MONDO ENERGIA | 22 ARTICOLI
Nel 2020 il mix energetico dell’Ue era composto per il 35% da petrolio e prodotti petroliferi, per il 24% da gas naturale, per il 17% da fonti rinnovabili, per il 13% da energia nucleare e per l’11% da combustibili fossili solidi.
L’Unione europea si è posta l’ambizioso obiettivo di guidare il mondo verso la neutralità carbonica, stabilendo anche importanti target intermedi di decarbonizzazione per raggiungere le zero emissioni nette al 2050. Il piano “Fit for 55”, ora oggetto di discussione tra gli stati membri, prevede infatti la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% al 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Il raggiungimento del “net zero”, come è emerso anche dalla COP 26 italo-britannica dello scorso anno, è ormai un impegno ineludibile per paesi e aziende.
Dal 31 ottobre al 12 novembre, si è tenuta nella città di Glasgow, in Scozia, la conferenza ONU sui cambiamenti climatici, descritta come l'ultima possibilità per salvare il pianeta. Ciò che muove queste conferenze è la consapevolezza che il riscaldamento climatico abbia origine antropica e che urge un’azione decisa per contrastarlo.
Da ormai poco più di tre settimane, i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan e si apprestano a scrivere una nuova pagina nella storia del Paese. Completato il ritiro dei contingenti internazionali, conclusosi con la partenza dell’ultimo aereo statunitense dall’aeroporto internazionale di Kabul il 31 agosto, il gruppo capeggiato dal Mullah Hibatullah Akhunzdada controlla, di fatto, circa il 90% del territorio nazionale. La riconquista del potere da parte talebana è il frutto della campagna militare organizzata e messa in atto dal movimento a partire dall’inizio di agosto, che ha consentito al gruppo di avanzare rapidamente dalle campagne verso i centri urbani e i capoluoghi di provincia in tutto il Paese e che è culminata nell’ingresso senza colpo ferire a Kabul, lo scorso 15 agosto.
Durante la primavera è sembrato sempre più chiaro che le continue tensioni tra Mosca, Bruxelles e Washington stessero significativamente tralasciando di coinvolgere direttamente Nord Stream 2. A maggio, la tesi per cui nel decision-making statunitense spuntassero quanti non intendevano seriamente bloccare il gasdotto – e accollarsi le conseguenze del successivo terremoto – è stata ulteriormente suffragata da quanto emerso al Congresso. Nel rapporto dell’amministrazione Biden sulle nuove sanzioni da approvare nell’alveo del National Defense Authorization Act, si è omesso di agire direttamente contro Nord Stream 2 AG, la controllata di Gazprom direttamente a capo del consorzio, e contro il suo CEO Warnig. Silenzio assenso?
Assicurare al gas centro-asiatico uno sbocco sui mercati europei ha rappresentato tradizionalmente uno degli obiettivi cardine della diplomazia energetica euro-atlantica, dalle iniziative dell'Amministrazione statunitense guidata da Bill Clinton negli anni '90 sino alla promozione europea del Corridoio meridionale del gas – recentemente inaugurato nel segmento tra la costa caspica dell'Azerbaigian e l'Italia. Oggi che la politica regionale nell'area del Caspio sembra assicurare le condizioni diplomatiche per la realizzazione di un collegamento infrastrutturale trans-caspico in grado assicurare il conseguimento del datato obiettivo euro-atlantico, sembrano tuttavia venir meno le condizioni di mercato che ne potrebbero giustificare la costruzione.
Algeria e Marocco sono ai ferri corti. Il 24 agosto scorso, il ministro degli Esteri algerino, Ramtane Lamamra, ha dichiarato l’intenzione “di tagliare le relazioni diplomatiche” con Rabat. Sebbene i rapporti tra le due parti siano tesi da circa trent’anni, sono state le “azioni ostili” condotte dal Regno marocchino a partire da luglio scorso ad aver spinto Algeri a prendere una simile decisione. Quello che viene ritenuto il più grave punto di crisi diplomatica mai raggiunto tra i due paesi dagli anni Settanta comporta una ricaduta sul settore energetico, dal momento che Algeri intende bypassare il Marocco nelle sue esportazioni di gas verso la Spagna, preferendo impiegare soltanto il gasdotto Medgaz e abbandonando la linea del Maghreb–Europe Gas Pipeline (MEG), che attraversa il Marocco per 540 chilometri. Ma andiamo per gradi.
Il completamento del Nord Stream 2, il gasdotto che dovrebbe collegare la Russia con la Germania passando dal Mar Baltico, è quasi terminato. Durante gli ultimi 3 mesi, la nave Fortuna ha posato circa 50 km di tubi e ora i lavori si sono spostati nel tratto rimanente delle acque tedesche. Da tempo, incombe sugli investitori e sul progetto la preoccupazione circa le possibili sanzioni statunitensi sulle compagnie di servizi che si occupano della posa. Eppure, recentemente, gli Stati Uniti hanno deciso di non imporre sanzioni all'operatore del gasdotto, lasciando nella lista “nera” solo le navi russe coinvolte nella costruzione.
Da tempo si condivide l’idea che le nuove scoperte di giacimenti nel Mediterraneo Orientale debbano riformulare il profilo geopolitico dell’area. I giacimenti di gas naturale al largo di Egitto, Striscia di Gaza e Israele potrebbero costituire un'opportunità unica per stabilire un clima di cooperazione energetica nella zona. In questo senso l’istituzione dell'EastMed Gas Forum nel gennaio 2019 era stato accolto come segno tangibile della volontà delle diplomazie mediorientali di superare antiche ostilità. Ancora a gennaio di quest’anno, Yuval Steinitz, ministro dell’energia israeliano, sottolineava l’importanza di costituire accordi regionali volti a favorire lo sviluppo di una rete regionale di gasdotti.
Sicurezza energetica, questione mediterranea, crisi israelo-palestinese, Nord Stream, Mozambico. Qual è il ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale dei mercati energetici? Come coniugare sicurezza energetica e equilibri geopolitici? Ne abbiamo parlato con il Sottosegretario di Stato On. Dott. Manlio Di Stefano, a cui sono state recentemente rinnovate le deleghe alle relazioni bilaterali con i Paesi dell'Asia, inclusi i Paesi del Caucaso e le questioni relative all'energia, al mare e all'ambiente.