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Servizio idrico e le sfide del XXI secolo: serve un “tagliando” alla riforma del 1994?

Pochi se ne sono accorti, ma quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della “legge Galli” (l.36/1994), la legge che trasformò radicalmente il sistema di gestione dei servizi idrici in Italia. Il compleanno ci dà l’occasione per un bilancio di quella riforma, e insieme per riflettere sull’adeguatezza di quel modello a fronte delle sfide che il settore ha di fronte, in primis quelle derivanti dal cambiamento climatico.

Il servizio idrico e la sfida della siccità

Messo in archivio il 2022 – l’anno meno piovoso di sempre – ecco che già a marzo ci sono le prime avvisaglie di una probabile replica nel 2023. Se il buon giorno si vede dal mattino, anche quest’anno ci sarà da soffrire. In Italia, l’agricoltura nel 2022 ha subito un calo della produzione del 10%, con punte del -45% per il mais e i foraggi e del 30% per il riso (fonte: Coldiretti). La produzione idroelettrica, invece, è passata da  circa 46,9 TWh del 2021 a 29,7 TWh del 2022  (-36,7%, fonte: Terna).

Il dilemma dei rifiuti: vogliamo le api o i cinghiali?

La parola “inceneritore” è seconda solo a “centrale nucleare” nell’evocare un sinistro alone di pericolo per la salute e per l’ambiente. Fino a poco tempo fa, ogni politico desideroso di voti poteva gonfiarsi il petto ed esternare ad alta voce il suo “no”, certo che la stragrande maggioranza dei cittadini lo avrebbe sostenuto. Oggi si direbbe che qualcosa sia cambiato, se un sindaco come Gualtieri può se non altro aprire un dibattito sull’opportunità di realizzarne uno a Roma senza essere crocefisso. Certo, la sua proposta ha fatto e farà discutere.

Servizio idrico: i primi timidi passi verso un percorso virtuoso di miglioramento

La Giornata mondiale dell’acqua è, come ogni anno, un’occasione per fare il punto della situazione. E per una volta, si può forse sfatare qualche mito e sfuggire al disfattismo cui, negli anni, ci siamo abituati quasi come a una litania.

Servizio idrico: luci e ombre del PNRR

Il PNRR destina 59,47 miliardi di euro alla missione M2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica), di questi 15,06 sono destinati a “Tutela del territorio e della risorsa idrica”. Tolti quelli allocati in azioni mirate alla tutela della risorsa idrica e alla difesa del suolo, ne restano 4,38 assegnati al servizio idrico, peraltro da dividere ulteriormente tra servizio idrico integrato e irrigazione.

In particolare, 2 miliardi di euro sono destinati a “Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento”, leggasi dighe, invasi e sistemi di grande adduzione. Nel concreto, si parla di 75 progetti di manutenzione straordinaria, del potenziamento di opere esistenti, e del completamento delle tante opere incompiute disseminate soprattutto nel Mezzogiorno.

Ma l’acqua è ancora pubblica?

Mentre il mondo intero era distratto da altre faccende, la giunta comunale di Torino ha trovato il modo di riunirsi per deliberare la trasformazione della SMAT – società 100% pubblica, detenuta per quasi il 70% dal comune di Torino e per il resto dagli altri comuni soci – in azienda speciale di diritto pubblico. Non è ancora fatta - dovrà essere acquisito l’assenso anche di altri soci di minoranza, essendo il quorum per decidere pari al 75%: molti hanno annunciato battaglia, ma la via pare segnata.

Scarsità idrica in Italia: colpa del clima o colpa dell’uomo?

Nonostante i picchi record raggiunti dal termometro, l’estate 2019 è trascorsa senza particolari fenomeni di crisi idrica (almeno in Italia). Il che non vuol dire che non sia il caso di occuparsene: l’occasione è anzi propizia per poterne ragionare senza l’assillo dell’emergenza e il rumore mediatico che ha accompagnato l’annus horribilis 2017, nel quale perfino Roma ha corso seriamente il rischio di sospendere l’erogazione.

Bene comune, mezzo gaudio

Tra le tante frottole con cui i “benecomunisti” hanno inondato il discorso pubblico in materia di acqua una è particolarmente tenace. Il voto di massa del popolo italiano contro “la privatizzazione” sarebbe stato tradito, si afferma, in quanto i servizi continuano ad essere gestiti da società per azioni – entità malefiche costituite a fini di lucro. Non rileva che l’azionista sia quasi ovunque un soggetto pubblico, e che l’eventuale distribuzione di ancor più eventuali utili sia comunque destinata alle casse dei comuni (e qualora non bastasse la volontà politica di non farlo, possa ben soccorrere una norma statutaria o un patto parasociale).

Roma e il caso ACEA: (non) piove sul bagnato

Come era prevedibile, è bastato che Regione Lazio e Acea trovassero un accordo perché l’“emergenza idrica” dell’estate 2017 transitasse dalle prime pagine alla cronaca locale. Ancora qualche giorno di Purgatorio nelle pagine interne, poi finalmente potremo tornare a disinteressarci dell’acqua, come d’abitudine.

È il destino delle catastrofi all’Italiana: un ciclo prevedibile fin nei dettagli, che inizia con un lungo sonno, in cui nessuno fa niente, salvo poche cassandre che segnalano a chi di dovere la necessità di intervenire in modo duraturo e sostenibile, facendo manutenzioni e investimenti, accolte da alzate di spalle, sguardi impotenti, rinvii al domani di quel che si potrebbe fare oggi. 

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