Negli ultimi anni istituzioni e stampa hanno puntato l’attenzione verso l’idrogeno (H2) quale vettore energetico capace di sostituire i combustibili fossili in applicazioni industriali, civili e domestiche. L’idea di utilizzare l’H2 come vettore energetico non è nuova (Jules Verne, nell’Isola misteriosa del 1874, considerava l’acqua il combustibile del futuro) e negli ultimi decenni l’interesse per tale molecola ha seguito un andamento altalenante a partire dagli anni ’70 a seguito degli shock petroliferi.
L'intelligenza artificiale (IA) sta trasformando rapidamente il mondo in cui viviamo, aprendo nuove opportunità per affrontare sfide cruciali, tra cui la gestione intelligente dell'energia.
Dietro la magia quotidiana di strumenti come ChatGPT si nascondono complessi modelli matematici chiamati Large Language Models (LLMs), algoritmi basati sulle reti neurali artificiali, capaci di simulare il linguaggio umano con impressionante precisione. Ma quanto costa, in termini energetici, addestrare questi modelli?
In Spain, the publication of the European Hydrogen Strategy in 2020 sparked widespread enthusiasm among the government, regional administrations, the private sector, and, to some extent, civil society. This momentum was reinforced a few months later with the release of the Hydrogen Roadmap for Spain, at a time when the country was grappling with the economic and social crisis caused by COVID-19. Hydrogen development was seen as a tool for industrial transformation and economic diversification, positioned as a key driver of green industrialisation. The roadmap set an ambitious electrolyzer target of 4 GW by 2030, representing 10% of the EU’s 40 GW goal.
Le politiche di decarbonizzazione europee e mondiali hanno assegnato un ruolo chiave all’idrogeno come vettore energetico strategico nella transizione verso un sistema energetico a basse emissioni di carbonio. Il suo potenziale come vettore energetico si basa principalmente su due caratteristiche: può essere prodotto utilizzando un’ampia gamma di fonti energetiche primarie, comprese quelle rinnovabili, nucleari e fossili con tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e ha una grande versatilità che lo rende adatto a diversi utilizzi finali.
L’idrogeno è stato individuato come una delle fonti energetiche rinnovabili del futuro e assume un ruolo centrale nei piani di decarbonizzazione a livello internazionale, come il Green New Deal negli USA e lo European Green Deal in Ue. Tuttavia, alcuni fattori incidono sul contenimento del suo decollo. L’implementazione dell’economia dell’idrogeno è ostacolata dai suoi costi e la scarsa dotazione di idrogeno pulito, della quale disponiamo oggigiorno, impongono una relativa reticenza tra gli investitori e i decisori politici. Inoltre, va registrata una differenziazione sostanziale tra le varie tipologie di idrogeno: ad oggi, buona parte dell’idrogeno prodotto non può essere catalogato come pulito, sostenibile e a buon mercato, a volte anche nella sua versione green.
In Spagna, la pubblicazione della Strategia europea per l’idrogeno nel 2020 ha fatto scaturire grande entusiasmo tra il governo, le autorità regionali, il settore privato, e anche nella società civile. Entusiasmo rinforzatosi alcuni mesi dopo, quando è stata pubblicata la Roadmap dell’idrogeno per la Spagna, giusto nel momento in cui il paese stava affrontando la crisi sociale ed economica causata dal COVID-19. Lo sviluppo di questo vettore energetico è stato visto come uno strumento di diversificazione economica e trasformazione industriale, rappresentando un driver essenziale dell’industrializzazione verde.
Negli ultimi anni, la Germania ha consolidato la sua posizione come leader europeo nella produzione e nell'innovazione dell'idrogeno. Con un impegno significativo verso la transizione energetica, il paese ha investito miliardi di euro in progetti di idrogeno verde e infrastrutture correlate, anche sotto la spinta dei numerosi finanziamenti dell’Unione Europea. Ma è ancora la Germania il leader indiscusso in questo settore? Il governo tedesco ha recentemente stanziato 4,6 miliardi di euro per 23 progetti di idrogeno verde come parte del programma IPCEI Hydrogen (Important Projects of Common European Interest) coprendo l'intera catena del valore dell'idrogeno, dalla produzione allo stoccaggio e al trasporto, fino allo sfruttamento potenziale degli usi finali.
The world is entering the Age of Electricity — a time when modern digital economies are fuelled by electricity and citizens depend on it for most everything. Within the energy sector, electricity demand has grown twice as fast as total energy demand over the past decade and is set to accelerate further. How the world meets this growing demand has serious implications for energy security and the environment.
Le attività per sviluppare un’infrastruttura nazionale per l’energia nucleare, secondo l’Agenzia Internazionale per l’energia atomica, (AIEA), si articolano in tre fasi, ciascuna conclusa da una “milestone infrastrutturale” che ne certifica il completamento: Fase 1 (considerazioni preliminari prima della decisione), Fase 2 (lavori preparatori per appalto e costruzione) e Fase 3 (implementazione della prima centrale). Le tre milestone relative sono: il raggiungimento della preparazione per assumere un impegno consapevole verso un programma nucleare (Milestone 1), l'idoneità a richiedere offerte o negoziare contratti per la costruzione della prima centrale nucleare (Milestone 2) e, infine, la preparazione per avviare l'operatività della prima centrale (Milestone 3).
Si riparla di nucleare, in Italia come in Europa. Diversi paesi hanno programmato o stanno pensando di pianificare nuove realizzazioni di impianti nucleari: la Francia si appresta a costruire almeno 6 grandi reattori EPR2, la Repubblica Ceca ha appena concluso una gara per 2 impianti di grande taglia, vinta dai coreani (i quali hanno battuto sia i francesi sia gli statunitensi), poi Polonia, Svezia, Romania, Finlandia, Slovacchia, Belgio, Olanda ed altri ancora, una dozzina in totale.