La ventottesima Conferenza delle Parti (COP 28) ha segnato alcuni importanti progressi, riuscendo ad allocare risorse per le perdite e i danni legati ai cambiamenti climatici, registrando l’impegno a incrementare l’uso di fonti alternative come l’energia nucleare e garantendo sostegno alle tecnologie per l’abbattimento dei gas serra. Soprattutto, è la prima volta che un vertice COP sottolinea il nesso tra climate change e la salute pubblica, con i rappresentanti governativi di oltre cento paesi ad impegnarsi per la riduzione dell’inquinamento ambientale e di quello domestico, causa diretta di circa sette milioni di decessi all’anno (da decenni).
Doveva essere la COP dell’uscita dalle fonti fossili. È stata la COP dei compromessi. Ma per un paese come la Cina, il maggiore inquinatore al mondo, non poteva essere diversamente. Pechino ha da tempo impugnato le redini della corsa alla transizione energetica, ma rimane pragmaticamente ancorata a un sistema che sa non poter ancora stravolgere.
Ogni anno, a partire dalla prima COP di Berlino nel 1995, il mondo si riunisce per decidere come affrontare la sfida del cambiamento climatico. Alla COP21 di Parigi, nel 2015, per la prima volta, vennero assunti impegni vincolanti per limitare il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5°C, superata la quale, secondo la scienza, l’impatto del cambiamento climatico risulterebbe catastrofico.
Il 13 dicembre 2023, si sono ufficialmente conclusi i lavori della COP28 tenuta a Dubai, che ha visto coinvolti quasi 200 paesi e 90 mila delegati da tutto il mondo per affrontare, sulla base di studi scientifici, quello che viene indicato dalla banca mondiale come uno dei maggiori rischi dei prossimi anni: il cambiamento climatico e le strategie di contenimento delle temperature globali.
2023 was going to be the year in which OPEC+ producers’ persistence paid off. The group had implemented large production cuts for all of 2023, which would significantly tighten the market (as long as the global economy avoided a recession and oil demand growth remained solid).
Il 2023 avrebbe dovuto essere l’anno in cui la determinazione dei produttori petroliferi appartenenti all’Alleanza OPEC+ avrebbe dovuto ripagare gli stessi. Il gruppo ha, infatti, deciso di imporre ampi tagli alla produzione per tutto l’anno, il che avrebbero dovuto rendere tirato il mercato sulla base di uno scenario in cui l’economia globale avrebbe evitato la recessione e la domanda petrolifera avrebbe dato segnali di stabilità.
Il 2023 si chiude con una sostanziale conferma delle previsioni formulate al termine dello scorso anno. In estrema sintesi, alla fine del 2022 ci si aspettava che il nuovo anno avrebbe portato con sé un alleggerimento delle tensioni inflazionistiche nei mercati energetici, ma che le bollette sarebbero state comunque pesanti. Il rallentamento macroeconomico e condizioni climatiche favorevoli hanno alleviato le difficoltà dei consumatori europei, in un anno sconvolto dagli orrori di nuovi conflitti.
Cala il sipario sul 2023 ed è tempo di bilanci per il mercato del gas. Lasciatesi alle spalle le tempeste e le secche costituite dagli aumenti estremi e dalla volatilità del 2022, il cui perdurare sui massimi sarebbe stato inconciliabile con la sopravvivenza stessa del sistema energetico europeo, la “nave” dei prezzi è approdata in acque sicuramente più calme, ancorché parzialmente insondate – con golfi, baie e insenature ancora da cartografare sotto il profilo del rischio di mercato.
Esattamente un anno fa, su queste pagine, tracciavamo un bilancio energetico del 2022 appena trascorso attraverso la lettura congiunta degli angoli del “trilemma dell’energia”. Il 2022 è stato l’anno in cui l’Europa e i suoi Paesi Membri si sono riscoperti vulnerabili dal punto di vista energetico. Si è posto il problema dell’accessibilità economica dell’energia; i prezzi del gas naturale nell’hub olandese TTF hanno raggiunto picchi di oltre 350 €/MWh nel terzo trimestre del 2022.
Dove stiamo andando? Il 2024 rappresenterà un punto di rottura? Ci immetterà su un sentiero nuovo della transizione energetica? Porsi domande del genere potrebbe apparire retorico ma non lo è. Con il 2024, infatti, ci avviciniamo al punto centrale del decennio critico, quel 2020-2030 così importante poiché diverse istituzioni hanno formalmente espresso obiettivi da raggiungere nel 2030.