Gli idrocarburi, olio e gas naturale, che oggi soddisfano da soli circa il 54% della domanda energetica mondiale, sembrano essere ben posizionati per continuare a coprire un ruolo cardine nel panorama energetico mondiale anche per gli anni a venire. Secondo il principale scenario di lungo termine dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (New Policies Scenario) tale contributo dovrebbe ridursi solo leggermente nei prossimi 20 anni, assestandosi su un valore pari al 53% nel 2040.
Per tale motivo, appaiono sempre più urgenti quelle azioni volte a ridurre gli impatti sociali e ambientali connessi alle attività lungo tutta la filiera degli idrocarburi. In particolare il baricentro dell’attenzione si sta spostando ultimamente verso le emissioni indirette di gas a effetto serra derivanti dall’estrazione di olio e gas, dai relativi processi di lavorazione fino al trasporto raggiungendo il consumatore finale.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia nell’ultimo World Energy Outlook ha pubblicato la prima stima completa, ad oggi disponibile, delle emissioni derivanti dalla filiera sia dell’olio che del gas. Tale analisi mostra che non esiste un unico valore di riferimento ma che l’intensità emissiva indiretta può differire ampiamente a seconda della diversa filiera considerata, muovendosi all’interno di un intervallo per cui le emissioni indirette delle filiere più emissive possono risultare oltre quattro volte superiori al livello associato alle filiere maggiormente virtuose.
Intensità delle emissioni indirette globali di gas a effetto serra per le filiere degli idrocarburi
Fonte: AIE, World Energy Outlook 2018
Il totale delle emissioni indirette di gas a effetto serra (GHG) associate alla filiera degli idrocarburi sono stimate oggi essere circa 5,2 gigatonnellate di CO2-equivalente, pari a circa il 15% delle emissioni di GHG derivanti complessivamente dal settore energetico. Tale stima comprende sia le emissioni di anidride carbonica che di metano e non include le emissioni associate al consumo dei prodotti.
Guardando alla sola filiera dell’olio, le emissioni indirette derivanti dalla produzione, raffinazione e trasporto di un barile di olio rappresentano oggi una quota che varia tra il 10% e il 30% di tutto il ciclo well-to-wheel. In media l’intensità emissiva indiretta associata alla produzione di olio è stimata essere superiore a 95 kg di CO2-equivalente per barile di petrolio equivalente.
Intensità delle emissioni indirette associate alla produzione globale di olio, 2017
Fonte: AIE, World Energy Outlook 2018
Per quanto riguarda il gas naturale, le emissioni indirette rappresentano oggi una quota che varia tra il 15% e il 40% dell’intensità emissiva connessa a tutta la filiera. Anche in questo caso si ha un vasto spettro di valori riscontrabili ma risulta ad ogni modo veritiero per circa il 97% dei casi che il gas consumato oggi abbia una intensità emissiva misurabile lungo tutta la filiera inferiore a quella associata al carbone. Nonostante ciò le azioni non dovrebbero focalizzarsi sul miglioramento delle prestazioni del gas rispetto al carbone, quanto piuttosto sull’adottare soluzioni convenienti capaci di ridurre il divario tra gas e tecnologie a zero emissioni. In media l’intensità emissiva indiretta associata alla produzione di gas è stimata essere appena inferiore a 100 kg di CO2-equivalente per barile di petrolio equivalente.
Intensità delle emissioni indirette associate alla produzione globale di gas naturale, 2017
Fonte: AIE, World Energy Outlook 2018
Tra le principali sorgenti emissive identificabili lungo la filiera degli idrocarburi si posizionano le attività che vengono svolte in superficie quali ad esempio il venting di metano, il rilascio naturale di anidride carbonica, il flaring di metano così come aspetti peculiari associati ai differenti tipi di olio e gas estratti.
Le sole perdite di metano rappresentano una componente importante lungo la filiera degli idrocarburi ma al tempo stesso appaiono anche come possibili da arginare adottando semplici misure economicamente convenienti. Basterebbe infatti anche solo sviluppare quelle misure che hanno un net present value positivo per evitare circa 1,5 gigatonnellate di CO2-equivalente di emissioni all’anno al 2040.
A tali misure possono essere affiancate altre soluzioni quali l’elettrificazione o l’adozione di sistemi rinnovabili per lo svolgimento delle operazioni upstream e midstream, l’utilizzo di soluzioni di cattura, utilizzo e sequestro dell’anidride carbonica (CCUS), l’iniezione dell’anidride carbonica nelle operazioni di recupero assistito del petrolio (CO2-EOR) e l’utilizzo di idrogeno a basso impatto carbonico in alternativa a quello prodotto da gas naturale, soprattutto nei processi di raffinazione.
Un largo impiego di tali tecnologie, molte delle quali troverebbero applicazione a costi relativamente bassi, potrebbe avere importanti ricadute. Un livello di carbon price di 50 dollari per tonnellata di CO2 viene già considerato nella fase di selezione dei progetti da alcune società dell’industria petrolifera. L’Agenzia Internazionale dell’Energia stima che applicando tale valore lungo tutta la filiera degli idrocarburi si riuscirebbero a ridurre le emissioni di anidride carbonica di oltre 1 gigatonnellata al 2040. Combinando inoltre tale risultato con la riduzione delle emissioni di metano ottenibile applicando soluzioni senza alcun costo netto si arriverebbe a una riduzione di oltre 2,5 gigatonnellate di CO2-equivalente; un valore pari al totale delle emissioni di gas a effetto serra connesse oggi al comparto energetico dell’India.
Effetti di una carbon tax di 50USD/ton CO2 alla riduzione di emissioni indirette lungo la filiera olio e gas nel principale scenario dell’AIE (New Policies Scenario)
Fonte: AIE, World Energy Outlook 2018
Da un lato l’impegno dell’industria petrolifera nel mettere a disposizione la vasta esperienza e la disponibilità di risorse di capitale per supportare lo sviluppo su larga scala di tecnologie a zero emissioni, e dall’altro lato il riconoscimento da parte dei policy makers di tali azioni come soluzioni urgenti e decisive da intraprendere, potrebbero risultare come elementi fondamentali nel fornire un forte impulso alla transizione energetica.