La polemica sui rincari dei costi energetici ha riempito le pagine dei quotidiani e il dibattito politico nei giorni scorsi, sulla scorta delle dichiarazioni per certi versi incaute di alcuni esponenti del Governo. Affermazioni che hanno creato preoccupazione ed allarmismo nei cittadini, già messi a dura prova dalle conseguenze che la pandemia ha determinato sul piano economico, nonché esasperati dai costi energetici su cui grava una tassazione eccessiva. Ad amplificare l’inquietudine dei cittadini hanno contribuito anche imprecisioni e fake news sugli aumenti, fino ad arrivare a decretarli come certi o addirittura già avvenuti.
Come Federconsumatori siamo intervenuti fin dai primi segnali di allarme, lanciati dalle stime Enea alla luce dei fattori climatici, dell’incremento del PIL e della produzione industriale, che hanno determinato un’impennata nella domanda di energia, nonché delle emissioni di anidride carbonica. Una tendenza purtroppo nota da tempo, che non ha fatto altro che confermare ed avvalorare le ripetute proposte lanciate al Governo e alle autorità competenti affinché si affronti la transizione energetica con adeguati piani che la rendano veramente sostenibile, anche attraverso una attenta revisione sul piano fiscale.
Si parla di una crescita di oltre il 30% per il gas e del 20% per l’elettricità. Aumenti che si sommano ai già forti rincari registrati nel corso dell’anno. Le ripercussioni per i cittadini si misureranno non solo sul piano dei costi diretti per le bollette (secondo le stime dell’O.N.F.- Osservatorio Nazionale Federconsumatori +110 Euro annui per l’energia elettrica e +281 Euro annui per il gas), ma anche con il rincaro generalizzato dei prezzi dovuto all’aumento dei costi di produzione e di trasporto. Non è da sottovalutare, infatti, la contestuale corsa dei carburanti, che non accenna ad arrestarsi.
Tali aumenti vanno arginati, è quello che il Governo sta tentando di fare in queste ore. Sono due gli orientamenti prevalenti, entrambi contenuti nelle proposte avanzate in questi giorni da Federconsumatori. Il primo riguarda l’ipotesi di utilizzare i proventi delle aste dei permessi di emissione CO2 per calmierare i prezzi: per tali voci, solo nel secondo trimestre, l’Italia ha ricavato 719 milioni di Euro. Ipotesi che però deve essere accompagnata da una seria azione a livello europeo per contrastare le speculazioni finanziarie già in atto nel mercato dei certificati bianchi. La seconda opzione, a nostro avviso cumulabile con la prima, prende in esame una rimodulazione e riorganizzazione complessiva del sistema di tassazione su bollette e carburanti.
Era il 2018 quando Federconsumatori ha raccolto migliaia di firme dei cittadini per la rimodulazione degli oneri di sistema e per la cancellazione delle voci desuete e ingiustificate che pesano soprattutto sulle bollette dell’energia elettrica, consegnandole poi alle commissioni di Camera e Senato competenti in materia. Ora è il momento di fare un ulteriore passo avanti, mettendo in atto una riforma che prenda in esame la rimodulazione degli oneri; l’applicazione dell’IVA solo sui costi della materia prima e non su importi già comprensivi di altre tasse (cosa che avviene puntualmente, invece, nel settore dei carburanti in cui l’IVA è applicata anche sulle accise); lo spostamento di alcune voci oggi annoverate tra gli oneri di sistema sulla fiscalità generale, per fare in modo che vengano pagate in base ad una progressività reddituale. Recentemente lo stesso ex presidente dell’Enel ha sottolineato come oggi persone con diverse possibilità economiche paghino oneri in bolletta in modo sostanzialmente invariato.
Queste dinamiche pesano soprattutto sulle fasce più deboli, che sempre più spesso di trovano in condizione di povertà energetica: un fenomeno in forte crescita nel nostro Paese, a cui ancora non si rivolge la dovuta attenzione.
Ma, quel che è peggio, è la polemica nemmeno troppo sottile che si è insinuata in questi giorni mettendo in contrapposizione, quasi in antitesi, la transizione verso le energie rinnovabili ed il contenimento dei costi dell’energia. Attraverso un processo di eccessiva semplificazione, in molti hanno addossato le colpe dei rincari alla transizione energetica: ma le cose non stanno così! Lo stesso Timmermans, Vice Presidente della Commissione Europea, parlando del pacchetto per la transizione energetica Fit for 55 ha affermato che: “Solo un quinto dell’attuale incremento può essere attribuito alla crescita del prezzo della CO2, il resto dipende dalle carenze del mercato. E se avessimo fatto il Green Deal 5 anni fa non saremmo in questa situazione” – invitando poi ad “accelerare le cose nella transizione alle energie rinnovabili in modo che l’energia rinnovabile a prezzi accessibili diventi disponibile a tutti.”
Un obiettivo preciso, su cui tutti dovremmo impegnarci, chiamando in causa le istituzioni a tutti i livelli: a partire dalle Regioni, a cui è affidato il delicato compito di predisporre i piani energetici regionali. Anche gli enti locali sono chiamati ad assumere un ruolo primario di facilitatori nello sviluppo di comunità energetiche e esperienze di autoconsumo, promuovendo un consumo intelligente e responsabile, che sia attento alla sostenibilità delle produzioni e delle condizioni di lavoro di chi estrae le terre rare fondamentali per le componenti utilizzate per produrre l’energia pulita. Promuovere lo sviluppo e la diffusione delle comunità energetiche è estremamente importante, dal momento che significa anche calmierare il mercato ed innescare una redistribuzione della ricchezza in tale settore.
Ruolo di primo piano nel processo di transizione verso le energie pulite spetta infine al Governo, che in questa delicata fase, su cui pesano le forti tensioni nel settore energetico e delle principali commodities, dovrà aprire una nuova era nelle politiche energetiche fondata su tre punti: riforma fiscale, istituzione di un albo delle società che vendono energia elettrica e gas (in base a parametri di correttezza e sostenibilità ambientale), incentivi reali, concreti, fruibili, per chi produce o acquista energia da fonti rinnovabili. L’Italia, anche grazie alle favorevoli condizioni climatiche, ha conseguito importanti primati nella direzione dello sviluppo di energie da fonti rinnovabili, un primato a cui non deve e non può rinunciare.