Secondo le previsioni del Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UNDESA), il continente africano contribuirà a più della metà della crescita della popolazione mondiale tra il 2019 e il 2050. Il miliardo di africani che vivono a sud del deserto del Sahara duplicherà e le zone urbane assorbiranno verosimilmente gran parte del boom demografico, ponendo un serio problema non solo d’ordine sociale ma anche e soprattutto di carattere economico.

Territorio in piena espansione, l’Africa soffre tuttavia di grandi deficienze in quanto ad accesso all’energia, primo motore dello sviluppo. Secondo l’African Development Bank, il tasso di elettrificazione nel continente, pari al 43%, è oggetto di disparità regionali molto marcate. In effetti, il rapporto dell’Agenzia Internazionale per le risorse rinnovabili (IRENA), Tracking SDG7: The Energy Progress Report 2019, conferma che mentre la zona del Maghreb gode di un accesso quasi universale all’energia elettrica, non può dirsi altrettanto per l’Africa Sub-Sahariana che, escluso il Sud Africa, ospita 20 dei paesi col minor tasso di elettrificazione al mondo. L’elettricità raggiunge meno della metà della popolazione in Stati come Burundi, Chad, Niger. Il dato più preoccupante, però, deriva dal report “New Times, New Opportunities”, redatto per Ibrahim Thiaw, Segretario Esecutivo della Convenzione Onu contro la desertificazione (UNCCD) e supportato dall’Africa Centre for Climate and Sustainable Development (ACSD), che mette in luce un gap elettrico sbalorditivo tra aree urbane e rurali. In Chad, per esempio, al tasso urbano pari al 13% corrisponde solo l’1% nelle zone rurali. Ugualmente, in Burkina Faso per un rapporto 58% città - 1% campagna.  

Queste cifre traducono efficacemente quanto massiccio sia l’impatto che la povertà energetica provoca su quella alimentare. Nelle aree rurali, laddove si concentra naturalmente il settore agricolo, non si può pensare a produzione senza elettricità. Senza non è possibile pompare l’acqua né produrre, conservare e mettere in vendita cibo per cui occorre un’adeguata refrigerazione.

Il rapporto congiunto dell’Ufficio regionale per l'Africa della FAO e della Commissione economica per l'Africa delle Nazioni Unite (UNECA), l’Africa Regional Overview of Food Security and Nutrition, ha evidenziato la crescita della fame nel continente, con 257 milioni di persone che soffrono di denutrizione cronica rispetto ai 241 milioni nel 2016, con un’allarmante sovrapposizione con quella parte di popolazione che soffre di un ineguale accesso alle risorse energetiche. Il dato risente certamente della variabilità climatica e dell’incontrollabilità di eventi estremi sempre più frequenti, ma è la povertà energetica la principale barriera al perseguimento dell’obiettivo Zero Hunger.

Produrre più cibo, anche quando le condizioni lo consentano, non rappresenta la soluzione per una generazione “zero fame”. Secondo la FAO, circa il 37% dell’intera produzione alimentare nell’Africa Sub-Sahariana viene sprecata.  Si stima che in Ghana ogni anno si sprechi tra il 20 e il 50% del raccolto di mango anche a causa dell’assenza di un’idonea e affidabile catena del freddo che sarebbe in grado di garantire una migliore commercializzazione e sicurezza alimentare.

È evidente a questo punto che la soluzione alle sfide, diverse ma collaterali, che pongono energia da un lato e cibo dall’altro può risiedere nella diffusione di fonti di approvvigionamento energetico moderne, sostenibili e soprattutto sganciate dalle infrastrutture tradizionali di grandi impianti centralizzati.

Per far in modo che l’agricoltura africana si trasformi da problema di sviluppo ad opportunità economica è necessario puntare sul binomio decentralizzazione-energia rinnovabile, vera chiave di svolta per il continente. La crescita e la diversificazione dell’economia africana hanno aspetti promettenti per il futuro del paese che gode di un enorme potenziale energetico grazie alla presenza di consistenti risorse naturali non fossili. Nel continente risiedono le fonti di energia solare più produttive al mondo oltre a consistenti riserve di minerali come il cobalto e il platino, essenziali per la realizzazione delle tecnologie necessarie alla produzione di energia pulita. Se dunque è vero che l’energia rappresenta il principale fattore abilitante la crescita economica, il balzo in avanti dell’Africa potrebbe essere dietro l’angolo.

Le energie rinnovabili si prestano particolarmente all’utilizzo nel continente: molto più economiche delle tecnologie convenzionali, in grado di sfruttare in maniera sostenibile il suo ricco patrimonio naturale, facili e veloci nella realizzazione e gestione e soprattutto in grado di rispondere alle esigenze energetiche di agricoltori e famiglie rurali che, in zone remote del paese, non sono raggiunte dalle reti elettriche tradizionali.

Micro-reti locali o singoli impianti off-grid non allacciati alla rete possono risultare la soluzione in molte piccole e grandi realtà africane. L’impegno in tal senso dell’Africa Centre for Climate and Sustainable Development è evidente nel supporto fornito in Etiopia al progetto “Climate Smart Integrated Rural Development” il cui obiettivo è favorire l’adattamento delle popolazioni rurali ai cambiamenti climatici attraverso un approccio integrato alla gestione dell'acqua, dell'agricoltura e delle risorse naturali. Grazie all’appoggio dell’ACSD, le pompe azionate da motori elettrici o diesel per movimentare l’acqua sono progressivamente sostituite da pompe ad energia solare per estrarre l’acqua da sorgenti come laghi, fiumi, torrenti, pozzi e raccoglitori d’acqua e distribuirla tramite irrigatori o serbatoi sopraelevati.

L’utilizzo estensivo delle rinnovabili risponderebbe alla crescente domanda di energia del giovane continente, mettendo al riparo il settore alimentare dalle dannose ripercussioni imposte dal divario energetico e sostenendo la sicurezza alimentare all’interno di una cornice di sviluppo sostenibile. In un recente report, IRENA, con cui il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) ha stretto una promettente partnership facilitata proprio dall’ACSD, conferma nuovamente che il costo medio ponderato globale dell’elettricità sia diminuito per tutte le tecnologie verdi dimostrando come le rinnovabili non siano solo una scelta giusta ma anche economicamente vantaggiosa.

Accelerare l’accesso all’energia rinnovabile sul continente rappresenta una situazione win-win per l’Africa e per noi, in cui lo sviluppo africano non sarà proprio solo del continente ma vero e proprio bene pubblico globale.