L'Unione Europea è nel mondo la regione economica che più di nessun'altra ha fatto della protezione dell'ambiente una forte priorità. Non deve dunque sorprendere che la lotta all’inquinamento urbano faccia parte delle strategie dell'UE. In particolare stiamo assistendo a una focalizzazione sull'inquinamento dovuto al traffico urbano. Di là dalla problematica certamente molto rilevante del rumore, la principale fonte di preoccupazione ambientale è l'inquinamento atmosferico causato dall'utilizzo dell'energia fossile nei motori termici. È quindi sul piano dell’energia che occorre cercare in primis la soluzione.
1. L'Unione dell'energia. Poiché la questione dei trasporti è innanzitutto energetica, non stupisce notare che la Commissione europea se ne occupi con rinnovata attenzione nella nuova strategia dell’"Unione dell'energia" che è il perno dell'attuale politica energetica dell'UE. Il pacchetto "Unione dell'energia" intende garantire all'Europa, ai suoi cittadini e alle sue imprese energia sicura e sostenibile a prezzi accessibili. L'obiettivo generale è quello di trasformare l'UE in un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2030 favorendo l'efficienza energetica, mantenendo la leadership a livello mondiale nelle energie rinnovabili e garantendo condizioni eque ai consumatori sia domestici che industriali.
2. L'UE e la mobilità. La Commissione europea intende sviluppare e promuovere politiche di mobilità efficienti, sicure e sostenibili e creare le condizioni necessarie per un’industria competitiva che generi posti di lavoro e prosperità. Si prevede che le attività di trasporto in tutta Europa continueranno a crescere. Questa tendenza rende ancora più difficile la realizzazione di un sistema di mobilità sostenibile. Con l'obiettivo di contribuire allo sviluppo di una mobilità urbana efficiente e sostenibile, nel gennaio del 2017 la Commissione ha inaugurato un partenariato per la mobilità tra l'Unione Europea, i governi nazionali, le autorità locali e gli altri soggetti interessati nell'ambito dell'agenda urbana per l'UE. Per quando riguarda la sostenibilità e più precisamente le emissioni di gas serra, il settore dei trasporti produce quasi un quarto del totale delle emissioni di questi gas. Inoltre, nell'UE, il trasporto è l'unico settore le cui emissioni di gas serra sono aumentate dal 1990, complessivamente di quasi il 22%.
3. Il nesso trasporti – petrolio. Tornando al centro del nostro argomento, dobbiamo riconoscere che uno dei maggiori problemi del settore dei trasporti è la dipendenza dal petrolio. Benché i trasporti siano diventati più efficienti in termini di consumi energetici, continuano a dipendere dai prodotti petroliferi per il 92% del loro fabbisogno di energia. Anche qui sorprende la quota dell'elettricità che si ferma all’1%, tram, metro e treni inclusi.
L'8 novembre 2017 la Commissione ha proposto nuovi obiettivi per le emissioni medie di CO2 del nuovo parco autovetture e veicoli leggeri dell'UE al fine di accelerare la transizione verso veicoli a basse o a zero emissioni. La nuova proposta stabilisce norme ambiziose, realistiche e applicabili per contribuire a garantire condizioni di parità fra i diversi soggetti del settore operanti in Europa. Le emissioni medie di CO2 delle autovetture nuove registrate nell'UE nel 2025 dovranno essere del 15% e nel 2030 del 30% in meno rispetto al 2021. Per aumentare l'impiego di vetture a zero o bassa emissione, la proposta include anche un meccanismo d’incentivazione dedicato per tali veicoli. La proposta per una mobilità pulita sarà ora discussa dai colegislatori.
4. Il bisogno d'infrastrutture. L'accettazione da parte del mercato di veicoli alimentati con combustibili alternativi dipende in larga misura dalla disponibilità d'infrastrutture. La direttiva del 2014 denominata DAFI (Directive on the Deployment of Alternative Fuels Infrastructure) mira ad agevolare l’uso dei carburanti alternativi nei trasporti tramite la realizzazione di infrastrutture ad essi dedicate con delle scadenze ben precise come riassunto in questa tabella.
La realizzazione di una rete di punti di ricarica che copra in modo uniforme la rete stradale in tutta l'UE, nonché, per esempio, lo sviluppo di tecnologie e di dispositivi di stoccaggio dell'energia, come le batterie, rappresenta quindi un'altra condizione essenziale per una mobilità a zero emissioni.
