Il PNRR destina 59,47 miliardi di euro alla missione M2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica), di questi 15,06 sono destinati a “Tutela del territorio e della risorsa idrica”. Tolti quelli allocati in azioni mirate alla tutela della risorsa idrica e alla difesa del suolo, ne restano 4,38 assegnati al servizio idrico, peraltro da dividere ulteriormente tra servizio idrico integrato e irrigazione.
In particolare, 2 miliardi di euro sono destinati a “Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento”, leggasi dighe, invasi e sistemi di grande adduzione. Nel concreto, si parla di 75 progetti di manutenzione straordinaria, del potenziamento di opere esistenti, e del completamento delle tante opere incompiute disseminate soprattutto nel Mezzogiorno.
L’allarme siccità nelle campagne italiane, dove si tenta di salvare le colture con le irrigazioni di soccorso, è la dimostrazione dell’importanza dell’acqua come vera e propria risorsa strategica nazionale. Infatti, la prolungata mancanza di precipitazioni insieme al caldo torrido stanno seccando la terra, svuotando le spighe, scottando la frutta e la verdura nei campi e provocando stress negli animali nelle stalle con il crollo della produzione di latte. In sofferenza ci sono dagli ortaggi alla frutta, dal mais alla soia, dal pomodoro ai cereali.
Prima in Europa per prelievi di acqua a uso potabile (oltre 9 miliardi di metri cubi all’anno, 25 milioni di metri cubi pari a 419 litri per abitante al giorno), l’Italia è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’OMS, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l’approvvigionamento idrico della Penisola.
Quando si parla di sviluppo sostenibile, emergono spesso dei “knotty problems”, dei veri e propri nodi da sciogliere - quelli che presentano barriere fondamentali al progresso sociale ma che rimangono estremamente difficili da risolvere. La questione dell'accessibilità economica è uno di questi problemi. Ma perché mai dovrebbe essere così difficile quando l'accessibilità è un concetto quotidiano, un aspetto con cui tutti possiamo relazionarci a livello personale? Quante volte in un mese guardiamo una pubblicità o una vetrina attraente e pensiamo "che peccato, non me lo posso permettere"?
Al fine di monitorare gli impatti dei cambiamenti climatici e di valutare le necessarie azioni per fronteggiare le conseguenze in atto sui nostri territori, il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente ha presentato il primo “Rapporto nazionale sugli indicatori di impatto dei cambiamenti climatici”. Quello che emerge è un quadro preoccupante e che ci invita a riflettere. Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Francesca Giordano che ne ha coordinato i lavori.
Adattamento è una parola bella e relativamente giovane, associata al cambiamento climatico, si intende. Una parola che evoca avventura, speranza ma anche grande senso pratico di quelle comunità che hanno capito quanto sia importante operare sul territorio, nelle città, sulle ‘infrastrutture verdi’ per consentire che la vita continui in maniera dignitosa anche nell’era degli sconvolgimenti meteoclimatici di cui tutti siamo ormai ostaggio.
L’esigenza di programmazione di un piano di investimenti legati alla presentazione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) crea un’opportunità importante per incrementare sensibilmente gli investimenti anche nel settore delle Utilities. Soggetti industriali di provata affidabilità che possono dare una spinta a colmare il gap infrastrutturale in particolare quello tra nord e sud del Paese nonché migliorare significativamente la crescita economica ed occupazionale.
La transizione energetica è un tema chiave non solo per gli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello globale, ma soprattutto per i benefici generati a livello locale. Per questo motivo le imprese del settore elettrico sono fortemente impegnate nel riuscire a cogliere i benefici del Green Deal che nel solo settore elettrico potranno generare 90.000 nuovi occupati e 100 miliardi di euro di investimenti.
L’obiettivo di neutralità carbonica fissato dal Green Deal UE al 2050 impone non solo un abbandono delle fonti di energia fossile in favore delle rinnovabili ma anche il supporto di quelle pratiche in grado di fissare la CO2 residua. Riduzione delle emissioni ed assorbimento di anidride carbonica dovranno quindi essere posti al centro delle politiche climatiche. In tale ambito, le aziende agricole e forestali possono assumere un ruolo strategico producendo oltre a alimenti e fibre, anche energia termica, elettrica e biocarburanti da fonti rinnovabili agroforestali, incrementando la capacità di assorbimento della CO2 nei suoli agricoli e forestali.
Le previsioni del PNIEC (Piano Nazionale Italiano Energia Clima) assumono un aumento della potenza fotovoltaica dai circa 21 GW del 2019 ai 52 GW fissati fra 10 anni. Il che significherebbe dover installare mediamente 3 GW l’anno di nuova potenza FV, rispettoai circa 740 MW del 2019: più o meno “quadruplicare” gli sforzi dell’anno scorso.