L’energia, e in particolare l’energia elettrica, è uno dei beni più preziosi che abbiamo e che più ha contribuito alla diffusione di tecnologie che affrancano dal lavoro manuale e che permettono, sia pure in un contesto socio-politico complesso, livelli di benessere impensabili anche solo lo scorso secolo.
Negli ultimi venti anni, lo scenario della produzione di energia elettrica è cambiato drasticamente nell’Unione Europea. Qui più che altrove la società, e quindi la politica, hanno promosso una crescente valorizzazione delle fonti rinnovabili, che attualmente forniscono una quota considerevole dell’elettricità distribuita agli utenti. La produzione da fonti rinnovabili diffuse, quali sole, vento e onde, è protagonista dell’attuale mercato dell’energia e viene spesso percepita come l’unica soluzione razionale e “pulita” per soddisfare per intero nel futuro il nostro fabbisogno energetico.
È indubbio che la produzione da fonti rinnovabili, ed in particolare da fonti rinnovabili diffuse, sarà in prospettiva protagonista della produzione di energia nei prossimi anni. Tuttavia non deve essere dimenticato un insieme di problemi tecnologici ad oggi irrisolti che prospettano un periodo di transizione lungo ed incerto prima di poter arrivare anche solo agli ambiziosi obiettivi che l’Unione Europea si è posta, ad esempio la riduzione al 2050 delle emissioni di gas serra pari all’80-95% rispetto al 1990.
Le fonti rinnovabili diffuse sono aleatorie e discontinue, ovvero non forniscono energia con continuità, né è possibile prevedere quanta ne forniranno in un dato momento futuro (i pannelli solari non producono la notte, e le nostre previsioni meteo ad oggi non permettono di conoscere con precisione quando e con quale forza soffierà il vento su un’area specifica).
Questo è attualmente il limite principale delle fonti rinnovabili, che le rende in generale più onerose nell’istallazione e nella gestione rispetto alle tradizionali fonti fossili. Dare continuità alla fornitura di energia agli utenti significa, infatti, rendere disponibile l’elettricità anche di notte (quando i pannelli solari non producono) e di giorno, indipendentemente dalle condizioni meteo.
Attualmente i gestori delle reti di distribuzione di energia fanno fronte a questi problemi attraverso riserve di produzione - centrali idroelettriche o centrali termoelettriche - che entrano in produzione per supplire al mancato apporto da fonti rinnovabili. È evidente però che il sistema delle riserve è costoso (per ogni impianto solare o eolico è necessario un “gemello” idroelettrico o termoelettrico che possa subentrare in caso di indisponibilità) e comporta spesso sprechi di energia: un impianto non può entrare in produzione all’istante, ma deve agire in regimi particolari di stand-by che ne compromettono l’efficienza energetica.
È possibile che in prospettiva il problema possa essere mitigato da sistemi di accumulo, ma per ora l’efficienza di questi sistemi è limitata e il costo è estremamente elevato, per cui il loro utilizzo è circoscritto principalmente alla stabilizzazione della potenza immessa in rete.
In questo quadro, nei prossimi anni fonti rinnovabili e fonti convenzionali, in particolare fonti fossili quali gas naturale, avranno entrambe un ruolo importante nella produzione di energia. È però più interessante capire ed interpretare i ruoli reciproci che la produzione da fonti rinnovabili e da fonti fossili potranno avere, ed il ruolo che i rispettivi produttori, con le loro importanti competenze tecniche e capacità finanziarie, potranno assumere. Già solo le problematiche sopra accennate relative alla stabilizzazione della produzione dimostrano che lo scenario futuro è uno scenario di sinergie e non di concorrenza. Il progressivo disimpegno dall’utilizzo delle fonti fossili potrà essere facilitato dalle capacità tecnologiche degli attuali operatori, che potranno anche contribuire ad aprire nuove strade per la penetrazione delle rinnovabili.
La creazione di sinergie più strette avrebbe il potenziale vantaggio di permettere lo “sbottigliamento” di alcune soluzioni tecnologiche. Ad esempio, mentre lo stoccaggio di energia elettrica come tale è difficile e costoso dal punto di vista tecnologico, lo stoccaggio di combustibili è semplice ed economico. L’eccesso di energia potrebbe quindi essere utilizzato per la produzione di “fuel sintetici”, ovvero combustibili quali idrogeno o derivati, neutri dal punto di vista delle emissioni di gas serra, che in presenza di sinergie potrebbero essere commercializzati come tali utilizzando le filiere di distribuzione esistenti, senza sopportare costi di riconversione ad energia elettrica.
Una delle frontiere meno sfruttate per la valorizzazione delle energie rinnovabili è il mare: vento e onde sono fonti diffuse che hanno sul mare e lontano dalla costa intensità elevate. La valorizzazione di questa energia richiede però tecnologie e capacità operative che sono estranee ai produttori convenzionali di energia elettrica. Invece, la produzione offshore di risorse energetiche fossili, quali gas naturale e petrolio, è estremamente diffusa. Anche in questo caso, la creazione di sinergie quali l’utilizzo di impianti di estrazione dismessi potrebbe contribuire a mitigare i costi e l’impatto ambientale di campi offshore per la produzione di energia rinnovabile.
Partnership tecnologiche tra produttori di energia rinnovabile e produttori di idrocarburi (gas o petrolio) potrebbero poi risolvere criticità oggi riscontrate nella valorizzazione di risorse energetiche offshore: ad esempio il trasporto diretto di energia elettrica dal luogo di produzione alla costa può essere estremamente oneroso se le distanze sono elevate. La conversione di energia elettrica a vettori energetici di tipo chimico potrebbe contribuire alla risoluzione del problema.
Una più stretta sinergia tra fonti rinnovabili e fonti fossili e lo sviluppo di tecnologie di transizione che facilitino un’integrazione tra le due filiere potrebbero quindi in prospettiva abbassare i costi della transizione e rendere più rapida la penetrazione delle fonti rinnovabili nel sistema energetico.
Non è quindi sbagliato affermare che la tanto conclamata rivoluzione green passerà anche dalle compagnie energetiche “tradizionali”. A dimostrarlo vi sono le alleanze già in essere createsi nelle attività offshore tra Oil&Gas e comparto eolico, entrambi impegnati nelle stesse sfide; il supporto che le competenze acquisite in ambito petrolifero stanno fornendo al settore geotermico in un’ottica “zero emissioni”; il coinvolgimento delle conoscenze tipiche del mondo O&G nello sviluppo dei dispositivi di produzione di energia dalle onde marine.
La produzione di energia da fonti rinnovabili e la produzione da fonti fossili possono quindi essere interpretate in prospettiva come alleate e non come avversarie nel cammino, ancora lungo, verso un mix energetico sostenibile.