Il completamento del Nord Stream 2, il gasdotto che dovrebbe collegare la Russia con la Germania passando dal Mar Baltico, è quasi terminato. Durante gli ultimi 3 mesi, la nave Fortuna ha posato circa 50 km di tubi e ora i lavori si sono spostati nel tratto rimanente delle acque tedesche. Da tempo, incombe sugli investitori e sul progetto la preoccupazione circa le possibili sanzioni statunitensi sulle compagnie di servizi che si occupano della posa. Eppure, recentemente, gli Stati Uniti hanno deciso di non imporre sanzioni all'operatore del gasdotto, lasciando nella lista “nera” solo le navi russe coinvolte nella costruzione.

Si tratta di navi russe che non hanno commissioni o appalti negli Stati Uniti, quindi l'effetto delle sanzioni rimane marginale. Da questa scelta si può evincere come l'amministrazione Biden abbia ben chiaro che la Germania intenda procedere con la realizzazione del gasdotto nonostante le sanzioni, e quindi qualsiasi azione da parte degli USA non farebbe che deteriorare le relazioni transatlantiche e minerebbe la credibilità di Washington. Il presidente Biden cerca anche di mantenere una finestra di dialogo con Mosca in vista di un eventuale vertice con Putin a giugno.

Nel frattempo, il Cremlino sembra prepararsi a un ulteriore deterioramento delle relazioni con gli Stati Uniti. In questo senso, le esercitazioni militari vicino ai confini dell'Ucraina nell'aprile di quest'anno si possono ritenere una prova di forza da parte di Mosca nei confronti del neopresidente americano. Biden, tuttavia, nella sua opera di ricostruzione dell'ordine internazionale dopo il mandato di Trump, sta dando la priorità alla ricucitura dei legami con la Germania e preferisce evitare le tensioni politiche con i russi, almeno in questa fase. La pressione sul Nord Stream 2 può essere esercitata in una fase successiva, dopo il completamento, perché sia i regolatori tedeschi che le autorità dell'UE possono fermare l'autorizzazione a utilizzare il gasdotto a piena capacità. Quindi, la finestra per il dialogo è aperta, ma gli strumenti per fare pressione sul gasdotto dopo il completamento sono ancora disponibili.

Sul fronte opposto, la situazione fa infuriare gli oppositori del Nord Stream 2, in particolare gli esponenti politici dei paesi baltici bypassati dal nuovo gasdotto, che si aspettavano da parte degli Stati Uniti maggiore fermezza sulle sanzioni. Con la Polonia in particolare che ha mantenuto la stessa linea, sostenendo che il gasdotto costituisce una minaccia alla sicurezza energetica dell'Europa.

In realtà, si potrebbe sostenere che il Nord Stream 2 non apporterà grandi cambiamenti in termini di sicurezza energetica dell'Europa. I flussi di gas vengono semplicemente reindirizzati da un gasdotto all'altro e i volumi rimangono gli stessi. La quota di fornitura di gas russo all'UE non aumenterà con il Nord Stream 2 perché, a differenza del passato, e in ragione di una domanda più contenuta sono più consumatori a dettare le regole e meno i produttori.  Vi è ad oggi, infatti, una forte diversificazione lato forniture e il ruolo crescente delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) in Europa sta riducendo il ruolo e la dipendenza dai gasdotti. Per questo motivo, la Polonia e gli stati baltici sono più preoccupati nel mantenere i rapporti con l'Ucraina, membro della Comunità Europea dell'Energia, che potrebbe perdere i flussi di transito. Ancora di più, va consolidandosi l’idea che una volta libera dalla dipendenza nei confronti dell’Ucraina, la Russia farebbe riaccendere le tensioni politiche e persino militari nei confronti di Kiev. Anche se va detto che fino ad oggi gli accordi di transito del gas tra la Russia e l'Ucraina e i loro disaccordi politici siano stati slegati e indipendenti. Per esempio, nel 2014 le contraddizioni geopolitiche tra Russia e Ucraina non si sono tradotte in un rischio per le forniture. La dipendenza dal transito attraverso l'Ucraina non sembra quindi aver impedito una posizione russa più dura nei confronti del suo piccolo vicino.

In puri termini commerciali, Nord Stream 2 permette di reindirizzare più gas dalla Germania all'Europa centrale e orientale, compresa l'Ucraina, diminuendo la dipendenza diretta dagli attuali flussi est-ovest. Ma naturalmente, i mercati non sono l'unico fattore nella regione. Al contrario, è facilmente prevedibile che i rischi politici continueranno a influenzare i mercati del gas e a tradursi in ricadute negative su questo gasdotto.