La versatilità del tessuto economico italiano, fatto di grandi operatori e aziende, ma anche di imprese di medie e piccole dimensioni e di start-up che si dedicano all’innovazione, pongono il paese in una situazione fertile per la creazione di valore nella filiera dell’idrogeno. L’Italia può, infatti, ambire ad una posizione strategica in tutte le fasi, dalla produzione alla logistica, dal trasporto al consumo, che si tratti di mobilità, industria o residenziale.

Mentre le grandi realtà nazionali stanno, oggi, investendo su un mercato sempre più ricettivo e hanno la forza di garantire una leadership italiana nel mercato europeo e internazionale, le start-up e le PMI del settore energetico contribuiscono con soluzioni d’avanguardia per la produzione di “green hydrogen” e con tecnologia per la “carbon capture” attraendo importanti investimenti dall’estero.

L’industria italiana può, inoltre, contare su centri di ricerca d’eccellenza, riconosciuti a livello internazionale, in grado di supportare lo sviluppo con solide competenze e sensibilità per tutti gli step necessari a rendere l’idrogeno una realtà, dalla pura sperimentazione alla realizzazione del prodotto commerciale.

È proprio nella collaborazione tra aziende e centri di ricerca che l’Italia troverà il potenziale da esplodere per consolidare la filiera nazionale dell’idrogeno e proporre, per il prossimo futuro, una strategia che guardi sia alla capacità e all’efficienza del processo di elettrolizzazione, sia alla continua innovazione dell’industria energivora che dovrà trasformarsi per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione proposti dalla Comunità Europea.

La rivoluzione cui stiamo assistendo vede coinvolto non solo il settore puramente energetico, ma, gradualmente, ne toccherà altri come quello industriale, quello residenziale, dei trasporti e dei servizi. Nel migliore degli scenari, questa evoluzione avrà come outcome ragionevolmente prevedibile un’importante ricaduta economica positiva sul PIL nazionale oltre che sull’aumento dei posti di lavoro altamente qualificati.

L’opportunità di crescita prospettata dall’Italia e dall’Europa è, però, minacciata dallo sviluppo tecnologico asiatico e dalla sua capacità produttiva. È necessario, pertanto, evitare di ripetere l’errore fatto con le tecnologie dedicate allo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Il mercato associato dei pannelli fotovoltaici, benché sviluppati in Europa a fronte di grandi investimenti di ricerca e sviluppo, ha poi visto la sua esplosione in Asia, dove l’intensiva produzione ha portato con sé indubbi vantaggi.  

Per evitare il ripetersi di questo scenario e mantenere il vantaggio competitivo esistente, le attuali politiche europee hanno previsto lo stanziamento di ingenti fondi per l’innovazione e la ricerca. Mentre la Cina produce gli elettrolizzatori più economici al mondo, l'Europa è all'avanguardia nelle tecnologie adatte a produrre idrogeno verde, visto “come un proiettile d'argento” per la decarbonizzazione del sistema energetico.

Con maggior dettaglio, la strategia della Commissione Europea per cogliere le opportunità legate all’idrogeno contiene un piano in tre fasi. La prima prevede un aumento della capacità di elettrolisi per produrre idrogeno verde di 6 GW all’anno - contro la produzione attuale che non supera 1 GW - da raggiungere entro il 2024. La seconda fase si pone come obiettivo il raggiungimento, entro il 2030, dei 40 GW di elettrolisi, anche attraverso la creazione di hotspot di produzione di idrogeno locali che saranno collegati alle utenze industriali nelle cosiddette “valli dell'idrogeno”. Alla luce della previsione secondo cui proprio dal 2030 il costo dell’idrogeno verde diventerà competitivo rispetto a quello del gas naturale, la terza fase della strategia prevede che dal 2030 al 2050 l’innovazione dovrà essere orientata allo sviluppo di nuove tecnologie per le industrie più difficili da decarbonizzare, come le acciaierie e le vetrerie, salvaguardandone la competitività.

L’Italia dovrà quindi trovare il proprio ruolo all’interno della strategia europea, continuando ad investire sulla produzione di elettrolizzatori, di cui oggi è tra le prime al mondo, e dando spazio a progetti pilota che possano rendere competitiva e sostenibile la transizione a tutto il tessuto industriale.

Inoltre, la posizione geografica dell’Italia e la sua vicinanza al Nord Africa, in particolare, suggeriscono che alcuni investimenti dovranno essere rivolti allo sviluppo dei sistemi di trasporto dell’idrogeno.

In questo contesto molto competitivo, la definizione di una strategia nazionale integrata sarà cruciale. Dovrà, infatti, consentire la raccolta dei benefici diretti e indiretti dei vantaggi economici portati dall’innovazione tecnologica. E ciò potrà avvenire solo con un approccio che includa anche gli aspetti normativi e legali, pensati per essere funzionali allo scopo, oltre che abbracciare in modo coerente e partecipativo tutta la filiera. È pertanto necessario che nella discussione sulla transizione vengano coinvolti soggetti che abbiano una visione multidisciplinare per sostenere la molteplicità di attori coinvolti nella transizione e che assolvano il compito di system integrator. Il RINA, con un’esperienza pluriennale nel campo energetico, dei materiali e normativo, nonché della ricerca avanzata, si propone di sostenere l’Italia in questo ambizioso percorso.