Negli ultimi anni, il proliferare di documenti e normative (Fit for 55, RED II, RED III, aggiornamento del PNIEC, etc), spesso rivisti più volte e in taluni casi aspramente dibattuti, ha focalizzato l’attenzione della politica e degli stakeholder sulla trasformazione del settore trasporti, osservato speciale nell’iter verso la neutralità climatica dell’Unione Europea e, a cascata, dei suoi stati membri. Il settore della mobilità, centrale nella vita delle persone, è fortemente energy intensive e presenta differenziazioni importanti in termini di possibilità di intervento a seconda del segmento che si considera (stradale, marittimo, aereo).
In questi ultimi mesi, il dibattito politico sull’opportunità di ricorrere anche ai Low Carbon Fuels (LCF), in affiancamento alla trazione elettrica, nel percorso di decarbonizzazione del sistema trasporti è stato particolarmente acceso. Dopo un’iniziale presa di posizione rigida da parte delle istituzioni europee – con lo stop generalizzato al motore endotermico dal 2035 seguito dalla più recente eccezione degli e-fuel, sembra ci sia ancora margine per correggere la rotta includendo tra le opzioni gli LCF. Di questi ultimi, della necessità di una loro valorizzazione e delle prospettive future del settore ne abbiamo parlato con il neo-eletto Presidente di unem – Unione Energie per la Mobilità, Gianni Murano.
È ormai un fatto riconosciuto che le emissioni di metano svolgano un ruolo di primo piano come driver del riscaldamento climatico. Le evidenze scientifiche si moltiplicano, così come le iniziative internazionali tese alla riduzione dei rilasci di CH4 in atmosfera che, ricordiamolo, provengono da tre principali fonti antropiche: energia, agricoltura intensiva, gestione dei rifiuti. Negli ultimi due anni abbiamo tristemente assistito all’utilizzo di risorse energetiche fossili come armi geopolitiche. Allo stesso tempo assistiamo a iniziative per decarbonizzare i sistemi energetici, superare il modello fossile, diffondere le rinnovabili e i nuovi gas.
Negli ultimi anni il quadro delle iniziative internazionali per la riduzione delle emissioni di metano si è rafforzato con il lancio del “Global Methane Pledge” (GMP) e con la costituzione dell’International Methane Emissions Observatory (IMEO). Iniziative che si aggiungono a quelle dell’Oil& Gas Methane Partnership (OGMP) 2.0 e della International Energy Agency (IEA).
La riduzione delle emissioni fuggitive di metano rappresenta un fronte strategico per la realizzazione degli obiettivi climatici a livello globale in quanto, proprio per attuare un’efficace transizione energetica, il gas dovrà progressivamente sostituire i combustibili fossili più inquinanti accompagnando la diffusione delle fonti rinnovabili per la generazione di energia elettrica.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha inviato a fine giugno l’executive summary della nuova proposta di Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) alla Commissione europea. Negli stessi giorni ha iniziato a circolare una bozza del Piano, mentre il MASE sta producendo il documento finale. Il PNIEC verrà poi rivisto e aggiornato nel giro di un anno, sulla base delle osservazioni ricevute dalla Commissione stessa e dai portatori di interesse nazionali.
I 195 Paesi che hanno aderito all’accordo di Parigi nel 2015 si sono impegnati per ridurre le proprie emissioni al fine di perseguire ogni sforzo per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. In Europa, tale impegno viene declinato a livello nazionale attraverso i Piani nazionali integrati per l’energia e il clima (PNIEC). La prima versione di questi Piani risale al 2019.
A chi segue con regolarità i processi di decarbonizzazione dei sistemi elettrici, il Piano Nazionale Integrato Clima ed Energia (PNIEC) non dice molto di nuovo. Sarà l’effetto di uno sguardo inevitabilmente veloce a un documento che si compone di 415 pagine articolate secondo una struttura espositiva poco lineare, ma sembra il compito diligentemente svolto da tre Ministeri per soddisfare le scadenze previste dall’Unione Europea. La prima impressione è che la sua lettura rischi di ingenerare più confusione che chiarezza sulle strategie che si intendono perseguire. E più scoramento che fiducia sulla realizzazione degli obiettivi.
Senza nulla togliere agli obiettivi per lo sviluppo di energie rinnovabili, che anzi sono stati incrementati rispetto al PNIEC 2019, il vero jolly dell’aggiornamento 2023 del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima è il gas naturale, che oltre a favorire il phase out dal carbone senza compromettere gli obiettivi di sicurezza energetica, diviene strumento per fondamentale per restituire all’Italia centralità in Europa per quel che riguarda gli approvvigionamenti di energia.
I cambiamenti in atto in molti settori, sia indotti dalle politiche ambientali europee che dovuti all’evoluzione tecnologica e di mercato, assumono profili peculiari nel comparto delle materie plastiche. L’industria delle plastiche, infatti, comprende materiali, applicazioni e prodotti molto diversificati e, oltre a risentire dell’attuale quadro macroeconomico, vede un’accelerazione nell’innovazione tecnologica e una forte pressione dagli obiettivi UE, connessa a una crescente tendenza “plastic free”.