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A partire dal Dieselgate è cominciata una campagna di demonizzazione dei motori a gasolio: Parigi, Copenaghen, Stoccolma, Oslo e, forse, Roma hanno annunciato il divieto di circolazione per i veicoli diesel dal 2025. La Germania ha concesso maggiore autonomia ai comuni che ne vorranno limitare l’utilizzo; in Italia, Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna prevedono lo stop dei diesel Euro 4 a partire dal 2020. Insomma, stiamo assistendo alla fine di un’epoca? A che prezzo?
I vantaggi ambientali, l’efficienza e la flessibilità spingono l’utilizzo del gas naturale e del gas rinnovabile nelle aree urbane, che entro il 2040 concentreranno il 90% della crescita dei consumi a livello globale.
Il gas naturale è una fonte energetica essenziale per le nostre città. Dotato di una maggiore intensità di energia rispetto a carbone e petrolio, il gas è in grado di sostenere l'elevato fabbisogno di case e industrie contenendo allo stesso tempo l'inquinamento atmosferico, poiché produce livelli di biossido di zolfo e ossido di azoto sostanzialmente nulli, così come di particolato.
Professore, recentemente è stato emanato un comunicato stampa di Anie in cui si annuncia la nascita del Comitato Tecnico Scientifico dello Smart Metering Group. Ci può dire qual’è la finalità dello Smart Metering Group, ma soprattutto che cos’è esattamente uno “smart meter”?
Lo Smart Metering Group (www.smg-anie.it) è formato da un gruppo di esperti ed addetti ai lavori, costituito all’interno della Federazione ANIE (Federazione di Confindustria delle Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche).
L’evoluzione dei mercati energetici internazionali in questo anno ricco di sorprese sottolinea una sorta di crisi dei modelli interpretativi più accreditati. Gli accordi di Parigi del dicembre 2015 avevano dato la sensazione che il mondo avesse imboccato con decisione la strada di un abbandono delle fonti fossili a favore di una penetrazione a ritmi rapidissimi delle fonti rinnovabili in tutti i settori di utilizzo. I mezzi di comunicazione di massa, sotto la spinta di un’opinione pubblica sempre più preoccupata delle conseguenze dei cambiamenti climatici e di eventi catastrofici attribuibili all’impiego sconsiderato delle fonti fossili, hanno assecondato la fiducia nella possibilità di drastici cambiamenti del mix delle fonti utilizzate.
Il gas naturale rappresenta una risorsa storica per il nostro Paese, tant’è vero che l’Italia vanta un livello di copertura infrastrutturale tra i più alti in Europa, con 295.000 km di rete e l’82% delle famiglie italiane raggiunto dal gas naturale.
Il gas ha vissuto l’era della metanizzazione - quando il gas naturale è entrato nelle case degli italiani portando una risorsa pulita ed efficiente per la gestione dei consumi domestici - e ha saputo affrontare le sfide imposte dal processo di liberalizzazione.
La filiera del gas naturale italiano compirà il suo primo secolo nel 2044 a 100 anni dalle scoperte dei primi giacimenti nella pianura padana. L’utilizzo moderno del gas in Italia ha avuto certamente un ruolo preminente nella definizione di un sistema energetico sempre più ad elevata efficienza, sicuro e a basse emissioni di carbonio. In tempi recenti, si sono create le condizioni – di nuove tecnologie e di contesto politico ed istituzionale - per innescare un processo trasformativo del sistema energetico globale e con esso, necessariamente, del sistema energetico italiano.
La sfida legata alla riduzione delle emissioni climalteranti ha portato negli ultimi anni a un continuo aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che in Italia oggi raggiunge circa il 33% dei consumi. La presenza consistente di fonti non programmabili (oggi circa il 50% della produzione rinnovabile complessiva) come il solare fotovoltaico e l’eolico crea però problematiche legate alla stabilità della fornitura di energia elettrica. Non sempre infatti è possibile consumare l’energia nello stesso istante in cui viene prodotta, rendendo via via più complessa la gestione della rete a fronte dell’ulteriore installazione di impianti a fonti rinnovabili non programmabili.
La tecnologia power to gas (P2G) sta conoscendo, a livello europeo, un concreto sviluppo. L’idea di produrre idrogeno per via elettrochimica, soprattutto nell’ambito della ricerca, si è iniziata a diffondere oltre 30 anni fa, ma solo negli ultimi 3 anni si è cominciato a parlare in misura vieppiù crescente dei vantaggi legati all’utilizzo del P2G nel settore energetico.
Al fine di comprendere a che punto è lo sviluppo del Power to Gas in Germania abbiamo intervistato Eva Hennig, Responsabile per le politiche energetiche europee di Thüga, un gruppo che detiene partecipazioni azionarie di minoranza in 100 multiutility attive nei settori dell’elettricità, del gas, del ciclo dell’acqua, del calore e delle telecomunicazioni. Con 2 milioni di clienti gas, 4 milioni di clienti elettrici e oltre 17.000 dipendenti, il gruppo Thüga costituisce la più grande alleanza di utility della Germania.
Fino a poco tempo fa gli scenari sulla domanda mondiale di carbone ipotizzavano una crescita, anche se non impetuosa come nello scorso decennio. In realtà, nel 2016 i consumi sono calati del 4,2% rispetto al 2014. Nel 2017 si è registrato un leggero rimbalzo, +1%, ma secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) nei prossimi anni la domanda si stabilizzerà, anche se le dinamiche saranno diverse.
Se in Asia ci sono ancora segnali di crescita, sui due lati dell’oceano Atlantico lo scenario si fa invece sempre più cupo.