negli ultimi anni, sta cercando di assumere un nuovo ruolo di leader nella sostenibilità e nelle energie rinnovabili nella regione del Caspio
Con l’appena conclusasi COP29 a Baku, il mondo ha guardato nuovamente al summit che annualmente può segnare una svolta nelle politiche climatiche globali. Tra i risultati raggiunti, in sintesi, le nazioni sviluppate hanno concordato di canalizzare almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 verso i paesi in via di sviluppo per affrontare il cambiamento climatico; questo quello che è stato denominato New Collective Quantified Goal (NCQG).
Nell'eterno ritorno dei temi immortali delle COP - la messa al bando dei combustibili fossili, mai più centrali a carbone, fondi ai paesi poveri per sostenere la mitigazione e l'adattamento, target più ambiziosi, stop ai sussidi per i fossili, crediti di carbonio, deadline di vario genere - due sembrano essere stati quelli rilevanti nella conferenza di Baku.