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Attacco ai pozzi sauditi: cosa c’entra la CO2?

Cronologia dell’effetto domino causato dall’attacco ai pozzi di Saudi Aramco:

Sabato 14 settembre, sono le 4:00 ora locale: il cielo sopra Abqaiq e Khurais si illumina a causa delle esplosioni. I mercati sono chiusi,

BP Statistical Review: quando il dato supera le ideologie

Anche quest’anno la BP ha pubblicato il suo storico Rapporto sull’Energia nel Mondo. La lettura dei dati mette in evidenza verità note, ma spesso ignorate dall’ambientalismo di maniera.

È interessante che la relazione di Spencer Dale, capo economista della BP, si apra con un grafico che mostra la correlazione diretta fra la crescita della domanda energetica mondiale e l’aumento delle emissioni di CO2.

Decarbonize or grow? The eternal coal dilemma

The data presented in the 2019 BP Statistical Review of World Energy is not encouraging when it comes to the world’s efforts to reduce CO2 emissions, especially via decreasing the use of coal. As noted in the group chief economist’s analysis, the share of coal in our global energy mix is at virtually at the same level as it was 20 years ago. And the data for 2018 does not promise much of a progress for the next 20 years either. Instead it rather fits the path of “business as usual” scenarios presented by multiple global energy outlooks that predict coal demand remaining stable all the way through 2040.

Crescere o decarbonizzare? L’eterno dilemma del carbone

I dati presentati nel BP Statistical Review of World Energy 2019 non sono incoraggianti, perlomeno quando si tratta degli sforzi globali atti a ridurre le emissioni di CO2, in particolare se si guarda all’utilizzo del carbone. Come osservato nell'analisi dello chief economist di BP, la quota di carbone nel mix energetico globale è praticamente allo stesso livello di 20 anni fa, e i dati per il 2018 non promettono niente di meglio per i prossimi 20 anni.

Le performance ambientali della filiera degli idrocarburi

Gli idrocarburi, olio e gas naturale, che oggi soddisfano da soli circa il 54% della domanda energetica mondiale, sembrano essere ben posizionati per continuare a coprire un ruolo cardine nel panorama energetico mondiale anche per gli anni a venire. Secondo il principale scenario di lungo termine dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (New Policies Scenario) tale contributo dovrebbe ridursi solo leggermente nei prossimi 20 anni, assestandosi su un valore pari al 53% nel 2040.

Il link tra sostenibilità e innovazione tecnologica nell’Oil&Gas

Lavorare per costruire un futuro in cui tutti possano accedere alle risorse energetiche in maniera efficiente e sostenibile. Questa in sintesi è la duplice sfida che il settore energetico, e l’industria Oil&Gas in particolare, sta affrontando nell’attuale scenario che prevede un aumento della popolazione mondiale che al 2040 raggiungerà i 9 miliardi di persone. Una sfida che dipende dalla messa in campo di strategie e tecnologie che contrastino il cambiamento climatico legato all’innalzamento della temperatura entro i 2°C a fine secolo, come fissato dagli Accordi di Parigi.

Petrolio e gas made in Italy: identikit di un settore ancora fondamentale

Presidente, il nuovo World Energy Outlook 2018 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia continua ad assegnare un posto rilevante a petrolio e gas nel mix energetico mondiale al 2040, rispettivamente del 28% e del 25% contro il 32% e il 22% di oggi.  Quali sono a suo avviso le ragioni che rendono difficile scalzare il ruolo dominante di petrolio e gas?

Per rispondere a questa domanda occorre innanzitutto identificare in maniera chiara gli obiettivi in campo energetico. La lotta al cambiamento climatico e l’accesso alle risorse energetiche in maniera efficiente e sostenibile da parte di tutti rappresentano i due target più importanti, strettamente legati tra loro. La riduzione delle emissioni di gas serra, in particolare della CO2, richiede azioni urgenti al fine di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C come declinato nell’Accordo di Parigi (COP21).

Elettrificazione non è sinonimo di decarbonizzazione

A livello mondiale, appare sempre più chiaro che il quadro degli Accordi di Parigi, pur essendo ancora ampiamente disattesi, non sia comunque sufficiente ad offrire una barriera efficace all’aumento della temperatura del globo terracqueo. Le emissioni delle principali nazioni emergenti sono in evidente aumento ed è previsto lo siano ancora nel prossimo decennio.

Nonostante sensibili riserve sull’efficacia di alcune politiche di contenimento emissivo, come ad esempio quella basata sullo schema ETS,

La micro-cogenerazione: uno strumento di flessibilità per il sistema energetico

Le tecnologie legate al gas possono ricoprire un ruolo di fondamentale importanza per quanto riguarda la flessibilità del sistema elettrico. Tra queste vi è senza ombra di dubbio la cogenerazione, ossia la produzione simultanea di elettricità e calore che spesso prende il nome di CHP, dall’acronimo inglese Combined Heat and Power. Il suo utilizzo, ad esempio, permette alle centrali elettriche convenzionali di sfruttare il calore prodotto nella generazione di elettricità, che altrimenti verrebbe disperso attraverso i sistemi di evacuazione.

Sostituire la caldaia tradizionale con un micro-cogeneratore: quali vantaggi?

La cogenerazione, vale a dire la produzione combinata di energia elettrica e calore, è pratica ampiamente diffusa nel nostro Paese: ad esempio nel 2017, ultimo anno su cui abbiamo dati certi, la produzione termoelettrica netta italiana da impianti cogenerativi (106.626,2 TWh) è stata superiore a quella prodotta da centrali che producono solo energia elettrica (93.096,2 TWh). In termini generali, il rendimento complessivo (elettrico lordo + termico) medio degli impianti industriali di cogenerazione è risultato inferiore al 65%, un dato che evidenzia come buona parte del calore potenzialmente recuperabile venga in realtà dissipato.

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