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Circular Economy Action Plan: cinque anni di economia circolare in Europa

Nel dicembre 2019, la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen ha presentato il suo Green Deal europeo, un piano ambizioso che punta a rendere l'economia dell'UE equa, sostenibile e prospera e l'Europa il primo continente climaticamente neutro, garantendo nel contempo che nessuno venga lasciato indietro in questa transizione. Tuttavia, il processo che ha portato all’elaborazione di questa nuova strategia di crescita non è stato semplice, ma piuttosto il risultato di un'evoluzione nel pensiero della Commissione europea e di una serie di sviluppi politici in diverse aree che parte dal 2011, che parallelamente ha visto evolversi anche il concetto di economia circolare.

Nuovi obiettivi e nuove sfide per le FER elettriche: il cuore oltre l’ostacolo?

L’emendamento di recente approvato dall’Europarlamento per portare l’obiettivo di riduzione delle emissioni climalteranti al 60% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030  ha spostato ancora più in alto l’asticella green dell’Unione Europea rispetto alla già ambiziosa proposta della Commissione. Quest’ultima, solo lo scorso 17 settembre, aveva fissato un più contenuto target del 55% nell’ambito del 2030 Climate Target Plan, comunque significativamente più sfidante del valore del 40%

“Recovery Fund… whatever it takes”

Senza un’idea chiara di futuro rischiamo di perdere il treno del Recovery Fund. Lunedì 12 ottobre è stata presentata in Aula la relazione che la Commissione Bilancio ha preparato sulle priorità a cui destinare le risorse europee per uscire dalla crisi. In attesa della votazione del documento riteniamo importante ribadire le priorità, mai come in questo momento indissolubilmente legate a quel concetto di sostenibilità che tanto ha a che fare con il nostro settore. Un settore che invece le idee chiare ce le ha già da tempo, che sa dove vuole essere tra 10 anni e anche tra 20 anni.

Rinnovabili: bene alzare l’asticella, ma servono scarpe adeguate

Rispetto all’obiettivo fissato dall’UE per i PNIEC degli Stati membri di ridurre del 40% entro il 2030 le emissioni nette di CO2 - il doppio di quello stabilito per il 2020 (-20%) – la recente proposta della Commissione europea di innalzarlo al 55% quasi lo triplica. E l’ulteriore modifica del Parlamento europeo alla legge per il clima, che lo porta al 60%, lascia pochi dubbi sull’esito del compromesso finale, che confermerà la riduzione al 55%. È come se ci fossimo allenati per superare l’asticella a quota 40 e, alla vigilia della gara, ci venisse comunicato che dobbiamo superare quota 55.

Comunità energetiche rinnovabili: cosa dice la normativa italiana ed europea?

Il sistema elettrico sta evolvendo in modo irreversibile verso una nuova dimensione policentrica e diffusa sui territori: questo cambiamento di paradigma enfatizza ulteriormente i problemi di trasferimento energetico dai punti di produzione agli utenti finali. Non ci troviamo più di fronte ad un flusso unidirezionale, ma in una situazione di integrazione e interdipendenza. I territori, perciò, dal punto di vista energetico stanno mutando da spazio passivo, attraversato dall’infrastruttura, a campo attivo interconnesso attraverso l’infrastruttura stessa.

Recovery Fund: come combinare l’entusiasmo al realismo

Undici mesi fa Ursula von der Leyen annunciava il Green Deal europeo, un piano di dimensioni epocali per investire nella transizione energetica dell'Unione europea. La settimana scorsa è stata approvata la European Climate Law, che fissa un percorso vincolante affinché l’obiettivo delle zero emissioni nette al 2050 venga rispettato. Ne abbiamo parlato con Patrizia Toia, Vicepresidente della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia al Parlamento europeo.

Come si costruisce una filiera italiana dell’idrogeno

Oggi l’Italia, così come il resto del mondo, deve affrontare una difficile fase di ripartenza. I cambiamenti che negli ultimi mesi hanno stravolto la quotidianità di vita e lavoro richiamano, con ancor maggior forza e urgenza, alla necessità di costruire un sistema economico resiliente e sostenibile.

La sfida lanciata dall’Europa, candidatasi a diventare nel 2050 il primo continente climate-neutral al mondo, è un’opportunità storica.

In cosa consiste la strategia europea sull’idrogeno?

Con il documento “A Hydrogen Strategy for a climate-neutral Europe”, pubblicato lo scorso 8 luglio, la Commissione europea ha auspicabilmente posto fine all’annoso dibattito in merito alla dicotomia tra vettori energetici da utilizzare nel processo di decarbonizzazione al 2050. Se è vero che il perimetro tracciato presuppone una spinta all’elettrificazione dei consumi (intorno al 50% del mix energetico al 2050), è altrettanto vero che taluni settori c.d. hard to abate – oggi alimentati a gas naturale – difficilmente potranno essere decarbonizzati attraverso le FER elettriche se non a fronte di ingenti costi di switching o di sistema. Due esempi su tutti: l’industria siderurgica e il trasporto pesante (o navale).

Idrogeno italiano: non è un problema di expertise

La versatilità del tessuto economico italiano, fatto di grandi operatori e aziende, ma anche di imprese di medie e piccole dimensioni e di start-up che si dedicano all’innovazione, pongono il paese in una situazione fertile per la creazione di valore nella filiera dell’idrogeno. L’Italia può, infatti, ambire ad una posizione strategica in tutte le fasi, dalla produzione alla logistica, dal trasporto al consumo, che si tratti di mobilità, industria o residenziale.

Se la normativa sull’efficienza avanza a suon di bonus

Gli strumenti che sostengono l’efficienza energetica e la messa in sicurezza degli edifici oggi a disposizione di privati, imprese e pubbliche amministrazioni sono molteplici. Si va dalle detrazioni fiscali ormai note - ecobonus e sismabonus - agli incentivi a fondo perduto quali il conto termico e i certificati bianchi. La domanda, tuttavia, dovrebbe essere “perché esistono questi strumenti e perché è fondamentale sostenere questo mercato con contributi pubblici?”.

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