Tackling methane emissions associated with human activity is crucial for achieving the Paris Climate goals. According to the IEA the energy sector alone contributes approximately one third of global anthropogenic methane emissions, amounting to nearly 135 million tonnes in 2022. Among the energy sector emissions, the gas sector accounts for around 30%. By addressing methane emission reductions in the gas sector, substantial progress can be made towards mitigating the impacts of climate change.
Lavorare per ridurre le emissioni di metano associate all'attività umana è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici proposti a Parigi. Secondo l'AIE, il solo settore energetico contribuisce per circa un terzo alle emissioni globali di metano di natura antropogenica, pari a quasi 135 milioni di tonnellate nel 2022. Tra le emissioni del settore energetico, il comparto del gas pesa per circa il 30%. Pertanto solo riducendo le relative emissioni di metano è possibile compiere progressi sostanziali verso la mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici.
Negli ultimi anni il quadro delle iniziative internazionali per la riduzione delle emissioni di metano si è rafforzato con il lancio del “Global Methane Pledge” (GMP) e con la costituzione dell’International Methane Emissions Observatory (IMEO). Iniziative che si aggiungono a quelle dell’Oil& Gas Methane Partnership (OGMP) 2.0 e della International Energy Agency (IEA).
La riduzione delle emissioni fuggitive di metano rappresenta un fronte strategico per la realizzazione degli obiettivi climatici a livello globale in quanto, proprio per attuare un’efficace transizione energetica, il gas dovrà progressivamente sostituire i combustibili fossili più inquinanti accompagnando la diffusione delle fonti rinnovabili per la generazione di energia elettrica.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha inviato a fine giugno l’executive summary della nuova proposta di Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) alla Commissione europea. Negli stessi giorni ha iniziato a circolare una bozza del Piano, mentre il MASE sta producendo il documento finale. Il PNIEC verrà poi rivisto e aggiornato nel giro di un anno, sulla base delle osservazioni ricevute dalla Commissione stessa e dai portatori di interesse nazionali.
A livello comunitario, dopo tanti anni di scenari errati, assunzione di obiettivi sulla decarbonizzazione caratterizzati dalla costante assenza di analisi di fattibilità e di impatto economico e sociale, sta spirando una ventata di moderato pragmatismo. Ventata cui innegabilmente sta contribuendo il governo italiano. Pragmatismo che ha trovato nella guerra russo-ucraina un humus fertile per attecchire. Le tensioni sul mercato del gas, è bene ricordarlo, emergono nella seconda metà del 2021, frutto di un disallineamento tra domanda ed offerta per esplodere, come noto, con lo scoppio della guerra russo-ucraina.
Le conseguenze sempre più estreme del cambiamento climatico sugli individui e sulle comunità pongono al centro dell’attenzione temi che, un tempo, erano solo marginalmente considerati. Nel linguaggio collettivo si fa sempre più uso di diritto al clima, di giustizia climatica, di contenzioso climatico, di responsabilità delle nazioni più avanzate economicamente rispetto a quelle più povere, di diplomazia climatica. Tutti temi estremamente complessi, dalle diverse dimensioni e implicazioni di cui, non senza difficoltà, la scienza giuridica sta definendo i contorni. Abbiamo provato a fare chiarezza con il Dott. Riccardo Luporini, Assegnista di ricerca presso l’Istituto DIRPOLIS della Scuola Superiore Sant’Anna e Associato e membro del Consiglio direttivo di JECA (Justice, Environment and Climate Action)
Ha preso il via ieri, 04 giugno 2023, la Conferenza sui cambiamenti climatici di Bonn, che fino al 15 giugno riunirà in Germania (per la 58esima volta) gli organi sussidiari dell’Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. È la prima occasione che hanno di incontrarsi le parti dell’Unfccc, dalla Conferenza Onu sul clima svoltasi lo scorso novembre a Sharm el-Sheikh: l’obiettivo adesso è di sviluppare un approfondimento tecnico sui risultati raggiunti nel corso della Cop27 egiziana, in modo tale che i semi di questo confronto possano trovare terreno politico fertile durante la Cop28 prevista tra fine novembre e metà dicembre negli Emirati Arabi Uniti.
Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) si apprestano ad ospitare la ventottesima Conferenza delle Parti (COP 28) della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Il Summit si svolgerà in un momento d’importanza critica per la transizione energetica verso un futuro ad emissioni zero e, per la prima volta, si terrà in un paese del Golfo Persico principalmente noto per essere un grande esportatore di energie fossili.
In a bid to align with the obligation of the 2015 Paris Agreement to limit global warming to well below 2 Degrees Celsius, ideally 1.5 Degrees compared to pre-industrialised levels, more and more countries are introducing strategies to reduce their national emissions of greenhouse gases (GHGs) over the coming decades. Moreover, the findings from the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change published in 2023, show that serious commitments in the reduction of GHGs need to be made as a matter of urgency to keep with the temperature limit. In the wake of the United Nations Framework Convention on Climate Change Conference of the Parties (COP28) that will take place in the United Arab Emirates in November 2023, several countries have enacted laws and policies that evidence their commitment to becoming carbon neutral.