La partecipazione al meeting di Astana, nell’ambito della missione organizzata dalla Regione Emilia Romagna guidata dall’assessore Palma Costi, ha rappresentato un’importante occasione per illustrare a personalità del governo del Kazakistan, ad associazioni imprenditoriali e gruppi aziendali come Ravenna operi nel settore offshore.

Nella presentazione di ROCA (Ravenna Offshore Contractors Association) sono state messe in risalto le capacità tecnologiche delle imprese associate ed è stato sottolineato come le attività offshore convivano da tempo con i settori più tradizionali dell’economia e nel rispetto dell’ambiente circostante. Nello specifico, le piattaforme che estraggono gas in Adriatico coesistono brillantemente da oltre 50 anni con il turismo (la Riviera adriatica è un polo leader in questo senso, con la costa romagnola che dispone di 1.150 stabilimenti balneari, ospitanti da 200.000 a 350.000 persone ogni giorno); sono situate in un’area che ospita otto monumenti tutelati dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità (2,7 milioni di presenze annue) e un Parco naturalistico (Parco del Delta del Po) di interesse Comunitario; non ostacolano lo sviluppo del comparto agricolo né le attività di pesca (lungo i piloni che sorreggono le piattaforme nascono e vengono raccolte cozze acquistate da tutti i più rinomati ristoranti nazionali).

Tutto ciò lo si deve ad Agip, ora Eni, che 67 anni fa avviò l’esplorazione del gas in mare aperto proprio a Ravenna. La prima piattaforma offshore di Agip, Ravenna Mare 1, ha iniziato la produzione nel 1960. Altre piattaforme seguirono presto, segnando l’inizio di una nuova industria in una città che fino ad allora aveva vissuto di agricoltura, turismo e porto commerciale.

Negli anni ‘80 l’allora Agip produceva dall’offshore ravennate circa un terzo del consumo di gas italiano. In quel periodo diverse multinazionali hanno aperto uffici in città e le aziende locali hanno diversificato le proprie attività al servizio delle compagnie petrolifere decretando la costituzione di importanti società di servizi.

Le imprese aderenti al ROCA hanno sottoscritto Accordi Programma con le istituzioni locali e regionali per portare avanti lo sviluppo dell’attività offshore nel rispetto di regole precise sul piano della sicurezza ambientale e del lavoro, impegnandosi ad investire in misura crescente in ricerca&innovazione. Questa concertazione ha favorito la crescita di un tessuto imprenditoriale che non solo ha fatto convivere la propria attività con altri settori strategici della vita economica e sociale di Ravenna e di tutta l’Emilia Romagna, ma ha portato sui mercati esteri un patrimonio di competenze e best practice che oggi consente al mondo ROCA di operare in tutto il mondo, dal Kazakistan al bacino Mediterraneo arrivando fino al Messico e oltre.

I membri ROCA coprono tutte le attività al servizio delle compagnie petrolifere: progettazione, costruzione, installazione e manutenzione. Il Porto di Ravenna dispone di yard attrezzate (parchi deposito) per la costruzione di piattaforme che vanno in tutto il mondo. Dispone anche di cantieri navali (ship yard) per la costruzione di rimorchiatori e navi di supporto alle piattaforme di perforazione (supply-vessel). Possono, inoltre, essere forniti servizi di posa di condotte sottomarine (sealines) e installazioni di piattaforme offshore con una flotta di chiatte (barge), installazioni e navi appoggio per immersioni (diving vessel). La flotta di navi veloci e crew boat delle associate a ROCA opera in tutto il mondo.

Le aziende specializzate forniscono anche servizi antipollution, quali sistemi brevettati e specializzati per la pulizia di serbatoi e sealines o strumenti di prevenzione dell’inquinamento. In sostanza, gli appaltatori specializzati ROCA possono fornire un prodotto chiavi in mano unico in Italia e leader nel mondo, che comprenda anche aspetti di sicurezza, igiene industriale, analisi dei rischi, protezione dalle radiazioni, ingegneria antincendio, ingegneria ambientale.

Non voglio andare oltre nell’illustrazione del patrimonio che le nostre aziende hanno accumulato in decenni di lavoro e studio, se non per aggiungere che l’evoluzione nella ricerca porta ad alimentare a metano gli autobus pubblici, ci sono studi avanzati per l’impiego dell’idrogeno nei motori delle navi, si fanno analisi sull’eolico installando le pale sulle piattaforme offshore. Non è un caso che ad anni alterni promuoviamo la REM (Renewable Energy Mediterranean Conference & Exhibition) per studiare il presente e, soprattutto il futuro dell’energia e delle sue fonti.

In sostanza, a Ravenna combiniamo estrazione con innovazione, ma anche riuso. In tempi di economia circolare, stiamo studiando come reimpiegare le piattaforme dismesse. Con Eni, in particolare, stiamo valutando di affondare parti di queste piattaforme per dare vita a nuovi parchi marini, sull’esempio del ‘Paguro’. Quest’area naturale è sorta in seguito all’affondamento di una piattaforma e dagli anni ‘90 è diventata parco naturale, oggi meta di migliaia di subacquei che ogni anno vengono ad ammirare specie ittiche straordinarie.

Pur perseguendo la transizione energetica, anche nei prossimi decenni vi sarà ancora bisogno di gas e petrolio e noi saremo in grado di assicurarne l’estrazione con professionalità, rispetto dell’ambiente, efficienza. Sempre che non prevalgano gli slogan e la mancanza di conoscenza scientifica dei processi produttivi e di estrazione, circostanze purtroppo sempre attuali in Italia.