Lo scorso 8 luglio, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente hanno firmato il decreto FER1. Come ci si è arrivati? Quali le principali novità? Possiamo definirlo un decreto strategico per il futuro dell’Italia e se sì perchè?
Il decreto FER1 nasce da un importante lavoro che è iniziato sin dai primi giorni dalla data di insediamento del Governo. A seguito della firma da parte dei Ministri Di Maio e Costa, il decreto è stato inviato per la registrazione alla Corte dei Conti prima della definitiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Grazie alla pubblicazione, a fine 2018, dello Special Report dell’IPCC, l’organo tecnico a supporto della Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, i Governi di tutto il mondo dispongono adesso di una roadmap chiara per le proprie emissioni di gas serra, in grado di rispondere al commitment dell’Accordo di Parigi del 2015: arrivare entro la metà del secolo a emissioni nette pari a zero, ossia la tanto agognata carbon neutrality.
La sicurezza energetica è di competenza degli stati membri (SM) ed è strettamente correlata a due obiettivi cruciali della politica di de-carbonizzazione come il phase out degli impianti a carbone e la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili. Una ridotta affidabilità del sistema ha spinto gran parte degli SM a introdurre diverse tipologie di meccanismi di capacità per remunerare la disponibilità di generazione elettrica.
Il 15 novembre 2018 una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha annullato per motivi procedurali la decisione con la quale la Commissione Europea aveva autorizzato il capacity market proposto dal Governo inglese. La società Tempus, una Esco che offre una tecnologia di gestione del consumo di energia elettrica, si era rivolta alla Corte di Giustizia nel 2014. Le contestazioni della società riguardavano principalmente le modalità di partecipazione previste per gli operatori di gestione della domanda.
Il decreto sul capacity market è stato finalmente firmato, quando vi aspettate che partiranno le procedure?
Il decreto è stato firmato qualche giorno fa dopo un periodo di gestazione durato 8 anni e numerose consultazioni pubbliche sia da parte di Terna che dell’Autorità. È necessario partire con le prime aste già in autunno per poter usufruire della clausola di grandfathering e permettere alle imprese di pianificare i necessari investimenti di cui il sistema ha bisogno, in linea con quanto previsto dal Piano Energia e Clima.
Secondo le Nazioni Unite, nel 2050 circa il 66% della popolazione mondiale vivrà in contesti urbani che già oggi assorbono il 75% dell’energia totale globale e sono responsabili di circa il 70% delle emissioni di biossido di carbonio (CO2), nonostante occupino solamente il 2,6% della superficie terrestre. Alla luce di queste premesse, le smart city possono rappresentare una soluzione reale per superare adeguatamente le sfide portate dall’urbanizzazione, dalla rapida crescita della popolazione, dal deterioramento delle risorse energetiche e dall’inquinamento ambientale.
L’evoluzione di Assopetroli in Assopetroli-Assoenergia, avvenuta nel 2011, mette in luce la necessaria attenzione che va riservata al tema dell’efficienza energetica. La storica Associazione degli imprenditori che operano nel commercio e nella logistica dei prodotti petroliferi rappresenta anche le piccole e medie imprese che operano nel settore del risparmio e dell’efficienza energetica, ed in particolare nel miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti termici; nella progettazione e realizzazione di nuovi edifici-impianti a basso consumo energetico; nella riqualificazione energetica del parco immobiliare esistente; nella certificazione energetica degli edifici; nell’innovazione tecnologica degli impianti termici ed integrazione con le fonti di energia rinnovabile.
La sicurezza dell’approvvigionamento è un pilastro cardine della politica energetica nazionale, che si inserisce nella più ampia strategia energetica europea quale elemento fondativo del cosiddetto energy trilemma (sicurezza energetica – sostenibilità ambientale – equità energetica), alla base delle scelte europee di policy e governance sovranazionale. Ed invero, trattasi di un concetto multidimensionale che include sia l’adeguatezza che la sicurezza della fornitura ai consumatori, in un paradigma ibrido nel quale, anche alla luce della tendenziale decarbonizzazione del sistema (prevista per il 2025), gas ed elettricità (anche e soprattutto prodotta grazie a fonti rinnovabili) siano sempre più interdipendenti.
Non è un mistero che i settori trasporto stradale e riscaldamento residenziale contribuiscano in misura rilevante alle emissioni nazionali. Nel 2017, il primo è stato responsabile del 21,6% delle emissioni totali di gas serra, del 46,1% di quelle di ossidi di azoto (NOX) e dell’11,2% e del 9,9% di quelle rispettivamente di particolato PM10 e PM2.5. Il secondo mostra invece un contributo emissivo più basso in termini di gas serra (12%) e di ossidi di azoto (6%) ma ha un impatto molto più forte relativamente al particolato dove raggiunge una quota sul totale nazionale emesso del 57% per il PM10 e del 66,9% per il PM2.5.
Il “Pacchetto Economia Circolare”, approvato dal Parlamento Europeo ed in via di recepimento da parte degli stati membri, si presenta come il fine a cui tendere nella gestione del rifiuto urbano al 2035. La direttiva quadro stabilisce infatti gli obiettivi minimi di riciclaggio (65%) e di smaltimento in discarica (10%) da raggiungere, stilando anche un percorso di crescita della percentuale di riciclaggio: 55% entro il 2025 e 60% entro il 2030.