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Il PNIEC di Harry Potter

L’impianto del PNIEC ricalca per molti versi le versioni precedenti con la vistosa eccezione di riproporre il ritorno al nucleare come fonte di energia. Questo senza che ci sia mai stato alcun dibattito di merito, in un Paese che ha già bocciato il nucleare con due referendum.  Ricordiamo che l’ultimo del 2011 era stato indetto dopo il Memorandum of Understanding siglato nel 2009 da Berlusconi e Sarkozy per installare in Italia quattro reattori EPR. 

Fotovoltaico, batterie, nucleare: cosa c’è e cosa manca nel PNIEC 2024

Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) dell’Italia, presentato dal governo Meloni alla Commissione Europea il 1° luglio 2024, è un documento esaustivo che definisce gli obiettivi energetici e ambientali del Paese fino al 2030. Il piano, aggiornato rispetto alla versione del 2019, si adegua alle nuove normative comunitarie.

La Geotermia nel PNIEC 2024: c’è ma senza ambizione e visione!

A fine giugno 2024 i Ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) hanno inviato alla Commissione europea il testo definitivo del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)

Quanto servirebbe un buon PNIEC

Il PNIEC avrebbe – in quanto documento programmatico al 2030/2040 – la possibilità di esercitare senza conseguenze immediate la virtù rara della chiarezza, almeno su obiettivi e processi già ampiamente in cantiere come la revisione del mercato elettrico e il phase out progressivo dei fossili. Eppure, come tutte le linee normative a tema FER che si sono sviluppate nell’ultimo periodo

PNIEC: le cose dette e quelle taciute

Il limitato contributo previsto per gran parte delle misure di decarbonizzazione più efficaci è Il filo rosso che lega la versione aggiornata del Pniec. Nel 2030 sono, infatti, superiori ai target europei sia i consumi di energia primaria (123 vs. 111 Mtep), sia quelli di energia finale (102 vs. 93 Mtep). 

Data Center green e resilienti: l’esempio dell’Emilia-Romagna

Vi siete mai chiesti quale sia l’impatto energetico e ambientale dei grandi data center, veri e propri centri nevralgici di un mondo sempre più digitalizzato e connesso sulla rete virtuale? Una prima risposta a questa domanda viene da un report della IEA (International Energy Agency), secondo il quale i data center globalmente nel 2022 hanno inciso tra l’1% e l’1,3% sui consumi finali di energia elettrica (escludendo il settore dell’estrazione di criptovalute). 

La decarbonizzazione al servizio di un’Italia più competitiva

Relatore all’ultima assemblea annuale di Unem, del 10 luglio scorso,  il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani ci parla di decarbonizzazione, della necessità urgente di implementarla e delle opportunità per l’ambiente, la società e l’economia che da questo processo discendono. Per raggiungerla però, ognuno però deve fare la sua parte: il governo, le associazioni di settore e il mondo ambientalista. Serve una pianificazione seria e certezza sugli obiettivi da raggiungere: driver importanti per gli ingenti investimenti che la transizione energetica richiede.

Biorisorse e fonti rinnovabili non programmabili per decarbonizzare i trasporti

La Divisione Bioenergia, bioraffinerie e chimica verde dell’ENEA presso il centro ricerche della Trisaia si occupa di individuare e sviluppare le migliori soluzioni tecnologiche per la valorizzazione di biorisorse attraverso un parco tecnologico in continuo aggiornamento che fa parte di infrastrutture di eccellenza a livello nazionale ed europeo e che offre un ambiente di sviluppo fino alla scala pilota.

Per non perdere la sfida della decarbonizzazione

Il nuovo Parlamento europeo uscito dalle elezioni dello scorso 9 giugno ha confermato Ursula von der Leyen alla guida dalla Commissione per i prossimi cinque anni. Anni decisivi per il futuro industriale di un’Europa che ha progressivamente perso competitività rispetto ai suoi principali competitor, USA e Cina in primis.

L’impegno per la legalità nel settore del GPL

La Guardia di Finanza è una forza di polizia a ordinamento militare, dipendente dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, i cui compiti d’istituto, storicamente incentrati sulle funzioni di controllo fiscale e delle frontiere, si sono progressivamente ampliati fino a ricomprendere tutte le violazioni che danneggiano gli interessi economici e finanziari dello stato, delle regioni, degli enti locali e dell’Unione europea.

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