In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo a causa del protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha privato l’Europa di una delle sue fonti principali di approvvigionamento del gas naturale, merita rilevare il ruolo pivotale che Mosca ricopriva per l’Europa, esportando il 41% del metano di cui il Vecchio Continente aveva bisogno. Da qui un evidente problema di diversificazione delle forniture.

Poter contare su forniture flessibili e diversificate provenienti da altre aree geografiche del globo potrebbe risolvere la situazione contingente e anche, almeno da un punto di vista geopolitico, dare un contributo fondamentale all’indipendenza energetica per i Paesi europei. A tal fine, la via che molti Paesi europei stanno seguendo è quella di installare rigassificatori galleggianti – o in inglese Floating Storage and Regasification Units (FSRU).

Indubbiamente l’utilizzo del Gas Naturale Liquefatto (GNL) ha costi maggiori del gas trasportato dai gasdotti esistenti in quanto richiede l’utilizzo degli impianti di liquefazione all’origine, il trasporto via mare e quindi i rigassificatori, che riportano allo stato gassoso il gas in forma liquida, per l’immissione in rete. Tuttavia, questo sistema risulta più economico rispetto all’approvvigionamento via gasdotto quando il fornitore è molto distante (< 4000 km) e non può essere interconnesso attraverso pipeline: intervento che peraltro richiederebbe molti anni per la sua esecuzione.

Per l’Europa forniture alternative via GNL potrebbero giungere, oltre che dagli USA, anche da altre aree geografiche quali paesi mediorientali, Congo e Venezuela. In Italia, per esempio, il potenziamento del numero dei rigassificatori e la loro dislocazione in punti strategici del territorio costiero nazionale, potrebbe permettere una maggiore diversificazione dei fornitori e far diventare il nostro Paese, anche grazie alla rete dei gasdotti nazionale che è interconnessa con la rete europea, un hub strategico per la politica energetica non solo nazionale, ma dell’intera UE.

Ad oggi, esistono sul mercato tre tipologie di rigassificatori, ognuna delle quali presenta vantaggi e svantaggi, come tutte le diverse soluzioni tecnologiche e in Italia sono in servizio tutte e tre queste soluzioni:

  • Impianti onshore, quindi sulla terraferma come quello di Panigaglia;
  • Impianti offshore, come quello di Porto Viro, in provincia di Rovigo, realizzato con tecnologia GBS (Gravity Based Structure) ,cioè non galleggiante ma collocato su una piattaforma;
  • Impianti offshore FSRU (Floating Storage and Regasification Units), ovvero unità galleggianti di rigassificazione come quella di Livorno e quelle nuove di Piombino e Ravenna.

Nell’attuale contesto di crisi, la strategia messa in atto dai principali Paesi europei, al fine di avere risposte in tempi brevi, è stata quella di puntare verso i rigassificatori galleggianti FSRU, costituiti da una metaniera trasformata per ricevere il GNL e riportarlo allo stato gassoso attraverso un impianto di rigassificazione allocato all’interno dello stesso scafo. I rigassificatori galleggianti FSRU sono dotati di un particolare sistema di ancoraggio e di un sistema di scarico del GNL per trasferimento diretto, tramite bracci di carico di tipo offshore, da navi metaniere affiancate ed ormeggiate al terminale. Il GNL, immagazzinato nei serbatoi del rigassificatore galleggiante, è successivamente inviato nel modulo di rigassificazione, dove viene riportato allo stato gassoso mediante scambio termico con acqua di mare, usando a volte propano come fluido intermedio. Il metano allo stato gassoso, attraverso condotte flessibili, viene inviato nella condotta sottomarina che lo collega alla rete dei gasdotti nazionale.

Ciclo di rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL)

Fonte: Adattato da Vianello C., Maschio G., 2014, Risk analysis of lng terminal: case study, Chemical Engineering Transactions, 36, 277-282 DOI: 10.3303/CET1436047

La tecnologia offshore adottata anche in Italia (prima con Livorno e ora con le unità previste a Piombino e Ravenna) è già stata testata in altre applicazioni e garantisce elevati standard di affidabilità e sicurezza. Per quanto riguarda appunto il problema della sicurezza che è sempre molto dibattuto, occorre ricordare che la valutazione del rischio è uno dei cardini per la procedura autorizzativa di questi impianti galleggianti.

La legislazione italiana in materia è la stessa che si applica per tutti gli impianti a rischio d’incidente rilevante, dove sono contenute sostanze infiammabili in quantità superiori a quelle fissate dalla legge (Direttiva “Seveso”). In questi casi, le autorità competenti applicano una accurata procedura di valutazione del rischio per garantire che le misure prese rendano l’impianto sicuro. Il progetto del terminale viene quindi analizzato in un Rapporto di Sicurezza, sottoposto al Comitato Tecnico Regionale di cui fanno parte tutte le autorità coinvolte nella valutazione della Sicurezza, in primo luogo il Corpo Nazionale dei vigili del fuoco (CN-VVF).

Sebbene l’esperienza storica non mostri casi di rilascio di GNL da nave o impianto, il Rapporto di Sicurezza deve mostrare che, anche in caso di un rilascio per cause non prevedibili, il terminale risulti compatibile con il territorio circostante (D.M. 9 maggio 2001). A questo scopo si:

  • individuano i pericoli legati al terminale;
  • valutano le probabilità che questi pericoli si realizzino;
  • valutano le conseguenze del realizzarsi dei pericoli;
  • infine, si calcola il rischio locale per l’area circostante e quindi la sua compatibilità territoriale.

La costruzione di impianti di rigassificazione è una soluzione logica e razionale e tecnologicamente compatibile con il contesto territoriale sia in termini di sicurezza che ambientali. Per una corretta e serena valutazione è necessario, evitare grossolane sottovalutazioni dei rischi o facili catastrofismi. L’apporto della comunità scientifica al processo decisionale è quindi rappresentato dalla predisposizione di una metodologia che fornisca dati quantitativi e si proponga come strumento di supporto per le decisioni. Pertanto, le autorità deputate al processo decisionale avranno a disposizione uno strumento che permetta di basare le decisioni su dati quantitativi affidabili.