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FONTI RINNOVABILI | 140 ARTICOLI

Il G7 e gli ambiziosi obiettivi per il solare e l’eolico offshore

Al recente vertice del G7 di Sapporo, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Giappone non sono riusciti a mettersi d’accordo sul phase-out del carbone, ma si sono impegnati ad aumentare collettivamente la capacità eolica offshore di 150 GW e la capacità solare di oltre 1 TW entro il 2030. Per confronto, alla fine del 2021, queste nazioni avevano in funzione 21 GW eolici offshore e 292 GW solari.

Rinnovabili: fra progressi, obiettivi sfidanti e limitanti criticità

Secondo il rapporto Ember “Electricity Review 2023”, globalmente*, nel 2022 tra le rinnovabili la produzione idroelettrica occupava ancora il primo posto con 4.311 TWh (15% del mix produttivo globale), seguita dall’eolica (2.160 TWh, 7,6%), dalla fotovoltaica (1.284 TWh, 4,5% dalle bioenergie (672 TWh, 2,4%), con le altre rinnovabili allo 0,4%, e con il 61% ancora coperto da combustibili fossili. Nello stesso anno, però, si è  registrata una crescita record della generazione fotovoltaica ed eolica, il cui contributo complessivo è salito al 12% dal 10% dell’anno precedente.

Lo stato dell’arte delle rinnovabili in Italia nel 2022

Il comparto delle fonti rinnovabili registra nel 2022 una crescita del +109% rispetto al 2021, il che segnala la maturità di una filiera che vuole crescere. Lo scorso anno, l’Italia ha raggiunto una capacità installata rinnovabile di circa 61 GW suddivisi in 25 GW di fotovoltaico, 12 GW di eolico, 19 GW di idroelettrico e 5 GW tra geotermoelettrico e bioenergie,  distribuiti a livello regionale come si evince dalla figura seguente. In testa si trova la Lombardia, con quasi 10 GW (di cui oltre la metà idroelettrico), seguita a distanza dalla Puglia con 6,5 GW, dal Piemonte con 5,5 GW. Sotto i 5 GW si collocano tutte le altre Regioni, con la Liguria che chiude la classifica con appena 0,4 GW.

Scacco matto alle rinnovabili

Una fotografia preoccupante quella che mette in evidenza Legambiente attraverso la seconda edizione del Rapporto Scacco Matto alle Rinnovabili. Un racconto che mette in luce due facce dello stesso Paese, fatte, da una parte, da imprese pronte a realizzare impianti con oltre 303 GW di richieste di connessione a Terna, e dall’altra di regole, burocrazie, normative e procedure non adeguate alla sfida che abbiamo di fronte. Emergenza climatica, caro energia, crisi sociale e obiettivi di decarbonizzazione dovrebbero essere al centro delle politiche di Governo, che però al momento sono, invece, concentrare nel trasformare l’Italia nell’hub del gas per l’Europa.

Sicilia: si tratta di una moratoria al fotovoltaico?

Le scorse settimane tutte le testate hanno riportato una dichiarazione del Presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, che pare proprio una moratoria, l’ennesima, al fotovoltaico. Questo impone una riflessione.  Ecco la dichiarazione: “Ho deciso a breve di sospendere il rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico. Dobbiamo valutare l’utile d’impresa con l’utile sociale e col danno ambientale. Poi questa attività porta lavoro? L’energia rimane in Sicilia? No. La Sicilia paga un prezzo non dovuto per una risorsa che abbiamo. Il danno e la beffa. 

Nuclear prospects in Europe

Russia’s invasion of Ukraine and the resulting restrictions on gas supply to Europe from Russia, and the evermore urgent need to reduce emissions of greenhouse gases have increased focus on replacing fossil fuels for electricity generation. As a result, there seems to a trend for the nuclear option to be reconsidered even in countries which had previously seemed to have turned against it.

Parlare di nucleare è importante

Tenere vivo il dibattito sull’energia nucleare, anche in Italia, è indispensabile. Le ragioni sono molteplici, ma concentriamoci su quelle legate alla crisi climatica. L’attuale transizione energetica cammina su tre gambe: efficienza, elettrificazione e decarbonizzazione. Secondo gli scenari IEA, per raggiungere gli obiettivi net zero, la penetrazione elettrica a livello globale (cioè la percentuale di consumi energetici finali soddisfatti dall’elettricità) dovrebbe passare dall’attuale 20% al 40% entro il 2050. Allo stesso tempo, è fondamentale decarbonizzare questo settore.

Il rinnovato interesse per i reattori di piccola taglia

Negli ultimi decenni, i paesi che hanno deciso di costruire centrali nucleari lo hanno fatto scegliendo quasi sempre reattori di grande taglia, ben oltre i 1.000 MWe per singola unità sino ai 1.600 MWe del francese EPR, entrato in esercizio nel 2018 in Cina e di recente anche in Finlandia, nonché quelli attualmente in costruzione in Francia e nel Regno Unito. Appartengono a questa classe la quasi totalità dei 57 reattori oggi in costruzione nel mondo. L’incremento della potenza dei reattori è un trend costante sin dagli anni ’70, in ossequio alla legge universale dell’economia di scala.

Per accelerare la transizione ogni ente deve dare un contribuito

Un aspetto decisivo per il decollo spinto delle rinnovabili, a tutti i livelli istituzionali, afferisce alla forte convinzione politica della necessità di accelerare la transizione energetica. Ovviamente questo elemento riguarda l’UE, che finora ha svolto un ruolo di punta, i singoli Governi - e i nostri non hanno certo brillato negli ultimi dieci anni-, le Regioni e i singoli Comuni.

Questi spingono per la transizione verso le rinnovabili con tanto maggiore convinzione quanto più chiara è la percezione di possibili ricadute in termini di riduzione del costo dell’energia, incrementi occupazionali e visibilità.

Rinnovabili: opportunità di rilancio industriale e sociale dell’Italia

L’attuale contesto geopolitico ha evidenziato i limiti del sistema energetico europeo e del nostro Paese, mostrando la sua eccessiva dipendenza da approvvigionamenti esterni, in particolare di gas naturale.

In Italia, infatti, il gas rappresenta la fonte di energia primaria più utilizzata: ricopre il 40% circa del nostro fabbisogno energetico, e ne importiamo più di 70 miliardi di metri cubi all’anno da un numero limitato di Paesi fra cui, naturalmente, la Russia. Anche solo limitandoci al settore della produzione di elettricità, il gas ne rappresenta da solo circa la metà, e da questo derivano le evidenti conseguenze sul costo finale dell’energia che stiamo sperimentando da un anno a questa parte.

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