Con la sigla carbon capture, utilisation and storage (CCUS) si descrivono una serie di tecnologie per catturare la CO2 che altrimenti sarebbe emessa nel corso di un qualsiasi processo. La CO2 è sia utilizzata nella produzione di prodotti con un valore aggiunto oppure stoccata nel lungo periodo per prevenire il suo rilascio nell’atmosfera. Ad oggi, nonostante gli ingenti sforzi fatti nei processi di decarbonizzazione, non siamo ancora capaci di raggiungere l’obiettivo net zero, nei tempi previsti (metà secolo), senza la cattura di volumi importanti di emissioni di CO2 in tre segmenti principali:
- La cattura e stoccaggio di CO2 fossile nei processi industriali, e in particolare in quelli dove essa è intrinseca al processo e non tanto all’energia utilizzata dal processo stesso. Questo segmento include anche i materiali di base per la manifattura, come cemento, acciaio e fertilizzanti.
- La cattura e stoccaggio di CO2 biogenetica/atmosferica per rimuovere la stessa in un processo conosciuto come carbon dioxide removal (CDR), compensando così le emissioni rilasciate in altre parti dell’economia.
- La cattura e utilizzazione di CO2 per la produzione di e-fuels a basso impatto carbonico grazie alla combinazione con l’idrogeno. Il che consentirebbe la sostituzione dei combustibili fossili, contribuendo alla decarbonizzazione del settore dei trasporti.
La cattura del carbonio non è in sé un’idea particolarmente innovativa. Nei settori della petrolchimica e dei fertilizzanti - industrie con importanti processi chimici - questa operazione è in corso da decenni, sia nel Regno Unito che nel resto del mondo.
Il Regno Unito ha, infatti, una lunga storia dell’industria CCUS, con il governo ben predisposto a ottenere vantaggi dallo stoccaggio di CO2 nel Mare del Nord. L’ambizione del paese è quella di catturare sino a 20-30 milioni di tonnellate di CO2 all’anno entro il 2030, e almeno 50 milioni di tonnellate entro il 2035. Nel corso degli ultimi 20 anni, il governo ha avviato molteplici iniziative per lo sviluppo di questa industria, eppure, nonostante il forte desiderio dell’esecutivo e quello dei partner industriali, ad oggi risultati concreti non sono tangibili.
Nel maggio del 2021, il governo britannico ha lanciato incentivi mirati per il supporto su larga scala di tecnologia CCUS, con l’obiettivo di fare avanzare progetti predisposti alla cattura, trasporto e stoccaggio, definiti cluster. Lo sviluppo dei primi due cluster è atteso già per la metà di questo decennio (Track 1 cluster), mentre altri due sono previsti per la fine del decennio (Track 2 cluster). Per l’avanzamento del Track 1 cluster si attende una decisione finale d’investimento già nel corso del 2024.
I progetti previsti nel Track 1 cluster sono:
1) HyNet cluster, ubicato nell’area della baia di Liverpool, nel Nord ovest dell’Inghilterra, che fa capo a Eni e prevede di catturare e stoccare all’incirca 4,5 milioni di tonnellate di CO2 per anno nella prima fase e sino a 10 milioni di tonnellate dopo il 2030.
2) La East Coast cluster nella area attorno a Teesside, nel Nordest dell’Inghilterra. Ci si attende che il progetto, guidato da Bp, Equinor e TotalEnergies, catturi sino a 23 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2035.
Dal canto suo, il governo del Regno Unito sta stanziando finanziamenti significativi per il programma di sviluppo dei cluster: sono, infatti, disponibili vari programmi di supporto alla fase di sviluppo oltre a 2 principali fonti di finanziamento:
• Il Fondo per le infrastrutture CCS (CCS Infrastructure Fund- CIF) da 1 miliardo di sterline (pari a 1,2 miliardi di euro), che sosterrà principalmente le spese in conto capitale per le reti di trasporto e stoccaggio e per i progetti industriali di cattura del carbonio;
• Dei meccanismi di supporto che garantiscono un profitto di lungo termine (tra i 10 -15 anni) per quei progetti che risultano idonei a seguito di gare o procedure di assegnazione indetti dal governo. In questo caso, l’ammontare allocato è pari a 19 miliardi di sterline (22 miliardi di euro).
Il sostegno finanziario offerto dovrebbe consentire al governo britannico di portare avanti progetti di cattura della CO2 in vari settori. Tra l’altro, i meccanismi stessi di supporto sono adattati alle specifiche esigenze di costo e di investimento di settori specifici. A partire da maggio 2024, vediamo l’implementazione di modelli di supporto alla cattura di CO2 per Power-CCUS, ovvero per i sistemi di cattura e stoccaggio applicati agli impianti di generazione elettrica, per CCUS applicata ai settori industriali (come cemento, prodotti chimici e raffinazione), trattamento dei rifiuti, idrogeno a basse emissioni di carbonio e rimozione dei gas serra. Ciascuno di questi modelli di cattura ha suscitato l’interesse di una serie di attori industriali.
Una tale forma di incentivazione in UK oltre ad essere significativo per i capitali investiti, costituisce uno dei più grandi programmi di finanziamento per la CCUS nel mondo. Nel Regno Unito si ritiene necessario avviare l’industria CCUS al 2030 e superare una serie di barriere all’ingresso e fallimenti di mercato che attualmente esistono per questa tecnologia, sia a livello nazionale, ma più in generale a livello globale. La visione a lungo termine per il settore, tuttavia, è quella di una transizione verso un mercato competitivo in cui un ecosistema CCUS consolidato consenta al Regno Unito di raggiungere il Net zero, sostenuto principalmente dai prezzi del carbonio e dal beneplacito dell’opinione pubblica.
Fasi di mercato della CCUS
Ad oggi, comunque, il programma di sostegno ha avuto il merito di dare il via a una “vivace” industria CCUS nel Regno Unito: ora ci sono più di 100 milioni di progetti di cattura in fase di sviluppo incentrati su 13 potenziali hub di CO2 sparsi in tutta la Gran Bretagna. Il prossimo passo sarà quello di avviare i lavori per la realizzazione del primo ciclo di questi depositi di CO2, nonché di gasdotti e progetti di cattura fino alla fase di costruzione prevista per la fine del 2024. Se ciò accadrà, vedremo davvero il Regno Unito assumere nuovamente un ruolo di primo piano nella tecnologia CCUS in Europa e nel mondo.
L'articolo trae spunto da un webinar organizzato dal Centro Studi in Economia e Regolazione dei Servizi, dell'Industria e del Settore Pubblico
La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui