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FONTI RINNOVABILI | 150 ARTICOLI

Quale futuro per rinnovabili e idrogeno?

La pandemia Covid-19 sta rallentando l'attività economica costringendo tutti i Governi del mondo a trovare nuove politiche di rilancio. Anche a livello energetico, si osserva una forte propensione alla trasformazione in pochissimo tempo e all’adattamento a condizioni di vita molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Alcuni vedono nell’epidemia un'anteprima preoccupante di imminenti perturbazioni che il nostro mondo porta con sé; posizione non condivisa da altri. Quel che è certo è che molto è cambiato nel modo di valutare l’impatto delle nostre scelte.

Accelerare la transizione grazie al biometano

L'Unione Europea ha accolto l'obiettivo di rendere il nostro continente neutro dal punto di vista climatico entro il 2050 e la Commissione ha proposto una legge sul clima che ne farebbe un obiettivo giuridicamente vincolante. Nella comunicazione della Commissione sul Green Deal si è concluso che gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030, al fine di raggiungere la neutralità, dovranno essere innalzati dal 40% al 50% o al 55%. Il Parlamento europeo ha manifestato una preferenza nei confronti di quest’ultimo target.

Biometano: un gas “rinnovabile” per il trasporto

Più volte si è parlato del contributo del biometano al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del settore dei trasporti. Tuttavia, a quasi due anni dall’emanazione del decreto ministeriale, che stabilisce i parametri e gli obiettivi nell’ambito di tale mercato, è opportuno fare il punto della situazione incrociando dati di settore, trend e potenziali di mercato. Tra le varie forme di incentivazione del biometano destinato ai trasporti, è ormai evidente che i produttori tendono a scegliere la modalità di classificazione di biometano avanzato.

Idrogeno: bisogna passare all’applicazione pratica

La Comunità Europea si è posta l’obiettivo di ridurre progressivamente le emissioni di CO2, fino ad annullarle quasi del tutto entro il 2050. Questa politica ha importanti ripercussioni su tutti i settori industriali e si prevede che la diminuzione delle emissioni subirà un’accelerazione progressiva. Per raggiungere il target è però necessario fin da subito un cambiamento radicale e l’introduzione di nuove tecnologie.

Struttura, opportunità e rischi dei Power Purchase Agreement

Per Power Purchase Agreement (PPA) si intendono i contratti conclusi fra un proprietario di impianti di produzione di energia (da fonti rinnovabili) e un acquirente, generalmente (almeno nel nostro ordinamento) un grossista mediante il quale si il produttore cede all’acquirente l’energia prodotta dai propri impianti e a sua volta, l’acquirente fornisce una serie di servizi.

PPA: la lezione americana e la situazione italiana

Nella prospettiva di una progressiva scomparsa degli incentivi alle fonti rinnovabili elettriche (FER), è la possibile combinazione di bancabilità e addizionalità degli investimenti legati a un Power Purchase Agreement (PPA) a suscitare l’attenzione dei policy makers. Specie negli Stati Uniti, dove il fenomeno è maggiormente diffuso e la quota della nuova potenza rinnovabile associata a PPA con clienti finali è arrivata a coprire quasi la metà del totale degli investimenti in FER.

Power Purchase Agreements e le best practice delle grandi aziende

L’importanza attribuita al tema del cambiamento climatico durante l’annuale World Economic Forum, tenutosi a Davos (Svizzera) dal 21 al 24 gennaio 2020, testimonia che la consapevolezza dei rischi connessi al continuo ignorare la realtà dei fatti sta prevalendo sullo status quo o situazioni ‘business as usual’. Si fa sempre più forte la presenza di grandi aziende che hanno scelto di volgere la propria attenzione alle energie rinnovabili e diventare ‘green’.

PPA: cosa manca all’Italia?

I Power Purchase Agreement (PPA) sono contratti di acquisto di lungo periodo tra produttori e consumatori di energia rinnovabile. Si parla da tempo di una loro possibile diffusione in Italia come naturale evoluzione del mercato post-incentivi, dal momento che le esperienze dei paesi che sono ricorsi ai PPA si sono spesso tradotte in una crescita del mercato delle energie rinnovabili. Ne parliamo con l’Avvocato Lorenzo Parola, Partner di Herbert Smith Freehills, nonché uno dei massimi esperti degli aspetti giuridici legati ai mercati energetici.

PNIEC e rinnovabili elettriche: la sfida degli investimenti

Con il testo inviato alla Commissione europea pochi giorni fa e reso pubblico il 21 gennaio, il Governo italiano si è impegnato formalmente a raggiungere una quota di fonti energetiche rinnovabili (FER) del 30% sul totale dei consumi finali lordi nel 2030. Si parla di ben 33,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all’anno, grosso modo il 50% in più di quanto fatto nel 2017, ultimo anno di cui vengono riportate le statistiche.

2020, fonti rinnovabili e PNIEC: cosa rimane oltre il raggiungimento del target

Alla fine il 2020 è arrivato e costituisce, a livello europeo e nazionale, il momento per un bilancio sulle politiche adottate negli ultimi anni in ambito energetico e ambientale.

Il 2020 ha infatti rappresentato il primo orizzonte temporale fissato dal Pacchetto per il clima e l’energia dell’Unione Europea, il cosiddetto 20-20-20, che richiedeva – tra gli altri obiettivi - che il 20% del fabbisogno energetico UE fosse ricavato dalle fonti di energia rinnovabile (FER).

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