L’Accordo di Parigi riconosce l’inevitabile cambiamento climatico che sta interessando il nostro pianeta e impegna tutti i paesi ad affrontare questo problema di natura globale. Per reagire in modo appropriato, è di primaria importanza monitorare i cambiamenti in corso. A tal proposito, nell’ambito di un migliorato quadro di trasparenza definito nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), sono stati previsti meccanismi di monitoraggio delle emissioni di gas a effetto serra. In occasione della 23° Conferenza delle Parti (COP23), l'UNFCCC ha evidenziato la rilevanza del monitoraggio basato sull'osservazione sia per poter disporre di dati aggiuntivi sugli attuali andamenti delle emissioni antropogeniche globali di gas serra sia in vista dell’Inventario Globale delle Emissioni (Global Stocktake) - il check-up periodico per verificare se i Paesi sottoscrittori siano o meno sulla traiettoria giusta rispetto agli obiettivi di Parigi - programmato per il 2023.
A livello comunitario, la Commissione europea sta investendo nel monitoraggio dei cambiamenti climatici attraverso i Copernicus Climate Change Services che riportano alla Direzione Generale Crescita; nella mitigazione degli stessi con una nuova strategia sulla riduzione dei gas serra; nell'adattamento ai cambiamenti climatici tramite misure che migliorano la resilienza al clima e approcci basati sugli ecosistemi. La concretezza degli sforzi dell'UE in questi tre ambiti può essere illustrata dagli esempi che seguono.
In primo luogo, i servizi climatici possono contribuire a promuovere l'uso sostenibile del suolo, degli ecosistemi e dell'acqua. Monitorare lo stato corrente e le ricadute su terreni coltivati, foreste, fiumi e aree costiere (per citarne alcuni), aiuta a comprendere e definire meglio le azioni da intraprendere. Anche se il cambiamento climatico è una questione globale, stanno aumentando le ricadute su scala locale, il che rende necessario attuare interventi territoriali purché valutati in un piano globale per lo sviluppo sostenibile. Lo sforzo dell'UE in questo ambito è improntato principalmente alla cooperazione internazionale e allo sviluppo del continente africano.
Non a caso il Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea è stato coinvolto sin dagli anni Novanta nell'utilizzo di tecnologie di osservazione del pianeta Terra per lo sviluppo sostenibile dell’Africa. Nel frattempo, in più di 130 istituzioni africane, è stato installato uno strumento open source di elaborazione dati, noto come 'eStation', che consente di implementare servizi di monitoraggio ambientale in relazione ad agricoltura e sicurezza alimentare, foreste e pascoli, bilancio idrico, sorveglianza degli incendi e pesca. La eStation consegnata ai partner africani è stata omologata per il trattamento dei dati provenienti dal satellite Sentinel-3, e si va ad aggiungere ai servizi forniti dal Copernicus Global Land, un complesso sistema di osservazione del Pianeta tramite satelliti “sentinella” che forniscono informazioni affidabili e aggiornate sullo stato e sull’evoluzione della superficie terrestre al fine di monitorare la vegetazione, il ciclo dell’acqua, il bilancio energetico e la criosfera terrestre.
Inoltre, il JRC supporta l’implementazione dei servizi climatici e delle relative applicazioni in un programma dedicato ai paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, sostenuto dal Fondo europeo per lo Sviluppo. All’interno di questa iniziativa, un ruolo fondamentale è svolto dalla rete di osservazione Copernicus, in particolare dal Copernicus Climate Change (con il Climate Data Store) e dal Global Land Service citato in precedenza.
In secondo luogo, i cambiamenti climatici e le relative ricadute ambientali e socio-economiche sono diventati uno dei principali rischi per la futura prosperità e sicurezza dell'Europa: rischi difficilmente gestibili a livello di singolo paese o attore. Al contempo, la stessa Europa si trova in una posizione ideale per sfruttare le opportunità di questa sfida e i vantaggi riservati al “primo della classe” nella transizione del settore energetico, dei trasporti e dell’agricoltura che si traducono in uno sfruttamento più efficiente delle risorse in tutti i settori economici. A tal fine, una posizione coerente nelle varie politiche settoriali è alla base della strategia di mitigazione dell’Unione europea.
Su invito del Consiglio europeo del marzo 2018, la Commissione ha preparato una proposta per una strategia di riduzione a lungo termine delle emissioni di gas serra nell'UE, finalizzata ad aprire la strada ad un'economia moderna, tecnologicamente avanzata e competitiva. È una strategia che dovrebbe basarsi su un sistema energetico prevalentemente carbon-free, che a sua volta contribuirebbe a migliorare la qualità della vita, risolvere le sfide sociali e ridurre al minimo gli impatti negativi dei cambiamenti climatici. Il rapporto speciale Global Warming of 1.5° C, recentemente pubblicato dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e a cui hanno contribuito anche gli scienziati del JRC, illustra l’urgenza di agire e la necessità di accrescere le nostre ambizioni. L’Europa, innalzando il livello di ambizione e puntando ad un’economia neutrale sul piano delle emissioni di carbonio già entro il 2050, darebbe un segnale forte alla comunità globale circa la concretezza degli impegni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi, per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e in generale nella lotta ai cambiamenti climatici.
In terzo luogo, lo sviluppo sostenibile delle nostre economie e società deve prendere in considerazione l’adattamento ai cambiamenti climatici. Ad esempio cercando di capire dove si osserveranno colture con stagioni di crescita prolungate o dove nasceranno nuove aree agricole, o ancora dove si avranno le maggiori ricadute occupazionali offerte dall’economia blu e green e dove è necessario realizzare infrastrutture resilienti agli effetti climatici. Anticipare gli impatti dei cambiamenti climatici con strategie di adattamento è di certo un modo più economico, efficace e completo rispetto ad una mera reazione a cambiamento avvenuto o ad una classica “gestione dell’emergenza”. La Common Agricultural Policy Reform, ossia la riforma comunitaria delle politiche agricole, mira a proteggere gli agricoltori dagli impatti dei cambiamenti climatici garantendo al contempo lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile, che a sua volta non influisca negativamente sul clima.
Le più comuni politiche di adattamento ai cambiamenti climatici non riguardano solo l'agricoltura, ma anche le zone costiere, gli oceani, gli edifici, le risorse idriche, l'energia, la riduzione del rischio di catastrofi, la salute, la silvicoltura, la pesca e l'acquacoltura, i trasporti. A livello comunitario, e declinata per ogni Stato membro, è in vigore la strategia di adattamento adottata dall'UE nel 2013, che punta a rendere l'Europa più resiliente ai cambiamenti climatici migliorando il coordinamento delle azioni e rafforzando la capacità di risposta. La strategia si concentra sulla promozione di interventi da parte degli Stati membri, sull'adattamento dei settori più vulnerabili e su un processo decisionale più informato.