Il conflitto in corso in Medio Oriente ha già avuto le prime ripercussioni sui mercati globali del petrolio e del gas e la stessa sicurezza delle infrastrutture regionali é mesa seriamente in discussione. L'aumento giorni del 5% nei prezzi del Brent è un primo chiaro segnale della preoccupazione dei mercati riguardo all'instabilità nella regione.
Da tempo si condivide l’idea che le nuove scoperte di giacimenti nel Mediterraneo Orientale debbano riformulare il profilo geopolitico dell’area. I giacimenti di gas naturale al largo di Egitto, Striscia di Gaza e Israele potrebbero costituire un'opportunità unica per stabilire un clima di cooperazione energetica nella zona. In questo senso l’istituzione dell'EastMed Gas Forum nel gennaio 2019 era stato accolto come segno tangibile della volontà delle diplomazie mediorientali di superare antiche ostilità. Ancora a gennaio di quest’anno, Yuval Steinitz, ministro dell’energia israeliano, sottolineava l’importanza di costituire accordi regionali volti a favorire lo sviluppo di una rete regionale di gasdotti.
In un contesto di prezzi del gas in caduta, le strategie energetiche dei principali attori regionali appaiono plasmate da motivazioni squisitamente strategiche che ben poco hanno a che vedere con il pragmatismo economico. La pandemia sembra non aver smussato le tensioni politiche e la lotta per il gas continua a increspare le acque del Mediterraneo Orientale.