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FONTI RINNOVABILI | 150 ARTICOLI

CCS: a critical technology to meet global climate targets

Over the past decade, the Global CCS Institute has observed the group of climate change technologies known as carbon capture and storage (CCS) mature from a solution to power generation emissions to the enabler of new low emissions industries necessary to meet climate change targets. This is demonstrated by the latest international climate change models which require CCS deployment at an unprecedented scale over the coming 80 years.

Cattura e stoccaggio della CO2: una tecnologia già disponibile

Negli ultimi dieci anni, il Global CCS Institute ha monitorato l’insieme di tecnologie che prende il nome di Cattura e Stoccaggio del Carbonio (CCS) osservandone l’evoluzione: da sistema che permette di abbattere le emissioni collegate alla generazione elettrica a soluzione in grado anche di contenere l’intensità emissiva dell’industria, passaggio necessario per traguardare gli obiettivi climatici globali. Non è infatti un caso che gli ultimi modelli internazionali sul cambiamento climatico ne prevedano un impiego senza precedenti nei prossimi 80 anni.

Decreto FER1: chi vince e chi perde?

Il cosiddetto “Decreto FER 1”, sottoscritto l’8 luglio 2019 e attualmente in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale a seguito del vaglio della Corte dei Conti, è il risultato dello sforzo congiunto dei Ministeri dello Sviluppo Economico (MISE) e dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare (MATTM). Il provvedimento è da annoverarsi tra le iniziative volte ad attuare il Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC), disponendo un set coeso di misure incentivanti indirizzate alla produzione elettrica da fonti rinnovabili.

Autoconsumo e energy communities: cosa cambia?

Il Decreto FER 1 prevede di incentivare 800 MWs di impianti fotovoltaici di piccola taglia contestualmente alla asportazione della copertura di amianto. Sarà poi dedicata al fotovoltaico di piccola e media taglia una quota parte oggi difficile da determinare dei 770 MWs che sono attribuiti nello stesso bando di registro a minieolico e fotovoltaico.

Con gli incentivi del FER 1 dovrebbe dunque essere installato un totale fra 1.000 e 1.200/1.300 MW di impianti fotovoltaici di piccola e media taglia, che costituisce circa il 2,5 % dei 30.000 MWs addizionali di fotovoltaico il necessari, secondo il PNIEC, per raggiungere gli obbiettivi al 2030.

Oltre il decreto, quale strategia per l‘italia?

La ripartenza delle politiche a favore delle energie rinnovabili con l’atteso Decreto FER1 apre oggi nuove prospettive per il settore ma pone anche una serie di interrogativi per il domani.

Gli obiettivi al 2030 della proposta di Piano Energia Clima prevedono una quota di rinnovabili sul consumo elettrico interno lordo del 55,4% rispetto al 34,5% del 2018, quasi raddoppiando la potenza eolica installata e triplicando quella fotovoltaica.

Nuove decreto rinnovabili: intervista a Crippa

Lo scorso 8 luglio, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente hanno firmato il decreto FER1. Come ci si è arrivati? Quali le principali novità? Possiamo definirlo un decreto strategico per il futuro dell’Italia e se sì perchè?

Il decreto FER1 nasce da un importante lavoro che è iniziato sin dai primi giorni dalla data di insediamento del Governo. A seguito della firma da parte dei Ministri Di Maio e Costa, il decreto è stato inviato per la registrazione alla Corte dei Conti prima della definitiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. 

Green energy vuol dire green jobs?

Grazie alla pubblicazione, a fine 2018, dello Special Report dell’IPCC, l’organo tecnico a supporto della Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, i Governi di tutto il mondo dispongono adesso di una roadmap chiara per le proprie emissioni di gas serra, in grado di rispondere al commitment dell’Accordo di Parigi del 2015: arrivare entro la metà del secolo a emissioni nette pari a zero, ossia la tanto agognata carbon neutrality.

BP Statistical Review: l’insufficiente de-carbonizzazione e i costi impliciti del nucleare

Nella sua introduzione alla BP Statistical Review del 2019, il chief economist Spencer Dale dedica al settore dell’energia elettrica uno sguardo poco ottimista, ispirato dal crescente andamento delle emissioni globali di CO2: +2% tra il 2017 e il 2018 (+2,7% se si considera la sola generazione di energia elettrica), +1% all’anno nel decennio 2007-2017. A fronte del processo di elettrificazione, il portafoglio globale delle fonti di energia elettrica appare “piatto in modo deprimente”, con quote di generazione da carbone e fonti non fossili ai livelli di 20 anni fa. 

Rinnovabili e riduzione delle emissioni: correre per rimanere fermi?

Come già evidenziato dall’International Energy Agency nel suo ultimo World Energy Outlook, le recenti dinamiche di produzione e di consumo di energia a livello globale riflettono una crescente preoccupazione rispetto all’effettiva capacità delle fonti rinnovabili di ridurre le emissioni climalteranti in un contesto di progressiva elettrificazione dei consumi.

La ricerca punta sulla sinergia tra Oil&Gas e rinnovabili

In molte aree del mondo, le piattaforme offshore di petrolio e gas stanno terminando la loro fase operativa. Non è facile stimare l'impatto ambientale sull’ecosistema marino delle attività di “decommissioning” ma è noto che le politiche di rimozione si basano sull'assunto di "lasciare il fondale marino come è stato trovato". Questo approccio sembrava, infatti, rappresentare l'opzione apparentemente più ecologica. Purtuttavia, durante il periodo produttivo, le piattaforme sono in grado di sostenere comunità di fauna e flora marina abbondanti e diversificate, alcune delle quali di importanza regionale.

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