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Gas. Ieri, oggi, domani.

Ieri

In principio fu il fratello non voluto. All’inizio dell’altro secolo in America correva il detto che trovare gas era un incidente; ma trovarlo due volte era fallimento o, al meglio, licenziamento. Lo si riusciva praticamente a consumare solo dove lo producevi; e la sua immobilità lo condannava ad essere fastidio. Poi si capì che via tubo poteva andare lontano; e mettersi a fare concorrenza ai due parenti fossili. Negli Stati Uniti riusciva a partire dal Texas e ad arrivare a Chicago già prima dell’ultima guerra mondiale; e in Europa comincia a spostarsi negli anni ’60 e dopo la scoperta di Groeningen (Paesi Bassi).

Scenari (gas): un puzzle sempre più complesso

Per chi si occupa di energia, l’attività di scenarizzazione (che non vuol dire previsione, per definizione sbagliata) è una tra le più stimolanti e complesse. Permettetemi una premessa: ricordo la mia prima esperienza di scenari energetici ormai quasi 25 anni fa in quello che era il centro studi energetici per eccellenza in Italia: l’Eni.

Reazioni e tutele in caso di ammanco di gas russo

L’Italia e l’Europa si stanno giocando ormai la tenuta delle proprie reti di approvvigionamento, trasporto e distribuzione di energia e gas – con i principali rischi che si addensano sui mesi invernali almeno fino ad aprile 2023. L’uso di parole così nette sarebbe parso allarmistico fino a pochi giorni fa, nonostante la guerra in Ucraina stia infuriando da ormai più di tre mesi; anche oggi non si tratta che di un’evenienza, ma tutt’altro che remota.

Libano e Israele: serve un accordo per sfruttare il gas

A giugno, la regione del Mediterraneo orientale è stata teatro di eventi molto importanti legati al mondo dell’energia. All’inizio del mese, la compagnia greca Energean ha annunciato l’arrivo della sua unità di produzione, stoccaggio e scarico “Energean Power” presso il giacimento di Karish, nelle acque territoriali di Israele. Lungamente attesa, l’unità è salpata da Singapore e ci si aspetta inizi a produrre gas nei prossimi 3-4 mesi. Quello di Karish sarà il terzo giacimento produttivo in Israele, dopo Tamar e Leviathan. Evidentemente, questo annuncio non ha compiaciuto le autorità del Libano, le quali reclamano per sé i diritti di utilizzo del giacimento sin dall’ottobre 2020, da quando negoziazioni indirette sono state lanciate tra Libano e Israele con la mediazione degli Stati Uniti nel tentativo di risolvere dispute marittime lunghe decenni. Il governo libanese ha quindi chiamato come mediatore l’americano Amos Hochstein con l’intenzione di riesumare le negoziazioni.

La corsa alla diversificazione europea

Dopo aver goduto di prezzi bassi dal 2014 al 2020 e una volta uscita dal buio profondo della pandemia, l’Europa ha iniziato a dover fare i conti con l’impennata dei prezzi energetici. Le iniziali dinamiche di mercato si sono via via legate con quelle politiche e  militari. Infatti, se inizialmente il rialzo dei prezzi era ascrivibile ai fondamentali di mercato - quali la rapida ripresa della domanda dopo mesi di restrizioni e numerose criticità sul lato dell’offerta-, da fine 2021 a soffiare sulle quotazioni sono stati calcoli e motivazioni politiche.

Le rinfusiere ed il commercio di energia: funzionamento e fondamentali di mercato

La crisi in Ucraina ha determinato un crescente interesse per il commercio delle materie energetiche, dal petrolio al carbone passando per il gas naturale. Mentre il commercio intra europeo di petrolio e gas avviene, per lo più, tramite condotte, la maggioranza delle importazioni extra-europee avvengono via nave, così come la quasi totalità dell’import di carbone. Per tale motivo è importante determinarne il funzionamento e le principali criticità di mercato.

Cosa grava sullo shipping di risorse energetiche?

Il legame tra le navi e il traffico di materiale energetico è strettissimo, giacché per mare viaggia una quantità impressionante di questo genere di cargo. È molto il gas naturale quotidianamente imbarcato sulle cosiddette LNG carriers, sebbene i metri cubi che finiscono a bordo di queste navi siano una frazione contenuta del metano, propano, ecc. internazionalmente commerciato, trattandosi d’idrocarburi principalmente trasferiti via condotta. Come pure è moltissimo il carbon fossile spedito via mare. Siamo, infatti, in questo caso di fronte a un bene fondamentale per il funzionamento tanto del settore siderurgico, quanto degli impianti alimentati a vapore. E quest’ultimi sono tuttora parecchio diffusi. Particolarmente, in Asia, la quale è un’area largamente dipendente dalla lignite, dalla litantrace, ecc. recuperabile in Australia, in Sud Africa e in Russia.

L’aumento dei costi di nolo e l’impatto sul trasporto navale di energia

Trasportare energia via mare, che sia gas naturale liquefatto (GNL), carbone o petrolio, ha degli oneri: fra questi vi rientrano i costi di noli.  Di cosa si tratta? Per capirlo partiamo dalla disciplina giuridica di noleggio di nave, la quale trova fondamento negli artt. da 384 a 395 del Codice della Navigazione del 1942. Secondo la nozione legislativa, il noleggio di nave è un contratto con il quale un soggetto (noleggiante), il quale riveste il ruolo di armatore, in corrispettivo del nolo pattuito, si obbliga a compiere con una nave determinata uno o più viaggi prestabiliti, oppure, entro un periodo di tempo convenuto, i viaggi ordinati dal noleggiatore alle condizioni stabilite dal contratto.

Dalle petroliere alle metaniere: come si trasporta l’energia

Il mercato internazionale Oil&Gas è stato da sempre condizionato dal trasporto di queste commodities dai Paesi produttori a quelli consumatori, in ragione dello squilibrio tra le risorse disponibili e i consumi. Inoltre, è stato soggetto a crisi internazionali e instabilità politiche nelle aree di produzione: la Crisi di Suez nel 1956, la prima crisi petrolifera del 1973 in cui il mondo occidentale si trovò coinvolto nella più grave crisi economica dopo il 1929. Successivamente la guerra tra Iran e Iraq del 1980 e la Guerra del Golfo del 1990.

Gas: da fonte di transizione a pilastro (traballante) della sicurezza energetica

Il gas naturale contribuisce a soddisfare circa un quarto della domanda di energia mondiale. Se vi sommiamo petrolio e carbone, questa quota sale all’ 84%. Mentre il mix energetico UE mostra una quota simile relativamente al gas, quello italiano vede il gas superare il 40%, per di più, quasi esclusivamente da importazione.

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