5. L'elettromobilità. La Commissione considera importante l’elettrificazione dei trasporti per superare la dipendenza dal petrolio e decarbonizzare il settore, soprattutto per quanto concerne i trasporti stradali e ferroviari. Questo è il motivo per cui il veicolo elettrico è presentato come elemento chiave del miglioramento della qualità dell’aria nelle zone urbane. I vincoli di questa filiera sono noti. Affinché il veicolo elettrico possa emergere, occorre compiere ancora progressi importanti, in particolare per quanto riguarda la tenuta delle batterie e il loro prezzo, la rete d'infrastrutture per la ricarica e le conseguenze importanti che questo avrà in materia di rete energetica intelligente. I programmi di ricerca dell’UE prevedono quindi finanziamenti di ricerca e sviluppo in questo settore.
L'auspicabile sviluppo circa le batterie non sarà necessario soltanto per il settore dei trasporti ma anche per il settore della generazione elettrica da fonti rinnovabili intermittente dato che è indispensabile poter contare su soluzioni economiche in grado di stoccare ingenti quantità di elettricità. Attività impensabile con le batterie attuali. Lo stoccaggio dell'elettricità intermittente sarà possibile sia fisicamente sia economicamente soltanto in virtù di nuove scoperte tecnologiche. Per questo il Vice-presidente della Commissione europea e Commissario per l’Unione Energetica Maroš Šefčovic, ha lanciato in ottobre 2017 l’Alleanza europea delle batterie, un nuovo strumento di cooperazione fra i diversi attori del settore che sarà guidato dall’esecutivo UE attraverso finanziamenti e precisi traguardi da implementare.
6. Il ritorno del metano. Un'altra fonte alternativa nel settore dei trasporti è il metano, una soluzione tutt'altro che nuova poiché, in particolare in Italia, è utilizzata da decenni sotto forma di gas naturale compresso (GNC). La novità di questi ultimi anni è la disponibilità crescente di materia prima. I paesi produttori di gas naturale si trovano in tutti i continenti con riserve sempre crescenti e con meno problemi geopolitici. L'altra enorme novità di questi ultimi anni è la liberazione dal monopolio dei gasdotti, cioè lo sviluppo del commercio mondiale del GNL – il gas naturale liquefatto – che è oramai diventato un elemento di stabilità e di assetto geopolitico.
L'uso dello GNL nel trasporto pesante su strada e nel trasporto marittimo può ridurre le emissioni di diversi inquinanti e può ridurre le emissioni di gas serra. Per questo la Commissione europea ha lanciato il progetto dimostrativo "LNG Blue Corridors" finalizzato a migliorare la conoscenza e la consapevolezza del gas naturale liquefatto quale carburante alternativo per il trasporto stradale a medio-lungo raggio. Il progetto prevede la realizzazione di stazioni di rifornimento, lo sviluppo di flotte con camion alimentati a GNL per consentire viaggi di veicoli pesanti lungo i corridoi TEN-T europei. A metà 2017, sulla rete dei Blue Corridors ci sono poco più di 100 stazioni in esercizio, mentre altre 40 sono previste. Ad oggi, la flotta ha percorso 25,5 milioni di km, fatto 79.000 rifornimenti di GNL. Una conclusione s'impone: oggi esiste già un'alternativa pulita ed economica immediata al diesel per il trasporto su strada per i mezzi pesanti.
7. Il biometano. Il metano può anche essere prodotto da fonti rinnovabili, trasformando rifiuti urbani e residui dell’agricoltura in biometano. In Italia, il numero di impianti realizzati per la generazione di questo biogas è cresciuto negli ultimi cinque anni del quasi 500% registrando una crescita complessiva di oltre 270% in termini di energia prodotta. Con questi numeri l’Italia è divenuta il terzo paese produttore al mondo - dopo Germania e Cina - di biogas da scarti delle produzioni agricole e zootecniche. Secondo lo studio del Consorzio Italiano Biogas del febbraio 2017 la produzione agricola di biometano potrebbe raggiungere gli 8 miliardi di metri cubi a cui occorre aggiungere il potenziale del biometano prodotto dai rifiuti. Purtroppo il costo di produzione del biometano è di 0,35 –0,40 €/m³ cioè più del doppio del prezzo del metano d’origine fossile (0,19 €/m³) che tra l’altro è previsto in ribasso per via dell’accresciuta concorrenza mondiale. L’utilizzo del metano d’origine rinnovabile dovrà dunque integrare costi esterni prima di rappresentare in futuro una soluzione pulita per la mobilità.