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Sostenibilità: tra desideri e realtà

Sviluppo sostenibile è una delle espressioni oggi più usate e che raccolgono maggiore consenso. È anche solitamente riconosciuto che sviluppo sostenibile significa cercare di coniugare tre aspetti: il perseguimento del benessere economico, la protezione dell’ambiente e l’equità intesa come progresso sociale. Mettere insieme tre obiettivi diversi non è facile perché raramente le azioni che si intraprendono consentono un miglioramento in tutte le tre direzioni. Più spesso occorre operare una mediazione, cioè rinunciare a qualcosa in una direzione per guadagnare in un’altra. Trattandosi di scelte molto spesso collettive, il luogo della mediazione è la politica che però, come è noto, è anche il terreno dove le opinioni divergono perché ciascuno cerca di spostare le decisioni verso i propri interessi o le proprie convinzioni.

Distribuzione del gas (non solo naturale): una nuova visione

Nella seconda metà del 2021, la crisi dei prezzi del gas naturale, tuttora in corso, ed il minore apporto delle fonti rinnovabili, in particolare nell’Europa settentrionale per l’eolico, hanno provocato una revisione sia del sentiment che degli scenari: definita come “un’iniezione di sano realismo” si è presa contezza che la traiettoria verso la piena decarbonizzazione implica rilevanti costi, che l’afflato ambientale deve prendere in considerazione la dimensione sociale e che al 2050, a tecnologia nota, le sole fonti rinnovabili non sembrano poter garantire la sicurezza necessaria dei sistemi energetici nei paesi europei. La discussione in corso sulla proposta della Commissione UE sulla tassonomia, ora includente anche il nucleare ed il gas naturale, ne sono uno degli esempi.

Reti locali gas, il gigante nel limbo

Qual è il futuro delle reti locali del gas nella transizione energetica? Per le sue dimensioni, il sistema di tubi, cabine e contatori che porta il metano nelle nostre case, uffici, ospedali e Pmi sarebbe a pieno titolo uno dei giganti tra le infrastrutture energetiche nazionali. Forse troppo frammentato per accorgersene, però, vive da tempo una fase di stagnazione e disorientamento, anche a causa della disattenzione del decisore pubblico, che sembra ricordarsi che esiste solo quando la cronaca ce lo costringe.

La pianificazione delle reti di distribuzione di energia per la decarbonizzazione

È ormai riconosciuto che le infrastrutture di trasporto di gas sono necessarie a supportare la transizione energetica; un processo che si protrarrà per alcuni decenni. La Direttiva 2021/0425 (COD) “on common rules for the internal markets in renewable and natural gases and in hydrogen” riconosce, infatti, che: “Gaseous fuels will play an important part in the energy mix by 2050, requiring the decarbonisation of the gas sector via a forward-looking design for competitive decarbonised gas markets”.

Gare gas: come si esce dallo status quo?

A che punto sono le gare per la distribuzione del gas? Dei 177 ambiti “ottimali”, al momento quelle svolte o avviate si contano sulle dita delle mani. Nella maggior parte del paese, sembra che non ci si scampo per sfuggire alla tirannia dello status quo. Del resto, tutto sembra disegnato per favorire l’inerzia: i gestori uscenti non hanno interesse alla contendibilità dei “loro” asset; molti comuni hanno partecipazioni nelle società incumbent; e molti altri, semplicemente, non vogliono perdere una leva indiretta di intervento diretto nell’economia attraverso assunzioni e forniture. La disciplina delle gare gas risale, nel suo impianto, al 1999.

Decarbonizzazione a tutto gas nel settore residenziale in Europa: tempi, vincoli e prospettive

Sino ad oggi il gas naturale ha rappresentato l’input energetico primario nel settore residenziale in Europa con una quota del 32% sui consumi finali di energia seguito dall’elettricità (25%), dalle fonti rinnovabili (20%), dai prodotti petroliferi (12%), dal calore derivato (8%) e dai combustibili solidi (3%). Più in particolare, nell’UE 27, il gas naturale costituisce il 69% dei consumi energetici del settore residenziale in Olanda, il 52% di quelli italiani, il 49% di quelli ungheresi, il 42% di quelli imputabili al settore residenziale in Belgio e il 39% di quelli tedeschi.

Gas e nucleare: una riflessione oltre l’ideologia

Ho sempre ritenuto che un’eventuale esclusione del gas naturale e del nucleare dalla tassonomia UE che definisce le regole per la finanza cosiddetta sostenibile, sarebbe stato un madornale errore che avrebbe finito per impattare negativamente proprio sulla transizione energetica che si vorrebbe implementare. Un involontario effetto boomerang come sempre accade quando le decisioni sono offuscate dall’ideologia.

Come impatterà la tassonomia UE sulle PMI italiane?

La Tassonomia UE per le attività sostenibili è uno degli strumenti principali con cui l’Unione Europea intende canalizzare gli investimenti verso le attività sostenibili e, in questo modo, supportare l’obiettivo di un’economia a zero emissioni entro il 2030. Non sarà un processo semplice: alcune aziende, soprattutto tra le PMI, potrebbero non avere la forza finanziaria per i necessari investimenti; per molte altre sarà l’occasione per un salto tecnologico che potrebbe proiettare la nostra economia in una nuova fase.

Perché l’UE riconosce al nucleare un ruolo in un futuro a zero emissioni?

Durante la Conferenza Stampa che ha seguito il Consiglio "Economia e finanza" del 7 dicembre, il Vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis ha annunciato l’inserimento del gas naturale e dell’energia nucleare nella tassonomia europea degli investimenti. La decisione verrà confermata con la presentazione del secondo atto delegato sulla tassonomia, ma sembra che la strada intrapresa dalle istituzioni europee vada in quella direzione. 

La tassonomia degli investimenti verdi? Una delusione

Il 7 dicembre è diventato legge il primo di alcuni Atti Delegati della Commissione europea, contenente una lista di attività definite “green”. Una serie inspiegabile di commenti positivi si sono susseguiti alla notizia: l’approvazione è stata definita un momento storico, un punto di riferimento per orientare i capitali verso investimenti verdi, un modello seguito dai leader illuminati del mondo (come Putin e Xi Jinping), mentre i suoi (indefiniti) autori sono stati indicati addirittura come "eroi" verdi.

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